Le tante ragioni del nostro no a Wecologistic

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PIOMBINO 29 gen­naio 2019 — Nel prossi­mo Con­siglio Comu­nale del 5 feb­braio si voterà per adottare una vari­ante al Rego­la­men­to Urban­is­ti­co che prevede di trasfor­mare un’al­tra zona des­ti­na­ta alla tan­to aus­pi­ca­ta (almeno a parole) espan­sione indus­tri­ale in zona adibi­ta al trat­ta­men­to dei rifiu­ti. Di nuo­vo! E questo per per­me­t­tere alla dit­ta Wecol­o­gis­tic, che intende accogliere rifiu­ti spe­ciali peri­colosi e non peri­colosi, di inse­di­ar­si ad Ischia di Cro­ciano.
Come Comi­ta­to Salute Pub­bli­ca ci siamo già espres­si con­tro questo nuo­vo impianto, sia per motivi di carat­tere gen­erale che di tutela ambi­en­tale; a suo tem­po abbi­amo anche pre­sen­ta­to 13 osser­vazioni alla pro­ce­du­ra di AIA in cor­so di val­u­tazione dal­la Regione Toscana.
Dei motivi di carat­tere gen­erale che ci spin­gono ad oppor­ci a questo prog­et­to tre sono i prin­ci­pali:

a nos­tra zona è riconosci­u­ta come area di crisi indus­tri­ale com­p­lessa, con un dram­mati­co prob­le­ma occu­pazionale. Il ter­ri­to­rio cos­ti­tu­isce la nos­tra ric­chez­za, il suo uti­liz­zo deve rispon­dere agli inter­es­si gen­er­ali e portare al mag­gior numero pos­si­bile di nuovi posti di lavoro, non deve solo garan­tire prof­itti a chi investe;

  1. la Wecol­o­gis­tic trat­terà le sud­dette tipolo­gie di rifiu­ti e le invierà a recu­pero o a dis­car­i­ca ver­so ditte pre­sen­ti sul ter­ri­to­rio nazionale o all’estero: per fare questo occu­perà cir­ca 4 ettari di ter­reno prece­den­te­mente boni­fi­ca­to, ma darà lavoro diret­to solo a 4 per­sone e indi­ret­ta­mente a una deci­na (così dichiara la stes­sa Wecol­o­gis­tic);
  2. come altre ditte che si stan­no affac­cian­do sul nos­tro ter­ri­to­rio in questo peri­o­do, l’una col­le­ga­ta all’altra, anche la Wecol­o­gis­tic tende a trasfor­mar­lo in un dis­tret­to per il trat­ta­men­to e lo stoccag­gio e la spedi­zione di rifiu­ti spe­ciali peri­colosi e non peri­colosi. Neanche la Wecol­o­gis­tic, al pari delle altre ditte, è lega­ta alle esi­gen­ze delle indus­trie e delle attiv­ità locali o delle boni­fiche. Esse han­no tutte come rifer­i­men­to il mer­ca­to nazionale e inter­nazionale e osta­col­er­an­no di fat­to la diver­si­fi­cazione ver­so agri­coltura, tur­is­mo, nuove attiv­ità legate al mare, tut­to questo sen­za favorire il rilan­cio del­la siderur­gia. Ricor­diamo che tut­to ciò non ha niente a che vedere con i nos­tri rifiu­ti urbani, che van­no a Gros­se­to;
  3. l’impianto pro­pos­to da Wecol­o­gis­tic sarà uti­liz­za­to da tut­ti i pro­dut­tori di rifiu­ti che cer­cano sul mer­ca­to glob­ale il modo migliore di dis­farsene al minor cos­to, nel rispet­to del­la legal­ità. Wecol­o­gis­tic rag­grup­perà, con­fezion­erà e invierà (via mare, via fer­rovia o tramite rete stradale) i rifiu­ti alla des­ti­nazione più van­tag­giosa, riv­ol­gen­dosi ai pae­si che possiedono leg­is­lazioni più favorevoli caso per caso. Insom­ma l’idea che è alla base di questo prog­et­to rispec­chia un vec­chio modo di risol­vere il prob­le­ma di rifiu­ti: la loro spedi­zione lon­tana dal luo­go di pro­duzione anche quan­do sareb­bero pos­si­bili alter­na­tive diverse (per esem­pio incen­ti­vare le ditte a trovare nuove soluzioni impiantis­tiche atte a ridurre i rifiu­ti o ad elim­i­narli trasfor­man­doli in mate­ria pri­ma).

In un arti­co­lo fir­ma­to dal­la Wecol­o­gis­tic si legge: “Dal pun­to di vista del­la impre­scindibile tutela del dirit­to alla salute pub­bli­ca, deve per­tan­to essere chiaro che l’impatto ambi­en­tale del nos­tro prog­et­to è pari a zero”.
Tro­vi­amo ques­ta affer­mazione piut­tosto azzar­da­ta: non esiste impat­to zero, anzi, leggen­do il prog­et­to vi sono alcune impor­tan­ti crit­ic­ità che non sono state con­sid­er­ate:

  1. il trasfer­i­men­to dei rifiu­ti sulle navi prevede l’utilizzo non solo di con­tain­er o imbal­lag­gi, ma anche mate­ri­ale sfu­so che, dopo essere sta­to scar­i­ca­to dai camion sul­la banchi­na per mez­zo di una ben­na ver­rà prel­e­va­to dal cumu­lo e trasfer­i­to sul­la sti­va del­la nave, con pos­si­bile dis­per­sione aerea; poco sap­pi­amo di come ver­ran­no trat­tati i carichi che giunger­an­no alla stazione di Fiorenti­na e del loro tem­po di stazion­a­men­to. Non viene nem­meno con­sid­er­a­to l’effetto di un pos­si­bile inci­dente, come un’alluvione o un incen­dio, che, data la tipolo­gia di rifiu­ti e la zona, avrebbe con­seguen­ze par­ti­co­lar­mente gravi: ricor­diamo che l’area dista meno di un chilometro dall’Oasi WWF Orti Bot­tagone, che è vicinis­si­ma a campi colti­vati a gra­no, gira­soli, erba med­ica, a 500 metri da abitazioni civili e a meno di 100 metri da altre aziende dove sono pre­sen­ti lavo­ra­tori;
  2. i rifiu­ti arriver­an­no anche per mez­zo di camion che andran­no a peg­gio­rare il traf­fi­co già con­ges­tion­a­to dell’unica via di acces­so a Piom­bi­no; fra l’altro l’impianto dista 100 metri dal­la stra­da provin­ciale SP40 che col­le­ga Piom­bi­no alle spi­agge del­la cos­ta Est, fre­quen­ta­ta d’estate da decine di migli­a­ia di automezzi, con il con­seguente aumen­to di inquina­men­to atmos­feri­co;
  3. le oper­azioni di mis­ce­lazione, accu­mu­lazione, ricon­dizion­a­men­to e impac­ca­men­to dei rifiu­ti si svol­go­no den­tro un capan­none di 10.000 metri quadri, dove essi ven­gono preparati per la suc­ces­si­va spedi­zione. Queste oper­azioni non sono tut­tavia esen­ti da peri­co­lo e sicu­ra­mente non pos­sono avere un impat­to ambi­en­tale zero. L’aria viene fil­tra­ta 24 ore su 24 per man­tenere il capan­none in depres­sione e anche ammet­ten­do che tut­to sia fat­to a rego­la d’arte (per­fet­to e sem­pre fun­zio­nante impianto di aspi­razione, fil­tri sos­ti­tu­iti rego­lar­mente, ecc) la dit­ta stes­sa nel suo prog­et­to dichiara che saran­no emesse in atmos­fera polveri sot­tili, ammo­ni­a­ca, com­posti organi­ci volatili, idrogeno sol­fo­ra­to.
    Cer­to in quan­tità min­ime e sen­za super­are le con­cen­trazioni ammesse dal­la legge.
    Ma in una zona come quel­la di Ischia di Cro­ciano, dove già la pre­sen­za del­la dis­car­i­ca di RIMa­te­ria deter­mi­na il fre­quente supera­men­to delle per­centu­ali con­ven­zional­mente ammesse per l’idrogeno sol­fo­ra­to capaci di causare dis­a­gio olfat­ti­vo (7 micro­gram­mi al metro cubo) arrivan­do il qualche caso a dis­a­gi più impor­tan­ti come irri­tazione agli occhi e alle vie res­pi­ra­to­rie (appro­fondi­re­mo con esper­ti i dati for­niti­ci da ARPAT), l’ul­te­ri­ore nuo­vo pun­to di emis­sione cos­ti­tu­ito dal­la Wecol­o­gis­tic come può essere con­sid­er­a­to “a impat­to zero”? E, ci chiedi­amo, come può essere gius­ti­fi­ca­bile?

Ci auguri­amo che il con­siglio comu­nale del 5 feb­braio, pre­so atto di questi impor­tan­ti aspet­ti del­la ques­tione, deci­da di non mod­i­fi­care il Rego­la­men­to Urban­is­ti­co. Far­lo sig­ni­ficherebbe un altro pas­so ver­so la con­seg­na del­la cit­tà e del com­pren­so­rio ad una nuo­va mono­coltura, quel­la dei rifiu­ti.
Piom­bi­no non vuole questo futuro. Chi ci ammin­is­tra deve pren­derne atto.

Comi­ta­to Salute Pub­bli­ca Piom­bi­no — Val di Cor­nia

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