L’inversione a U dell’economia circolare

· Inserito in Spazio aperto

CAMPIGLIA 2 dicem­bre 2016 — Tut­to come pre­vis­to. Per sette anni Sin­da­co e mag­gio­ran­za Pd di Campiglia si sono opposti alle richi­este di dis­cutere in Con­siglio Comu­nale sul futuro delle cave. In poche ore, di fronte ad un odioso ricat­to occu­pazionale, han­no acconsen­ti­to al pro­l­unga­men­to del­la con­ces­sione del­la cava di Monte Calvi (in sca­den­za nel 2018) fino al pieno esauri­men­to del giaci­men­to, non solo del micro­cristalli­no pre­gia­to, ma di tut­to ciò che si sca­va. Sin­da­co e giun­ta pre­sen­ter­an­no la pro­pos­ta al Con­siglio Comu­nale, la mag­gio­ran­za approverà e addio ai buoni proposi­ti di avviare vir­tu­osi pro­ces­si di ricon­ver­sione. Pos­sono aspettare l’ ”econo­mia cir­co­lare” basa­ta sul recu­pero dei rifiu­ti indus­tri­ali in luo­go degli iner­ti di cava; può aspettare il par­co archeominerario costret­to ad una dif­fi­cile con­viven­za con la cava e a rin­un­cia­re agli obi­et­tivi di ampli­a­men­to pre­visti da decen­ni nei piani urban­is­ti­ci; può aspettare il tur­is­mo che, ad di là del­la tas­sa di sog­giorno, sem­bra importare pochissi­mo al Comune di Campiglia.
A Campiglia è sta­to fat­to l’opposto di quan­to sot­to­scrit­to con la Regione nel 2000. In quell’accordo c’era l’impegno a ridurre le escav­azioni dalle colline campigliesi e a dare avvio alla costruzione dell’impianto TAP, ora ril­e­va­to dal­la soci­età Rima­te­ria, che dove­va recu­per­are rifiu­ti indus­tri­ali in sos­ti­tuzione degli iner­ti di cava. Per la cava di Monte Calvi l’intreccio per­ver­so tra polit­i­ca e affari ha por­ta­to il Comune ad atti ben diver­si. Nel 2002 (sin­da­ca Velo) venne autor­iz­za­to il rad­doppio delle escav­azioni por­tan­dole da 4 a 8 mil­ioni di metri cubi. Ora Sin­da­co e mag­gio­ran­za Pd si accin­gono a pro­rog­a­re le con­ces­sioni fino al com­ple­to esauri­men­to delle escav­azioni rad­doppi­ate sen­za indi­care nep­pure un lim­ite tem­po­rale.
Ormai i cit­ta­di­ni di Campiglia si sono abit­uati alle retro­marce dei suoi ammin­is­tra­tori. A set­tem­bre 2015 la Sin­da­ca Sof­frit­ti, sostenu­ta dal seg­re­tario Pd Fabi­ani, dichiar­a­va alla stam­pa: “Le attiv­ità estrat­tive devono avere un ter­mine e diventare una pre­sen­za resid­uale e i piani di colti­vazione approvati devono seg­nare uno spar­ti­acque tra un pas­sato in cui le attiv­ità estrat­tive rap­p­re­sen­ta­vano un mod­el­lo di svilup­po più nove­cen­tesco e un futuro in cui la dife­sa del­l’am­bi­ente sia un pun­to fer­mo e l’im­pren­di­to­ria mod­er­na sia basa­ta sul riu­so e rici­clo dei mate­ri­ali”. Non ser­vono com­men­ti.
Lo dici­amo da anni. A noi, come a chi­unque dota­to di buon sen­so, sta a cuore la sorte dell’occupazione, sia dei lavo­ra­tori delle cave sia degli altri set­tori eco­nomi­ci del nos­tro ter­ri­to­rio. Ci siamo sem­pre dichiarati pron­ti ad affrontare i prob­le­mi del­la ricon­ver­sione, guardano al futuro e non solo al pas­sato. Ci siamo bat­tuti per avviare in tem­po il con­fron­to sulle cave, sapen­do benis­si­mo che le imp­rese avreb­bero gio­ca­to il ricat­to occu­pazionale. La mag­gio­ran­za Pd l’ha invece colpevol­mente atte­so per assec­on­dare gli inter­es­si dei cava­tori e non cer­to quel­li gen­er­ali del ter­ri­to­rio e dell’economia. Ques­ta è la pro­fon­da dif­feren­za che ci divide da chi gov­er­na il Comune di Campiglia.

Comune dei Cit­ta­di­ni

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