Lettera aperta al sindaco di Sassetta

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SUVERETO 7 gen­naio 2015 — Ho let­to del­la delib­er­azione del comune di Sas­set­ta con la quale si isti­tu­isce il “Mar­chio di iden­tità” che potrà essere rilas­ci­a­to a tutte quelle pro­duzioni o altro di stret­ta prove­nien­za del luo­go come mar­chio di riconosci­men­to del val­ore del luo­go e del­la sua prove­nien­za.
Voglio esprimere tut­ta la mia sod­dis­fazione e le mie con­grat­u­lazioni al Sin­da­co Luciano Cen­cioni, alla giun­ta munic­i­pale e tut­to il con­siglio comu­nale per ques­ta scelta impor­tante che val­oriz­za una gius­ta prove­nien­za di prodot­ti o servizi che pos­sono fare e dimostrare le dif­feren­ze date appun­to da quelle speci­ficità che sono pre­sen­ti in ogni luo­go e che dis­tin­guono l’uno dalle altre.
In questo mon­do di sci­agu­ra­ta glob­al­iz­zazione, che tut­to vor­rebbe omologa­to a sapori e saperi, sen­za dif­feren­ze e sen­za ani­ma delle cose, la scelta del “Mar­chio di iden­tità” suona pro­prio come riv­inci­ta su ciò che siamo e che vogliamo sal­va­guardare per garan­tire futuro con una forte capac­ità di offrire appun­to quei saperi e sapori che pos­sono derivare solo dal­la prove­nien­za locale. Quegli stes­si saperi e sapori che altrove non potran­no mai essere uguali, pro­prio per­ché nati e orga­niz­za­ti altrove, dove la loro forza è quel­la dell’essere pre­sen­ti in pri­ma fila, non per inseg­nare ma sem­plice­mente per ele­vare le speci­ficità ogget­tive al ruo­lo gius­to di pro­pos­ta e offer­ta.
Caro Sin­da­co, questo è guardare avan­ti, questo è ammin­is­trare, il saper cioè intro­durre quelle cose che han­no un cos­to esclu­si­va­mente cul­tur­ale e sociale, ma che dis­tin­guono l’essere di una comu­nità che guardan­do avan­ti cer­ca di dare un con­trib­u­to effet­ti­vo al domani che i nos­tri gio­vani aspet­tano e per il quale han­no davvero tut­ti i dirit­ti, ma che, trop­po spes­so, trovano negati dagli oppor­tunis­mi e dagli ego­is­mi che non esaltano il bel­lo e il gius­to, ma si per­dono nel­la affan­nosa ricer­ca del solo “io”.

Wal­ter Gasperi­ni

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