Le proposte ci sono, le istituzioni tacciono

PIOMBINO 24 novem­bre 2017 — Il min­istro Cal­en­da ha final­mente pre­so atto del totale fal­li­men­to del piano Afer­pi e dis­pos­to la risoluzione del con­trat­to. Ora sem­bra scon­ta­to per tut­ti, anche per col­oro che quel piano han­no fir­ma­to e sostenu­to oltre ogni evi­den­za. Per con­statare il fal­li­men­to non si dove­va arrivare alla fine del 2017, ma nes­suno lo ha fat­to pri­ma. Anzi, chi­unque si sia azzarda­to a met­tere in dub­bio quel piano ha rice­vu­to pesan­ti strali di dis­fat­tismo ide­o­logi­co.
Le liste civiche del­la Val di Cor­nia sono tra col­oro che han­no sostenu­to che il piano Afer­pi non era cred­i­bile sin dall’origine, aggiun­gen­do anche che era sbaglia­to e penal­iz­zante per la cit­tà e il ter­ri­to­rio. Com­por­ta­va la costruzione di una nuo­va grande agroin­dus­tria in prossim­ità del Cotone, la dis­truzione delle aree umide del Quaglio­dro­mo, il man­ten­i­men­to del traf­fi­co per il por­to all’interno del­la cit­tà. Tutte scelte in con­trasto con la prece­dente piani­fi­cazione pub­bli­ca che il Comune di Piom­bi­no decise, però, di far pro­prie nel 2016. Non valsero a nul­la le molte osser­vazioni di cit­ta­di­ni, comi­tati e forze politiche di oppo­sizione. Il Comune tirò dirit­to, resp­in­gen­do tut­to con la moti­vazione che non si dove­vano dare ali­bi a Cevi­tal. Aggiun­giamo noi: ali­bi per un piano dan­noso. Di quel piano era infat­ti con­di­vis­i­bile solo l’obiettivo di cir­co­scri­vere l’industria siderur­gi­ca nel­la macroarea nord, ma non l’utilizzo pre­vis­to per le dismesse “aree a cal­do” rac­chiuse tra la cit­tà e il por­to. Quei ter­ri­tori sono una risor­sa fon­da­men­tale per la Toscana merid­ionale. Accettare che centi­na­ia di ettari di ter­reno potessero essere uti­liz­za­ti intera­mente da Cevi­tal per trattare prodot­ti agri­coli prove­ni­en­ti dall’Africa e per attiv­ità logis­tiche por­tu­ali equiv­al­e­va a sven­dere il futuro, per di più per pro­poste non cred­i­bili. Ser­vi­va e serve una visione più avan­za­ta per quei ter­ri­tori che li inte­gri da un lato con le nuove aree por­tu­ali (da com­pletare) e dall’altro con la cit­tà. Le idee ci sono: le Liste Civiche le han­no for­mu­late e con­tin­u­ano a chiedere che vengano prese in con­sid­er­azione e ver­ifi­cate. È nec­es­sario ammet­tere che la vari­ante urban­is­ti­ca Afer­pi non esiste più ed è doveroso avviare con urgen­za una nuo­va sta­gione di piani­fi­cazione pub­bli­ca con la parte­ci­pazione di tut­ti i Comu­ni del­la Val di Cor­nia e del­la stes­sa Regione Toscana. Non sono più ammis­si­bili prog­et­ti improvvisati che igno­ra­no le esi­gen­ze del risana­men­to ambi­en­tale e del­lo svilup­po locale. Non è più toller­a­bile che i “sal­va­tori” di turno ipo­tizzi­no dan­nose quan­to fan­ta­siose soluzioni indus­tri­ali (come quelle che preve­dono la riat­ti­vazione dell’AFO4 in pochi mesi) sen­za che i nos­tri Comu­ni fac­ciano sen­tire la pro­pria voce. Il com­pi­to di indi­vid­uare il nuo­vo sogget­to siderur­gi­co spet­ta al com­mis­sario stra­or­di­nario Nar­di (cioè al gov­er­no) e non all’im­pren­di­tore inadem­pi­ente. E la scelta deve avvenire nel rispet­to del ter­ri­to­rio e delle sue esi­gen­ze di rigen­er­azione ambi­en­tale e di nuo­vo svilup­po. Le mag­gio­ranze che gov­er­nano questo ter­ri­to­rio han­no fal­li­to su tut­to (dai fanghi di Bag­no­li alla Con­cor­dia, fino al piano Afer­pi), in una sequen­za dram­mat­i­ca di inca­pac­ità e di errori, ma finché sono chia­mate a gov­ernare han­no il dovere di agire per­ché gli ammor­tiz­za­tori sociali, da soli, non ci faran­no uscire dal tun­nel sem­pre più buio del­la crisi. Le oppo­sizioni stan­no facen­do pro­poste pre­cise. Le mag­gio­ranze con­tin­u­ano a tacere in un silen­zio assor­dante, inter­rot­to solo da alcu­ni retori­ci e impro­dut­tivi aus­pi­ci.

Liste civiche del­la Val di Cor­nia:
Un’Altra Piom­bi­no
Comune dei Cit­ta­di­ni
Assem­blea San­vin­cen­z­i­na
Assem­blea Popo­lare Suvere­to

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