Le difficoltà delle “banche del territorio”

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LIVORNO 22 mag­gio 2018 — Inter­ve­ni­amo a nome del­la Lega di Livorno facen­do­ci cari­co delle pre­oc­cu­pazioni del­la comu­nità locale e del­la Fabi, Sin­da­ca­to del Set­tore Ban­car­io, riguar­do la chiusura di alcu­ni sportel­li del­la ex Cas­sa di Risparmio di Livorno, oggi BpM — Ban­co popo­lare di Milano. Pre­oc­cu­pazioni che appaiono con­di­vis­i­bili. Infat­ti, la sparizione di banche dal ter­ri­to­rio, divenute ormai e sem­pre più pro­pri­età di azion­isti cos­ti­tu­iti in fon­di esteri, minac­cia di las­cia­re la popo­lazione e le imp­rese prive di quel­la rete di isti­tu­ti di cred­i­to da sem­pre indis­pens­abili allo svilup­po, servizio ormai in gran parte assor­bito dalle molte agen­zie di finanzi­a­men­to spe­cial­iz­zate. Sec­on­do un arti­co­lo pub­bli­ca­to dai rap­p­re­sen­tan­ti provin­ciali Fabi di Livorno, solo le Banche di Cred­i­to Coop­er­a­ti­vo appaiono in gra­do di col­mare questo vuo­to, essendo rimaste le uniche a pot­er­si anco­ra fre­gia­re del ter­mine “banche del ter­ri­to­rio”. Ma, anche questi isti­tu­ti sono sta­ti gra­vati dal­la minac­cia del­la spec­u­lazione: gli NPL, i “Non per­form­ing loans” (appun­to noti come Npl), sono i cred­i­ti per i quali la riscos­sione è incer­ta sia in ter­mi­ni di rispet­to del­la sca­den­za, sia per l’ ammontare dell’ espo­sizione. Nel lin­guag­gio ban­car­io sono chia­mati anche “cred­i­ti dete­ri­o­rati” e si dis­tin­guono in varie cat­e­gorie, fra le quali le più impor­tan­ti sono “incagli” e “sof­feren­ze”. Banki­talia definisce le sof­feren­ze come cred­i­ti la cui riscos­sione non è cer­ta da parte degli inter­me­di­ari che han­no eroga­to, per­ché i deb­itori risul­tano in sta­to di insol­ven­za o situ­azioni equipara­bili. Sul­la riduzione dei Non per­form­ing loans da parte delle banche dei Pae­si dell’ Euro­zona, tra i quali l’ Italia, si gio­ca la creazione del­la futu­ra garanzia uni­ca sui deposi­ti. Questi NPL sono, tut­tavia, il ter­mometro sull’ econo­mia reale, la cui ragion d’ essere, è diret­ta­mente oppos­ta a quel­la dei cosid­det­ti  “derivati” che invece rap­p­re­sen­tano la finan­za spec­u­la­ti­va e che sono
infat­ti pezzi di car­ta che gira­no molti­pli­can­do dei val­ori fit­tizi, sen­za sot­tostan­ti val­ori reali. I pri­mi rap­p­re­sen­tano il 4,6% del deb­ito dell’ Euro­zona, cir­ca 400 mil­iar­di e, nel 2015, gli NPL ital­iani val­e­vano 88 mil­iar­di, cioè il 20% del totale delle banche, men­tre nel 2017 val­e­vano 64 mil­iar­di, cioè il 14%. La rifor­ma ban­car­ia volu­ta dal Gov­er­no Ren­zi obbli­ga le BCC a vendere sot­to­prez­zo gli NPL a sogget­ti esterni, per lo più fon­di spec­u­la­tivi. Le Bcc sono quin­di obb­li­gate a lib­er­ar­si in 2 anni di NPL non garan­ti­ti e in 7 anni di NPL garan­ti­ti, pena l’ azzera­men­to del loro val­ore. Tut­tavia, con l’ isti­tuzione di una “Ban­ca per gli inves­ti­men­ti”, pre­vista nel con­trat­to di Gov­er­no di Lega e Movi­men­to 5 Stelle, si indi­vid­ua un sogget­to che potrà svol­gere un’ attiv­ità “di sec­on­do liv­el­lo per le pic­cole e medie imp­rese”, agen­do in cofi­nanzi­a­men­to con le banche rad­i­cate sul ter­ri­to­rio, a sup­por­to delle PMI e ad inizia­tive di inter­esse pub­bli­co e strate­gi­co. Una bel­la svol­ta rispet­to alle politiche det­tate dal PD che, siamo con­vin­ti, inver­tirà quel rap­por­to tut­to ind­i­riz­za­to ver­so la creazione sul nos­tro ter­ri­to­rio nazionale di un pug­no di grossi grup­pi ban­cari dal con­trol­lo sovranazionale.

Man­fre­di Poten­ti 
Luca Tac­chi
Gian­lu­ca Maestri­ni

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