Le bolle di sapone alla fine si sgonfiano
PIOMBINO 15 gennaio 2014 — Il mutamento di paradigma che la situazione economica e sociale della Val di Cornia impone riguarda anche la politica. Non solo perché la politica deve fare i conti con la necessità di contribuire ad eliminare chiusure, assistenzialismi e parassitismi propri di una società chiusa ma anche perché è la stessa politica ad essere coinvolta da questo processo se vuole avere un futuro e con essa le istituzioni pubbliche. È vero che il rapporto tra cittadini ed istituzioni e cittadini e politica è ovunque ad un punto di deterioramento spaventoso ed è altrettanto naturale che la Val di Cornia sia dentro questo processo. Ma è anche vero che in Val di Cornia c’è qualcosa di più. C’è la protervia di un comportamento che considera i cittadini come sudditi, che assume la libera espressione delle proprie idee come sinonimo di complotti, che preferisce il silenzio ad un dibattito aperto. La conseguenza di questo presupposto è che senza confronto è più facile sbagliare e la lunga collana inanellata di progetti declamati come storici e risolutivi ma tutti miseramente falliti ne è la prova più evidente. Quando il paziente esame di ipotesi diverse e l’altrettanta paziente attenzione ai pro ed ai contro squadernati in pubblico viene sostituita dalla declamazione di tesi definitivamente costruite e per definizione salvifiche la conclusione non può che essere una ed una sola, quella che fanno le bolle di sapone che si gonfiano si gonfiano e poi scoppiano e diventano il nulla. O come quella dei palloncini colorati pieni d’aria che salgono salgono salgono e poi spariscono senza che nessuno ne sappia più nulla. Quando l’analisi scrupolosa delle compatibilità è sostituita da un dover essere a prescindere, la conclusione non può che essere una ed una sola: la realtà, più forte di qualunque presunzione, ha la meglio e si impone. I gesti simbolici possono sviare l’opinione pubblica ma la realtà riprende sempre il sopravvento e si vendica.
C’è un colpevole e stretto legame tra progetti falliti, presunzione del comando e rifiuto della discussione e di questo legame sono responsabili le istituzioni locali, quella di Piombino per averlo maggiormente praticato, quelle degli altri Comuni della Val di Cornia per averlo colpevolmente subito tacendo.
Avremo tra qualche mese, insieme, sia le elezioni europee che le elezioni comunali.
Sì c’è bisogno di un cambio di paradigma: tanto più aperto è e diventerà il mondo tanto più anche la politica e le istituzioni locali debbono aprirsi.
Sì è proprio il caso che le forze politiche, nazionali o locali che siano, si misurino con questo scenario e che i cittadini a loro volta le misurino anche da questo fondamentale punto di vista.
(Foto di Pino Bertelli)
Condivido alla lettera quanto scrivete nell’editoriale.
C’e’ un elemento che mi parrebbe di sottolineare ulteriormente ed e’ la natura sostanzialmente autocefala assunta dal potere dei partiti della zona. Ed anche una sostanziale esclusivita’ con la quale gestiscono i rapporti con le strutture decisionali. Il risultato non e’ solo ‑solo?- un inanellarsi di decisioni fasulle, ma un permanere su posizioni di retroguardia rispetto alle pur non entusiasmanti opzioni politiche nazionali.