L’inizio della legislatura tra coscienza e politica
Molti neoeletti parlamentari di questa legislatura sono candidati della cosiddetta “società civile” o, per capirsi meglio, soggetti che non hanno mai, o quasi, avuto esperienze politiche.
I primi giorni di ogni legislatura sono assai impegnativi, i primi poi lo sono all’ennesima potenza.
Proviamo allora a seguire da vicino il percorso del nostro neo eletto che per comodità battezziamo Stiletti Libero. Partiamo con il rito dell’ingresso al Parlamento del neo deputato o del neo senatore (in questa fase le regole nei due rami sono simili). Non ci dovrebbero essere problemi, magari un po’ di legittima ansia che solo degli irresponsabili potrebbero non avere.
Una volta compiute le prassi di rito (foto, attribuzione di vari pass per gli edifici istituzionali, esenzioni ecc.) l’eletto dovrà dichiarare di quale gruppo parlamentare far parte (solitamente è quello del partito con cui è stato eletto). E’ bene ribadire che l’appartenenza ad un gruppo parlamentare non obbliga ad una qualsivoglia disciplina di voto perché, sulla base di un principio affermato dalla rivoluzione francese e ripreso dalla Costituzione (articolo 67), non esiste un vincolo di mandato per il parlamentare. Insomma il parlamentare deve rendere conto solo alla sua coscienza ed ai suoi elettori.
Nella prima seduta dovrà essere eletto il Presidente della Camera o del Senato: si parte con una maggioranza necessaria dei 2/3 per arrivare alla quarta votazione nella quale basta la maggioranza dei presenti. Meglio avvertire il neodeputato che questa votazione è importantissima sia dal punto di vista funzionale (senza Presidente la legislatura non comincia) sia dal punto di vista politico perché eleggere l’uno o l’altro deriva da una scelta politica di alleanze tra forze politiche che per altro verso trova riscontro anche nella costituzione del nuovo governo e nella conseguente espressione di fiducia verso lo stesso esecutivo.
Stiletti Libero non può esimersi dal ragionare politicamente.
La fiducia per concretizzare una maggioranza politica è preceduta dalla prassi per dar vita ad un nuovo governo. È il Presidente della Repubblica a conferire, attraverso consultazioni con le singole forze politiche e con alte cariche istituzionali, l’incarico per la formazione di un nuovo esecutivo. Se il tentativo andrà a buon fine il presidente del Consiglio incaricato si presenta con il suo programma e la sua compagine ai due rami del Parlamento per chiedere la fiducia . E così Stiletti Libero si trova di fronte alla sua prima importante votazione, dalla quale, al limite, può dipendere la vita o la morte di un possibile governo.
Di nuovo un’altra scelta politica.
L’inizio di questa legislatura coincide con l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica. La Costituzione stabilisce che trenta giorni prima che scada il mandato del vecchio presidente, il Presidente della Camera dei deputati convoca in seduta comune il Parlamento e i delegati regionali, per eleggere il nuovo Capo dello stato. Siamo così giunti al 15 aprile. Il Presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. L’elezione ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta. Il nostro Stiletti Libero deve stare molto attento perché qui ricompare la politica più di quando egli non abbia immaginato. Diverse anche in queste caso le opzione: si vuole eleggere un Presidente che rappresenti la maggioranza più larga possibile? Si vuole connotare l’elezione con una più marcata appartenenza ad una parte politica più ristretta? Ci sono accordi non sempre facili da trovare e non di rado il nuovo Presidente esce dopo un bel po’ di votazioni. E tutto deriva da considerazioni politiche.
No Stiletti Libero della politica non può proprio fare a meno.