L’endorsement della Confindustria di Livorno
PIOMBINO 11 febbraio 2016 — La cronaca locale de Il Tirreno di oggi riporta una dichiarazione/endorsement di Alberto Ricci, presidente di Confindustria Livorno. Con buona pace di Forza Italia locale, provinciale e regionale, Ricci fa capire bene qual è il partito di riferimento dei ” padroni”, un partito che Confindustria ha sempre visto come il nemico, e viceversa. Ma ora, vivaddio, lo scenario è cambiato. La ministra Guidi ad esempio, imprenditrice di caratura internazionale, di Confindustria è stata esponente di spicco; a pensar male, verrebbe da ipotizzare che l’uscita di Ricci sia stata ispirata da qualcuno a Roma o a Firenze, o congiuntamente, da attori i cui nomi lascio fare a chi legge. Ma figurati se è andata così.
Per come la mette Ricci, abbiamo scongiurato il pericolo che Piombino diventasse una seconda “area Falck” o un secondo Bagnoli. Questo, grazie ” al modo in cui si è gestita la grave crisi della ex Lucchini …con la regia del Mise ” (deve alludere alle rare dichiarazioni di un sottosegretario quando affermava che la vicenda Piombino è seguita dal governo con la massima attenzione, ma ora mi sfugge il nome). L’uso del passato prossimo (si è gestita) già lascia annusare la concreta fine della crisi, e che vuoi di più?
Sostiene Ricci che ” le opere preparatorie .. permetteranno di rendere moderno e competitivo il ciclo di produzione dell’acciaio,” cosicché Aferpi si porrà “come leader sul mercato degli acciai speciali di alta gamma per molti lustri” — hai visto mai — “oltre a indirizzare (sic!) importanti progetti di diversificazione come il polo delle demolizioni navali per il riutilizzo dei materiali ferrosi e lo sviluppo di una piattaforma logistica integrata”. Così, tutto d’un fiato. Basta con produzioni povere e senza valore aggiunto, tipo la vergella, da domani acciai al top della gamma. Ci voleva tanto a pensarci?
Sostiene poi Ricci, stai attento, che sia ” imprescindibile la realizzazione in tempi brevi della strada 398, storica lacuna infrastrutturale, altrimenti resterebbe neutralizzata qualsiasi possibilità di sviluppo dell’industria e del porto “. Una cosa da niente: senza la 398 né industria né porto si possono sviluppare. Anche qui, chi mai se n’era accorto, a parte per il piccolo disagio di farsi 45 minuti di fila per uscire dal paese? Forse a Ricci è sfuggita la dichiarazione di Guerrieri, commissario dell’ Autorità portuale di Piombino, che i tempi li ha già dichiarati nel dicembre 2015, ovvero 3 anni se tutto va bene (testuale). Inoltre forse Ricci non sa che, siccome il governo segue con molta attenzione la vicenda Piombino, l’infrastruttura è una ” priorità politica “, come detto dal sottosegretario De Vincenti. Se poi il partito da sempre al governo dal dopoguerra non abbia mai sentito la realizzazione di questa infrastruttura come priorità, beh, fa niente, ora ce ne siamo accorti e siamo in carreggiata. La lacuna si colma.
Sostiene Ricci, inoltre, tanto per zittire chi annoia con i soliti lamenti sui tempi biblici, che ” è del tutto evidente che un progetto di dimensioni epocali come quello che si sta realizzando a Piombino, non può concretizzarsi in una manciata di mesi dopo anni di sofferenze ed inerzie ( quali? di chi ? ), soprattutto se tutti gli attori condividono il fatto che, su progetti di tali dimensioni, non basta fare presto, ma piuttosto fare bene più che presto , poiché è sulla qualità delle scelte che si fonda la competitività dei prossimi decenni “. È come quella boutade: l’operazione è riuscita, ma l’ammalato è morto.
Ricci in fine di articolo spara fuochi artificiali a favore dell’amministrazione comunale di cui incensa il ” ruolo leader “, parla di ” capacità reattiva ” (eh?) che sarebbe la base del ” modello Piombino “, e insomma ” occorrono tempo e una strategia condivisa da parte di tutti per accompagnare i processi di attuazione dell’accordo di programma “. Tempo e strategia. Bonaparte impallidisce e si rammarica, di lassù, di non essere nato secoli dopo per prendere lezioni.
Vulgo: ma che volete, che avete da lamentarvi, la cosa è così grossa che ci vuole tempo, ora di preciso non saprei dire, ma insomma dopo vedrete che popò di roba ti allestiscono gli attori: acciai speciali, piattaforme, bacini di smantellamento…L’avete mai viste o sentite cose così? Ok, se non si fa la strada 398 tutta questa roba non partirà mai, ma ci va del tempo, c’è da accompagnare i processi di attuazione. Lasciate lavorare chi si batte per voi e il territorio con ruolo da leader.
Se poi quando tutto sarà a regime a Piombino saranno restati quattro vecchi esodati beh, vorrà dire che importeremo gente dalle contee vicine.
Condivido sia l’esposizione che l’ironia di Guidi che nella parte finale ha colto un punto che ai nostri politici sta sfuggendo: da Piombino si sta emigrando. Stanno emigrando i giovani universitari che molto spesso rimangono nelle città dove hanno studiato o si rivolgono direttamente all’estero vista l’impossibilità di trovare lavoro in Val di Cornia. Emigra la manodopera specializzata che trova in altre realtà del Paese una ricollocazione. Del resto non si può pensare di campare con un’assegno di CIG per anni e anni come vorrebbero molti politici e sindacalisti.
Lo ammetto sono un “gufo” della prima ora, definizione sciocca per etichettare chi è semplicemente pragmatico e realista. Da “gufo” quale sono, non credendo alle chimere nè tantomeno ad una fenice che risorga dalle proprie ceneri velocemente, sono diventato, mio malgrado, anch’io un emigrante.