Le giuste domande al giusto interlocutore
PIOMBINO 25 gennaio 2017 — Un vecchio adagio popolare recita: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Eppure la dirigenza AFERPI è stata molto chiara ed in più di un’occasione. In assenza di finanziamento bancario, non solo non partiranno gli investimenti, ma addirittura è fortemente a rischio la continuità produttiva per mancanza di attivo circolante. Lasciamo perdere se ciò dipenda da effettiva impossibilità o mancanza di volontà, questa è, ed è sempre stata, la posizione dell’azienda. Il sistema bancario italiano ben si guarda da investire in un mercato altamente globalizzato e che risente pesantemente della concorrenza di competitor strutturati e capaci di determinare il prezzo di mercato dell’acciaio. Sia ben chiaro che questo non accade perché il “grande vecchio” Federacciai sta esercitando la sua influenza sulle banche, seppur il rilancio dello stabilimento di Piombino sia ovviamente mal visto dai produttori del nord, ma perché stiamo parlando di un sistema bancario messo in ginocchio da miliardi di Euro di crediti deteriorati e che a Piombino ha già visto volatilizzarsi 800 milioni di Euro. Per tutta risposta il ministro Calenda convoca la proprietà con la richiesta di un piano economico-finanziario aggiornato, individuando in Rebrab l’unico responsabile. Per noi invece la proprietà non è più un interlocutore; stante la dichiarata impossibilità a portare avanti gli impegni industriali presi a maggio 2015 con la firma dell’accordo di programma, la palla passa all’altro firmatario di quell’accordo: il Governo. Adesso è il momento che le istituzioni rispondano chiaramente ad alcune domande, le stesse istituzioni che hanno dichiarato infinite volte che la siderurgia è un settore strategico per il paese. Il Governo italiano è in grado, o semplicemente vuole, mantenere le quote acciaio che l’Europa ci assegna? In Italia ed a Piombino ci sono le condizioni per essere competitivi nel mercato della siderurgia? Si può prescindere da un piano siderurgico nazionale che metta insieme Piombino e Taranto, e coinvolga anche i produttori del nord? Cosa intende fare il Governo, in quanto firmatario dell’accordo di programma, per risolvere la crisi occupazionale del nostro territorio? Ad oggi si può stabilire una data certa per l’inizio delle bonifiche di parte pubblica? A queste domande Piombino ed i suoi lavoratori esigono chiare ed immediate risposte. L’ultima cosa che Piombino si può permettere è di galleggiare in attesa che l’azienda ci porti la soluzione, magari versando soldi pubblici in un progetto del quale non è ancora chiara l’effettiva sostenibilità. Certo le risposte potrebbero non piacere, ma l’unica cosa certa è che la data del 1° luglio è ormai prossima e c’è la più che concreta possibilità che ci si arrivi con lo stabilimento ormai fermo, che tradotto in termini più comprensibili significa: stop ammortizzatori sociali, via ai licenziamenti, fine della siderurgia a Piombino.
Movimento 5 Stelle Piombino