Le risposte non risposte dei Comuni e dell’Asiu
PIOMBINO 15 gennaio 2015 — Lo stato effettivo della gestione dei rifiuti in Val di Cornia è stato oggetto di recenti interpellanze, tra cui quella delle liste civiche che Stile Libero ha pubblicato a suo tempo (https://www.stileliberonews.org/cala-la-differenziata-e-asiu-va-deficit/). Al momento la risposta è stata fornita dal Comune di San Vincenzo e Campiglia che, per la verità, si sono limitati a trasmettere ai gruppi interpellanti, Assemblea Sanvincenzina e Comune dei Cittadini, la risposta di ASIU a firma del suo Presidente (per leggere clicca qui).
E’ interessante leggere e commentare le risposte relative ai diversi temi affrontati.
La Val di Cornia nell’ATO Sud con Grosseto, Siena e Arezzo
Sono state chieste notizie sull’ingresso nell’ATO Sud richiesto dai Comuni della Val di Cornia nel 2011 e approvato dalla Regione nel 2013. E’ stato risposto che le “attività propedeutiche all’ingresso di fatto sono solo in fase di avvio” e che “in ATO Sud ad oggi non sia ancora presente, né nominato dai Comuni proprietari di ASIU, un rappresentante politico della Val di Cornia e di Castagneto”. E’ stato chiesto se esisteva un piano operativo in base al quale, a suo tempo, fosse stata valutata la convenienza al passaggio nell’ATO Sud, con particolare riferimento alle tariffe del servizio e alla raccolta differenziata. E’ stato risposto che la tariffa del servizio “non è al momento stata oggetto di discussione” e che la raccolta differenziata “sarà quella indicata dal nuovo Piano Regionale” senza nessuna precisazione su come sarà raggiunta. Si deve ricordare che fino ad oggi gli obiettivi per la raccolta differenziata in Val di Cornia, e ancora di più nell’ATO Sud, sono stati drammaticamente disattesi.
Dunque, in oltre tre anni non è stato fatto nulla di concreto. Non è mai esistito, e non esiste tutt’oggi, un piano operativo a supporto del passaggio in ATO Sud. Non è stata fornita la data entro la quale prenderà avvio il servizio da parte del gestore unico, già operativo nell’ATO Sud. S’ipotizza l’ingresso dei Comuni nell’ATO Sud a Giugno del 2015: ingresso, non avvio del nuovo servizio. Dunque la situazione della Val di Cornia è in contrasto con la legge regionale sui rifiuti che impone un gestore unico per ogni ATO.
La discarica di Ischia è in esaurimento. Quando sarà pronta la nuova?
La discarica di Ischia di Crociano è in esaurimento. Lo affermano da tempo i vertici di ASIU. E’ stato chiesto a che punto fossero i programmi che da molti anni ASIU annuncia per la nuova discarica, la cui costruzione è prevista a Ischia di Crociano, vicino a quella esistente, in aree da bonificare. E’ stato risposto che per la bonifica delle aree “siamo in attesa della risposta del Ministero dell’Ambiente” e che “si ipotizza che l’area sarà inserita nell’accordo di programma del perimetro industriale e quindi partecipare in quota parte successivamente al corrispettivo delle quote che dovrebbero essere determinate in logica condominiale” Tradotto: per le bonifiche non ci sono progetti approvati, non si conoscono i costi e non si sa chi dovrà pagarli. Tutto rinviato ad accordi di programma ancora da scrivere.
Non va meglio per la costruzione della discarica che, in ogni caso, potrà avvenire solo dopo la bonifica delle aree. E’ stato risposto “che si ipotizza una cifra di 24 ml. per l’intera realizzazione” e che “l’importo è da ritenersi una stima di progetto preliminare”. E stato ribadito “che per il tempi valgono le considerazioni legate alle decisioni del Ministero dell’Ambiente”.
Dalle risposte si desume che, nonostante gli annunci, non avremo la nuova discarica per molti anni ancora. Di questo passo il rischio di dover portare altrove i rifiuti urbani della Val di Cornia è davvero concreto e attuale.
Quali rifiuti sono stati smaltiti nella discarica di Ischia
E’ stato chiesto se la discarica di Ischia di Crociano sia stata utilizzata solo per i rifiuti urbani della Val di Cornia o anche per smaltire rifiuti speciali provenienti da altre zone. Sono stati forniti i dati del periodo 2005–2013 dai quali si evince che la discarica è stata ampiamente utilizzata per “rifiuti speciali” non urbani con un picco di 125.722 tonnellate smaltite nel 2008 e un ricavo di 8.139.839 euro, pari a circa il 39% dei ricavi totali da vendite e prestazioni. Negli ultimi anni questo apporto si è notevolmente ridotto fino alle 15.431 tonnellate del 2013, con un ricavo di 954.522 euro, pari a circa il 6% dei ricavi totali da vendite e prestazioni. Le spiegazioni non vengono fornite, ma sono ovvie: la discarica è stata riempita con consistenti quantità di rifiuti speciali e oggi non può più riceverli. A prescindere dal giudizio sull’uso che si è fatto della discarica in un’area già fortemente gravata dai rifiuti speciali industriali, di cui non vi è traccia nella discussione dei Consigli Comunali, resta il fatto che le consistenti minori entrate da rifiuti speciali si trasformeranno in maggiori costi del servizio di raccolta e trattamento dei rifiuti urbani pagati dai cittadini con le bollette.
I nuovi costi dell’impianto Cdr costruito e mai utilizzato
Nel 2007 ASIU ha terminato la realizzazione e mai messo in esercizio l’impianto per la produzione del CDR (combustibile derivato da rifiuti). Dopo che la Regione ha intimato la sua attivazione e la vendita del CDR, pena la restituzione del contributo erogato di 1.621.667 euro, l’ASIU dovrà ora attivarlo. E’ stato chiesto quali saranno i costi e i ricavi. E’ stato risposto che il costo dell’impianto CDR sarà di 947.610 euro/anno, a compensazione dei quali ci saranno minori costi per il trattamento dei rifiuti in discarica. Risultato: ci saranno ”maggiori costi del sistema di trattamento da recuperare nel 2015” pari a 362.610 euro/anno che graveranno sulla tariffa dei rifiuti urbani, senza considerare il fatto che dal 2007 ad oggi in discarica sono finiti rifiuti che dovevano andare a recupero.
I fallimenti di ASIU nella gestione dei rifiuti speciali
ASIU, senza che ogni Consiglio comunale ne abbiano mai discusso, è entrata a pieno titolo nell’operazione di costruzione (peraltro già iniziata) e gestione dell’impianto TAP che, ricordiamo, secondo precisi accordi con la Regione Toscana doveva trattare le scorie industriali e impiegare il materiale prodotto (prima CIC, poi Conglomix) in sostituzione degli inerti di cava delle colline campigliesi.
E’ stato chiesto come ASIU ha pagato l’acquisto delle azioni del Comune di Piombino in TAP e come ha fatto fronte all’aumento di capitale (da 220.000 a 4.400.000 euro) per finanziare la costruzione dell’impianto il cui costo complessivo è stato di 11 milioni di euro. Siccome ASIU dal 2010 ha assunto anche la gestione dell’impianto, è stato chiesto quali sono stati i costi e i ricavi.
E’ stato risposto che “la sottoscrizione dell’aumento di capitale è avvenuto contraendo mutuo con Monte dei Paschi per 3 ml/euro e per la parte eccedente sono state impiegate disponibilità di cassa”.
Dunque l’impianto per il trattamento delle scorie industriali della Lucchini è stato finanziato da ASIU, in misura non precisata con entrate derivanti dalle tariffe dei rifiuti urbani e da conferimento in discarica di rifiuti speciali e per 3 milioni di euro con un mutuo i cui ammortamenti gravano ora sul suo bilancio, ovvero su tutti i cittadini della Val di Cornia.
Per quanto riguarda la gestione dell’impianto i dati forniti da ASIU per il periodo 2010–2013 evidenziano che gli unici ricavi del quadriennio sono stati quelli derivanti dal conferimento delle scorie dello stabilimento Lucchini, pari a 4.899.365 euro. Non c’è stato nessun ricavo dalla vendita del Conglomix. I costi sono stati invece 8.838.339 euro, di cui 3.593.202 euro per canoni d’affitto che ASIU corrisponde a TAP per la locazione degli impianti. Per ottenere il pareggio figurativo ASIU ha inserito tra i ricavi, a titolo di capitalizzazione, anche i costi sostenuti per la costruzione di “piazzali e regimazione idraulica eseguiti in economia” pari 3.938.791 euro e quelli per “la certificazione prodotto” pari a 208.048 euro. Di fatto ASIU ha trattato le scorie conferite da Lucchini e, anziché venderlo, ha steso il Conglomix prodotto sui terreni intorno all’impianto per allargare i piazzali. Come ben si comprende, a prescindere dalla correttezza contabile, queste due voci non rappresentano affatto ricavi d’esercizio. La differenza effettiva tra costi e ricavi evidenzia dunque una perdita di 3,9 milioni di euro in soli quattro anni d’esercizio. Una perdita pesantissima alla quale deve aggiungersi che è cessato definitivamente il conferimento delle scorie siderurgiche per la chiusura dell’area a caldo.
Per i prossimi anni nessuno sa dire cosa accadrà. ASIU ipotizza il “potenziamento della piattaforma conglomix” con un ulteriore investimento di 1–1,5 ml. di euro.
Di recente Sindaco di Piombino e Presidente di ASIU hanno annunciato l’interesse degli algerini di Cevital in quanto l’impianto potrebbe servire per le bonifiche e per trattare le scorie industriali residue non ancora conferite a TAP. E’ stato detto anche che, con ulteriori adeguamenti tecnologici e altri tipi di rifiuti speciali, l’impianto potrebbe produrre nuovi materiali per opere infrastrutturali e edili. Come consuetudine, dopo i fallimenti si annuncia un nuovo mirabolante scenario, guardandosi bene dal dire quando Cevital inizierà a conferire le scorie residue e a quale prezzo, quando inizierà il conferimento dei rifiuti delle bonifiche del SIN annunciate da decenni e mai iniziate, chi pagherà gli adeguamenti tecnologici degli impianti esistenti e quando sarà realmente possibile realizzarli, quali tipi di rifiuti speciali saranno necessari per i nuovi prodotti. Il tutto senza indagini di mercato e piani industriali, visto che solo un mese fa ASIU rispondeva all’interpellanza sul futuro dell’impianto TAP evidenziando come “l’intervento sia direttamente collegato alla situazione generale dello stabilimento e delle necessarie opere di bonifica dell’area di Piombino”.
L’unico dato oggettivo è che l’impianto è fermo e, a detta dei vertici ASIU, costa 80/100.000 euro al mese senza produrre.
Infine, per quanto riguarda l’obiettivo della riduzione del consumo di materiale di cava (nessuno si azzarda più neppure a rammentarlo), il totale fallimento è testimoniato dal fatto che il piano provinciale delle attività estrattive, approvato agli inizi del 2014, non prevede apporti di materiale di recupero per i prossimi 10 anni. In quel piano la TAP e l’ASIU non esistono.
ASIU non fa meglio neppure nelle bonifiche
Dopo molti annunci sulle capacità di ASIU di fare le bonifiche ambientali a Piombino e dopo che il Comune gli ha effettivamente affidato, senza gara, la bonifica delle aree di Città Futura e quelle della vecchia discarica di Poggio ai venti, è stato richiesto quali fossero gli importi dei lavori rendicontati. ASIU non risponde sulla bonifica di Poggio ai venti, mentre per la bonifica di Città Futura (per la quale ha ricevuto dal Comune un affidamento di 13,5 ml. di euro nel 2012), la risposta è stata che “il Comune di Piombino ha trasferito ad ASIU 1 ml. di euro che risulta impegnato per oltre 600.000 euro”. Di questo passo per la bonifica di Città Futura occorreranno oltre 40 anni.
Anche tralasciando la questione, rilevantissima, se ASIU potesse o meno ricevere l’affidamento di lavori di bonifica senza gara pubblica, resta l’evidente scarto tra gli annunci e la realtà sul tema delle bonifiche del SIN di Piombino, rivendicate con la massima urgenza ma non attuate neppure quando i soldi ci sono davvero.
Gli interrogativi sulla tenuta dell’Azienda e i rischi per i Comuni
L’insieme di questi temi solleva moltissimi e urgenti interrogativi sulla tenuta finanziaria di ASIU e sui pericoli che incombono sui Comuni soci e sui cittadini.
E’ molto probabile che in assenza della nuova discarica i rifiuti della Val di Cornia debbano essere conferiti altrove, con aggravio dei costi.
E’ certo che non potendo più ricevere rifiuti speciali in discarica ci saranno ulteriori riduzioni di entrate, con aggravio della tariffa dei rifiuti urbani.
E’ certo che, con l’entrata in esercizio dell’impianto CDR, ASIU avrà un aggravio dei costi di 362.000 euro/anno con conseguente incremento della tariffa dei rifiuti urbani.
Sono certe le perdite d’esercizio di ASIU nella gestione dell’impianto TAP (circa 1 milione di euro l’anno), destinate ad aggravarsi con la cessazione dei conferimenti di scorie siderurgiche. Data la confusione che si è generata tra rifiuti urbani e rifiuti speciali, queste perdite sono destinate inevitabilmente a gravare sull’unica vera entrata di ASIU: la tariffa che i cittadini pagano per i rifiuti urbani.
Non ci sono piani operativi per il passaggio nell’ATO Sud e in ogni caso nessuno potrà farsi carico dei danni economici prodotti da ASIU.
Non ci sono progetti cantierabili per la nuova discarica.
Non si conosce quale sarà il futuro dell’impianto TAP, ma è certo che continuerà a produrre perdite.
Sconcerta che ad una precisa domanda sui risultati di bilancio del 2013 e sulle previsioni per il 2014, il 15 dicembre 2014 ASIU non abbia fornito nessuna risposta sulle previsioni del consuntivo 2014, mentre per il 2013 ha risposto “che i conti economici di tutte le aree operative hanno chiuso sostanzialmente in pareggio”.
Siccome il bilancio ASIU 2013 è pubblicato, non è difficile accertare che la perdita d’esercizio è stata di 521.374 euro, così come è facile prevedere che le perdite per il 2014 saranno ancora superiori, come superiori saranno quelle del 2015 e degli anni a venire.
Sono dati allarmanti, quanto allarmante è il silenzio o la spensieratezza dei Comuni, ci auguriamo solo apparente.