Il lavoro come priorità? Ma ci faccia il piacere!
CAMPIGLIA 31 maggio 2017 — “In Val di Cornia il lavoro deve essere una priorità, non solo a parole”. Così il sindaco di Campiglia motiva la decisione, sua e del PD, di consentire il proseguimento delle escavazioni dalle colline per oltre 6 milioni di metri e di ampliare di 2,8 ettari la cava di Monte Calvi, oltre le scadenze a suo tempo stabilite del 2018 e del 2020 e senza limiti temporali. Una decisione in netto contrasto con i piani urbanistici comunali approvati da decenni e con tutte le recenti dichiarazioni sulla necessità di riconvertire l’economia delle cave per aprire nuove opportunità di lavoro. In realtà stanno difendendo solo il lavoro che resta, spesso assistito dagli ammortizzatori sociali.
A questa decisione il PD è giunto dopo aver aperto il tavolo di crisi per la società Cave di Campiglia (Monte Calvi) nel corso del quale, presenti azienda, sindacati e Regione, il sindaco si è impegnato “a garantire nel tempo il pieno esaurimento delle volumetrie già autorizzate”. Dunque l’azienda è in crisi, minaccia licenziamenti, ha chiesto il prolungamento delle autorizzazioni e il sindaco lo ha accolto. Si capisce benissimo perché non hanno mai voluto aprire il confronto sul futuro delle cave, anche quando erano già evidenti i segni della crisi. Hanno preferito tacere e attendere che il ricatto dei licenziamenti aprisse le porte al prolungamento delle escavazioni, senza limiti, né condizioni. Questa è stata la vera strategia del PD. Il resto sono state solo chiacchere.
Lo sono state quelle che affermavano la graduale riduzione dei prelievi di inerti dalle cave per favorire l’utilizzo di rifiuti industriali riciclati per i quali sono state addirittura costituite apposite società partecipate dai Comuni, prima TAP e ora Rimateria, e fatti decine di milioni di investimenti pubblici.
Lo sono state quelle del piano strutturale del 2007 che si proponevano di ridurre le “esternalità negative” delle cave sul parco archeologico di San Silvestro, come dimostrano i gravi e ripetuti episodi, anche recenti, che hanno messo a repentaglio l’incolumità dei visitatori.
Sono rimasti lettera morta i ripristini ambientali, lasciando che le cave si trasformassero in orrende ferite delle nostre colline che condizionano oggi l’immagine e l’economia della zona.
Sarebbe dunque molto più onesto se questo PD dicesse ai cittadini che leggi e piani non valgono più nulla; valgono solo le richieste di alcune imprese, ancora di più se in crisi. Addirittura il nostro sindaco è arrivato ad affermare che “è un bene che le escavazioni vadano avanti perché senza attività estrattiva non ci saranno i ripristini ambientali”, dicendo con ciò una palese verità e un clamoroso falso. La verità è che il Comune non ha controllato che i ripristini ambientali venissero effettuati contestualmente alle escavazioni, come prescritto da leggi e piani da esso stesso approvati. Il falso è che i ripristini ambientali vanno comunque effettuati anche in caso di cessazione dell’attività estrattiva. Quanto accaduto è dunque solo responsabilità di chi aveva l’obbligo del controllo e non lo ha fatto.
Sono queste decisioni che, in nome della tutela del lavoro, negano alla Val di Cornia la possibilità di guardare al futuro con maggiore speranza. A Campiglia con le cave, come a Piombino con l’acciaio, la corta visione del PD allontana le speranze di generare nuova economia. A farne le spese sono proprio i lavoratori: quelli che vedono ridursi sempre di più i margini dell’assistenzialismo, quelli che il lavoro lo hanno già perso e non lo trovano più e i giovani che non lo hanno mai trovato e se stanno andando dalla Val di Cornia.
Comune dei Cittadini
(Foto di Pino Bertelli)