Liste d’attesa: l’Asl inverta la rotta, dice la Cgil

· Inserito in Teoria e pratica

PIOMBINO 8 giug­no 2019 — L’Asl deve cer­care di abbat­tere le liste d’at­te­sa nel­la san­ità impeg­nan­dosi ancor di più nel raf­forza­men­to del sis­tema pub­bli­co e non striz­zan­do l’oc­chio al pri­va­to. Le notizie cir­co­late a mez­zo stam­pa in queste ore però ci pre­oc­cu­pano non poco. Sem­bra che la direzione del­l’Asl stia met­ten­do a dis­po­sizione di alcune strut­ture pri­vate con­ven­zion­ate i pro­pri pro­fes­sion­isti per invogliare i cit­ta­di­ni anco­ra in lista d’at­te­sa a riv­ol­ger­si a tali realtà. Tut­to ciò è incon­cepi­bile. La deci­sione del­l’azien­da potrebbe oltre­tut­to avere con­trac­colpi neg­a­tivi impor­tan­ti anche in relazione al man­ten­i­men­to delle spe­cial­is­tiche negli ospedali per­iferi­ci e in relazione alla costruzione del bud­get di spe­sa affida­to ogni anno ai vari dipar­ti­men­ti. Il com­por­ta­men­to del­l’Asl è inam­mis­si­bile anche per­chè avvenu­to in maniera uni­lat­erale. Sen­za con­tare che pro­prio in tema delle liste d’at­te­sa esistono accor­di che preve­dono un con­fron­to con le orga­niz­zazioni sin­da­cali. Il pas­so del­l’Asl – è bene pre­cis­ar­lo – è inoltre da con­sid­er­ar­si non in lin­ea a quan­to pre­vis­to dal­la delib­era regionale. Essa prevede infat­ti che nel pri­va­to non si pos­sano eseguire inter­ven­ti di natu­ra com­p­lessa come ad esem­pio quel­li riguardan­ti le prote­si del­l’an­ca. Neanche l’in­ter­ven­to di dipen­den­ti pub­bli­ci in strut­ture pri­vate è pre­vis­to.
Da parte del­l’azien­da serve un’in­ver­sione di rot­ta. I dati in nos­tro pos­ses­so ci con­fer­mano che gli ospedali per­iferi­ci di Ceci­na e Piom­bi­no pos­sono anco­ra dare un con­trib­u­to impor­tante per l’ab­bat­ti­men­to delle liste d’at­te­sa: le loro sale oper­a­to­rie non ven­gono infat­ti sfrut­tate per tut­ta loro disponi­bil­ità. Il prob­le­ma è invece la man­can­za di pro­fes­sion­isti: il nos­tro ter­ri­to­rio infat­ti scon­ta numeri molto piu bassi di altre realtà. Per­chè dunque invece di inviare i medici locali al San Camil­lo non si inviano in tali strut­ture dove oltre­tut­to in caso di dif­fi­coltà sono pre­sen­ti sale di rian­i­mazione? Chiedi­amo dunque all’Asl di inviare per­son­ale in queste strut­ture pub­bliche per pot­er sod­dis­fare la doman­da dei cit­ta­di­ni. Bisogna a tal propos­i­to sot­to­lin­eare che la stes­sa Fp-Cgil ha recen­te­mente aper­to lo sta­to d’ag­i­tazione pro­prio per denun­cia­re la caren­za di medici e gli ele­vati carichi di lavoro affi­dati al per­son­ale pre­sente: è pro­prio a causa delle man­cate risposte da parte del­l’azien­da che lo sta­to d’ag­i­tazione res­ta aper­to.
Ci auguri­amo dunque che l’Asl fac­cia un pas­so indi­etro e rive­da le pro­prie scelte. In caso con­trario annun­ci­amo che a par­tire dal­la prossi­ma set­ti­mana siamo pron­ti a lan­cia­re inizia­tive di protes­ta a tutela del­la san­ità pub­bli­ca e dei cit­ta­di­ni.

Mon­i­ca Cav­alli­ni, vice­seg­re­taria gen­erale Cgil provin­cia di Livorno

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