L’ex deputato: dalla fabbrica a Montecitorio

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ENZO POLIDORI è nato a Piom­bi­no il 21 novem­bre 1936. E’ sta­to dep­u­ta­to nel­la nona e dec­i­ma leg­is­latu­ra, dal luglio del 1983 all’aprile 1992 aderen­do pri­ma al grup­po del PCI e poi a quel­lo del PDS. In nove anni ha fir­ma­to, insieme ad altri, 83 prog­et­ti di legge ed è inter­venu­to 9 volte in aula. Ha fat­to parte delle com­mis­sioni bilan­cio-pro­gram­mazione, finanze e per la ristrut­turazione e ricon­ver­sione indus­tri­ale dei pro­gram­mi delle parte­ci­pazioni statali. Dopo il diplo­ma alle Indus­tri­ali, entrò all’Ilva dove rimase sino al 1970 svol­gen­do anche incar­ichi sin­da­cali. Nel 1960 entrò nel Pci rico­pren­do impor­tan­ti ruoli. Diven­tò pri­mo cit­tadi­no piom­bi­nese nel 1976. La sua elezione alla Cam­era venne carat­ter­iz­za­ta dal­l’ot­ti­mo risul­ta­to di 8000 pref­eren­ze nel­la sola Piom­bi­no. Pro­fon­do appas­sion­a­to di cal­cio, Poli­dori vive oggi da pen­sion­a­to nel­la sua Piom­bi­no.

Per tan­ti la fab­bri­ca è sta­ta una palestra di vita, un luo­go non solo di lavoro ma anche di for­mazione umana, pro­fes­sion­ale e spes­so polit­i­ca. E’ sta­to così anche per Enzo Poli­dori che, dopo il diplo­ma alle scuole indus­tri­ali var­cò i can­cel­li dell’Ilva. Allo­ra il futuro sin­da­co e poi dep­u­ta­to non ave­va anco­ra vent’anni e, amante del pal­lone, mai avrebbe pen­sato agli impeg­ni che nel futuro avreb­bero carat­ter­iz­za­to la sua vita. In fab­bri­ca Poli­dori rimase fino al 1970 e, in oltre un decen­nio, maturò le sue prime vere espe­rien­za, sin­da­cali e politiche, due momen­ti che allo­ra più di oggi era dif­fi­cile sep­a­rare. Conobbe ami­ci di grande spes­sore morale, civile e pro­fes­sion­ale, per­sone che non svol­gevano ruoli di coman­do, ma che, per la loro pro­fes­sion­al­ità e il loro impeg­no, den­tro e fuori la fab­bri­ca, era­no pun­ti di rifer­i­men­to impor­tan­ti per i lavo­ra­tori e non solo per loro.

Fu qua­si scon­ta­ta l’adesione di Enzo al Pci. Avvenne nel 1960 in anni duri seg­nati dal gov­er­no Tam­broni e da acce­si con­trasti; un impat­to con la polit­i­ca dei par­ti­ti che Poli­dori riuscì a super­are anche gra­zie all’esperienza sin­da­cale che lo ave­va por­ta­to a conoscere impor­tan­ti diri­gen­ti come Luciano Lama e Bruno Trentin.

Dal ’69 al ’70 a Piom­bi­no e nel ter­ri­to­rio si aprì un grande dibat­ti­to sul­la qual­ità e quan­tità del­lo svilup­po indus­tri­ale e con­tem­po­ranea­mente ci si inter­rogò sulle prospet­tive di cresci­ta del movi­men­to coop­er­a­ti­vo.

Ne furono pro­tag­o­nisti il Comune con il sin­da­co Rodol­fo Gio­vanel­li, il sin­da­ca­to sot­to la direzione di Lido Gonnel­li, il Par­ti­to comu­nista guida­to allo­ra da Rolan­do Tam­buri­ni, la Coop al cui ver­tice era­no Fer­nan­do Avun­ti e Anto­nio Minel­li.

Dice oggi Poli­dori: “Quel peri­o­do l’ho vis­su­to a Roma; segui­vo un cor­so alle Frat­toc­chie, la scuo­la del par­ti­to, per­ché mi era sta­to chiesto di parte­ci­pare alla cam­pagna elet­torale nel Lazio. Non c’è dub­bio però che anche per me quel­lo fu un momen­to di grande ric­chez­za polit­i­ca. Da quel con­fron­to emerse l’esigenza di uno svilup­po del­la Coop e di un con­teni­men­to del­l’es­pan­sione indus­tri­ale ver­so la cit­tà, ma soprat­tut­to ci fu un ricam­bio direzionale impor­tante, sig­ni­fica­ti­vo per la cresci­ta di un nuo­vo grup­po diri­gente, soprat­tut­to a liv­el­lo politi­co.
Rodol­fo Gio­van­nel­li venne elet­to in Regione, Ronal­do Tam­buri­ni diven­tò sin­da­co di Piom­bi­no e io fui chiam­a­to, come fun­zionario, a dirigere il PCI”.
Da quel momen­to iniz­iò la car­ri­era polit­i­ca di Enzo. Il par­ti­to riuscì a crescere, ci furono battaglie impor­tan­ti a liv­el­lo nazionale come quel­la del ref­er­en­dum sul divorzio e local­mente fu grande l’im­peg­no per affrontare la ques­tione di Barat­ti e per oppor­si al famoso “prog­et­to “Pun­ta Ala”.
“Davvero – sot­to­lin­ea oggi Poli­dori — in quegli anni emersero idee nuove e si affer­mò un grup­po diri­gente gio­vane che fece del­la tutela del ter­ri­to­rio, del suo recu­pero e di uno svilup­po equi­li­bra­to e sosteni­bile la con­dizione per una futu­ra e seria pro­gram­mazione eco­nom­i­ca e ter­ri­to­ri­ale.
Il 1975 fu carat­ter­iz­za­to dall’elezione di Poli­dori a sin­da­co con Fabio Bal­das­sar­ri alla direzione del Par­ti­to comu­nista e con la pre­sen­za in giun­ta di gio­vani asses­sori come Pao­lo Benes­peri e Ste­fano San­na. “Vivem­mo – ricor­da Enzo – un momen­to politi­co inten­so e molto sig­ni­fica­ti­vo, una fase che col­locò Piom­bi­no e la Val di Cor­nia, per capac­ità prog­et­tuale e di gov­er­no, all’attenzione del Paese”.
Non c’è dub­bio che l’esperienza alla gui­da del Comune spi­anò la stra­da per l’elezione di Poli­dori alla Cam­era dei dep­u­tati nelle elezioni del 1983.
“Por­tam­mo avan­ti – dice il dep­u­ta­to — una cam­pagna elet­torale fat­ta soprat­tut­to di con­tat­ti diret­ti, di riu­nioni di caseg­gia­to, di incon­tri con le cat­e­gorie eco­nomiche; del resto era­no quel­li gli anni in cui la parte­ci­pazione, il rap­por­to con la cit­tà e il ter­ri­to­rio era­no alla base dell’impegno politi­co. Una cam­pagna elet­torale, solo appar­ente­mente sem­plice, per un ter­ri­to­rio come il nos­tro, ma al con­trario dura e impeg­na­ti­va, per­ché l’obiettivo era par­lare a tut­ti e soprat­tut­to par­lare di con­tenu­ti e a poco ser­vi­va criti­care gli avver­sari, loro ave­vano già altri stru­men­ti di comu­ni­cazione. Oggi, è vero, sono cam­biati i tem­pi, gli stru­men­ti di comu­ni­cazione sono sicu­ra­mente diver­si, ma se devo esprime il mio sta­to d’animo, cre­do, per esem­pio, che il con­fron­to fra Ren­zi e Bersani sia sta­to e sia uno dei pochi momen­ti che mi ha fat­to riv­i­vere, con una cer­ta pas­sione e vivac­ità, quel­la cam­pagna elet­torale”.
La cam­pagna elet­torale di oggi invece non entu­si­as­ma l’ex sin­da­co: “Cer­to – dice — c’è da parte mia come in tan­tis­si­mi altri la con­vinzione che vivi­amo un momen­to di grande tur­bolen­za, ma non pos­so dire che ques­ta cam­pagna elet­torale mi entu­si­as­mi, vor­rei che emergesse con più chiarez­za un’idea di cam­bi­a­men­to, il reale bisog­no che ha il Paese di voltare pag­i­na, di incom­in­cia­re a costru­ire un per­cor­so nuo­vo di cresci­ta e parte­ci­pazione sociale. Moral­mente e politi­ca­mente mi sen­to comunque impeg­na­to in questo sfor­zo, mag­a­ri chieden­do di guardare di più alla soci­età civile, non per svilire il ruo­lo dei par­ti­ti che sono anco­ra la lin­fa del­la democrazia, ma per­ché la soci­età civile sia vista e vis­su­ta conc­re­ta­mente come un nuo­vo pro­tag­o­nista nel­la democrazia e nel­la rap­p­re­sen­tan­za”.

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