Le favolette di Ticciati su RIMateria e bonifiche
PIOMBINO 11 settembre 2019 — In un recente comunicato stampa Alberta Ticciati, sindaco di Campiglia, ha esordito invitando ad affrontare la questione RIMateria senza semplificazioni. Come Comitato Salute Pubblica abbiamo dunque proseguito la lettura con entusiasmo, aspettandoci che finalmente si entrasse nel merito delle questioni che ne stanno alla base. Così non è stato, anzi, tutto pare continuare a riassumersi nel solito ritornello: RIMateria non è il problema, ma la soluzione!
Alberta Ticciati infatti afferma che RIMateria serve:
- per le bonifiche,
- per la TAP, che trasformerà gli scarti industriali in inerti da utilizzare al posto di quelli estratti dalle cave,
e per questo sarà necessario concedere altri spazi di discarica, oltre a quelli già autorizzati (come richiesti da Unirecuperi e Navarra nell’ultima assemblea degli azionisti, ma per motivi ben diversi da quelli esposti dal sindaco Ticciati) e sopportare i disagi che ormai ben conosciamo da tempo.
E questa sarebbe un’analisi?
Ci rincresce contraddirla, sindaco, ma questa è soltanto una STORIA, anzi, un’accozzaglia di favole ormai vecchie, alle quali ormai non crede più nessuno.
La favola delle bonifiche, ad esempio: ASIU- RIMateria dichiara da sempre di averle come obiettivo, ma mai nulla è stato bonificato, nemmeno quando ad ASIU sono stati affidati direttamente due progetti di bonifica, quello di Poggio ai Venti e quello di Città Futura, per i quali erano già disponibili più di venti milioni di euro. Ricorda, sindaco? ASIU-RIMateria vi ha rinunciato perché non aveva le competenze per farle ed i soldi già stanziati dallo Stato e dalla Regione sono ancora inutilizzati. Ripetiamo: oltre venti milioni di euro che a quanto ci risulta sono inutilizzati da oltre 10 anni. Saremmo curiosi di sapere, fra l’altro, che fine hanno fatto. Lei ne sa qualcosa?
O la favola della TAP: non ha mai prodotto utili, ma solo debiti. È un impianto ormai talmente obsoleto che costerà tantissimo rimetterlo in funzione ed infatti il progetto industriale che RIMateria ha presentato recentemente in Regione non ne prevede l’utilizzo: RIMateria dichiara esplicitamente che i cumuli presenti sulla LI53 saranno trattati e trasformati non dalla TAP, ma da una ditta esterna alla quale sarà conferito un appalto. Ripetiamo: UN APPALTO A UNA DITTA ESTERNA, sindaco. Cosa c’entra la TAP?
O la favola delle cave: se davvero si vuole che gli scarti industriali vadano a sostituire i materiali estratti dalle cave, perché il Comune di Campiglia non si è mai opposto allo sfruttamento intensivo delle sue cave? Ci risulta anzi che questo sfruttamento continuerà a ritmo sostenuto nei prossimi anni.
Se davvero vogliamo entrare nel merito della questione, dobbiamo raccontare la REALTÀ:
- i fini dell’ampliamento degli spazi di discarica sono SOLTANTO ECONOMICI;
- a guadagnarci saranno soltanto i PRIVATI: lei lo sa, sindaco, che il socio Unirecuperi ha utilizzato gli spazi dell’attuale discarica per conferirvi i rifiuti speciali provenienti da tutta Italia e che ve li ha conferiti a un prezzo talmente basso da essere denunciato come palesemente “fuori mercato” dall’altro socio privato, Navarra, che per questo non ha firmato il bilancio 2018? RIMateria non è al servizio della Val di Cornia, anzi: i cittadini della Val di Cornia dovranno continuare a sopportare i disagi per la mancata messa a norma, mentre i privati continueranno a conferire schifezze a prezzi di favore, essendone di fatto i proprietari. Poi, stranamente, nel bilancio di RIMateria restano i buchi, mentre gli utili si spostano nel bilancio di Unirecuperi: ma questo a voi va bene, giusto? Beh, alla gente no.
Sono di fatto i privati a gestire e determinare sin da oggi il futuro del nostro territorio. Ai cittadini resta solo il disagio, anzi il RISCHIO SANITARIO, viste le medie orarie dei valori dell’acido solfidrico rilevate dalla centralina ARPAT e le ultime dichiarazioni dell’ASL inviate in Regione.
In quale favola una discarica gestita dai privati può essere al servizio di un SIN?
Le bonifiche di cui lei parla in modo generico non esistono, sindaco. Perché se ne potesse parlare seriamente dovremmo riprendere in mano un documento che proponemmo alla discussione delle forze politiche durante la campagna elettorale sul quale poi nessuno è più entrato nel merito. Se davvero Lei oggi, sindaco, vuole discutere di fatti reali e concreti saremmo lieti di incontrarLa per illustrarglieli e discuterne insieme.
Qui ci limitiamo a ribadire alcuni dati incontrovertibili:
in quell’area non è possibile costruire nuove discariche, né ampliare quelle presenti: la falda superficiale scorre infatti ad una distanza dal piano di campagna che in certi tratti è inferiore ai due metri, quindi al limite stabilito per legge. Le analisi isotopiche della falda hanno rilevato, oltre agli inquinanti di origine industriale, un tracciante del percolato (liquido che si origina all’interno delle discariche). Quindi il percolato si sta probabilmente già infiltrando nella falda che alimenta i fossi della zona e si riversa in mare. Mare che, lo ricordiamo, dista meno di un chilometro;
- il terreno superficiale è molto permeabile, ciò fa sì che l’acqua defluisca raggiungendo le falde (la legge impone valori di minore permeabilità);
- siamo in un SIN da bonificare: i nuovi rifiuti che si continuano a portare impatteranno in modo devastante su un territorio già fortemente inquinato;
- ci sono centri abitati (Montegemoli e Colmata) a meno di 500 metri dalla progettata discarica e la legge stabilisce che questo sia un importante criterio escludente;
- fino a pochi anni fa (2007) quella zona era classificata ad alto rischio idrogeologico: il Cornia esondò in quel punto nel 1951, nel 1966 e nel 1992. In seguito ad alcuni lavori eseguiti è stata riclassificata, ma resta comunque a rischio idraulico medio;
- quel tipo di terreno, sottoposto a carico, reagisce in modo diverso da zona a zona. Non può dunque accogliere in sicurezza una discarica visto che i teli di fondo possono essere soggetti a strappi con conseguenti fuoruscite di percolato;
- le stime dell’ENEA indicano che con ogni probabilità l’aumento del livello del mare atteso nei prossimi 70–100 anni farà sì che quella zona verrà invasa dal mare. Ampliare quella discarica significherà lasciare ai nostri figli e nipoti un disastro difficilmente affrontabile.
Vede signor sindaco, noi nel merito ci entriamo: non siamo affatto“pregiudizialmente contrari”. Abbiamo molti validi motivi. Non abbiamo ben capito quali sono i suoi. Quando cerchiamo di parlarne con i politici, questi alzano le mani e si ritraggono dicendo “Questi sono problemi tecnici, lasciamo che siano i tecnici a dirci se la zona è adatta”. Ormai lo hanno capito tutti che questa è solo una scusa: siete pronti a condannare la deforestazione dell’Amazzonia, ma non siete disposti a combattere per difendere il vostro territorio.
Chi ha tutto da guadagnare dalla deforestazione dell’Amazzonia ha trovato tecnici pronti ad affermare che in fondo quelle foreste non sono poi così importanti, visto che sono gli oceani ad assorbire la maggior parte dell’anidride carbonica. Insomma, fanno come voi quando vi attorcigliate in frasi come “ogni attività umana impatta sull’ambiente”, oppure “siamo realisti, non possiamo non considerare gli aspetti economici”, ed anche “si tratta di mediare tra le giuste esigenze dei cittadini e quelle delle aziende”, ed infine “chi si oppone ragiona con la pancia ed è un egoista”.
Perché in casa propria i politici si dimenticano dell’ambiente? Forse perché non abitano troppo vicino alla discarica che gli farebbe vivere in prima persona quello che chiamano “disagio”.
Per noi invece è del tutto evidente che su una palude, vicino al mare, vicino a vari fossi, accanto ad abitazioni civili non si costruiscono discariche.
Del resto che la zona non era adattalo stabilirono ben due Commissioni provinciali già negli anni 90. Tali pareri furono messi da parte affermando che sarebbe stato costruito un moderno e complesso impianto per il trattamento dei rifiuti, che la parte che sarebbe finita in discarica sarebbe stata una quantità minima e che comunque la discarica non avrebbe superato i 9 metri, non si sarebbe vista dalla strada, avrebbero prodotto compost verde e grigio, avrebbero prodotto misto cementato, energia elettrica… Se la ricorda questa favola, sindaco?
La sola cosa effettivamente prodotta è stata una discarica alta circa 35 metri, ancora oggi fuori norma e con debiti milionari!
Chi oggi guarda davvero al futuro e allo sviluppo economico e sociale della Val di Cornia non può che mettere al primo posto la difesa della salute e dell’ambiente e non può che essere contrario a fare del nostro territorio un Polo Nazionale per il trattamento dei rifiuti speciali ed un Distretto Regionale per l’estrazione di inerti dalle colline di Campiglia Marittima, di San Vincenzo e di Suvereto. Per questo siamo contrari a qualunque ampliamento della discarica di RIMateria.
Questa, a nostro avviso, è la soluzione. Tutto il resto non è che fumo negli occhi.
Comitato Salute Pubblica Piombino — Val di Cornia