ll pomodoro è una risorsa: non basta un dibattito

· Inserito in Spazio aperto

CAMPIGLIA MARITTIMA 13 set­tem­bre 2018 — Gli allar­mi dei pro­dut­tori di pomodori e del grup­po Pet­ti non giun­gono inaspet­tati. Indub­bi­a­mente la sic­c­ità nel 2017 e le ecces­sive piogge nel 2018 han­no accen­tu­a­to le dif­fi­coltà, ma le fragilità del­la fil­iera pro­dut­ti­va del pomodoro in Val di Cor­nia  sono pre­sen­ti da tem­po. Tra queste la crit­ic­ità del sis­tema di approvvi­gion­a­men­to idri­co per gli usi agri­coli; le lim­i­tazioni ambi­en­tali del­lo sta­bil­i­men­to di Ven­tu­ri­na (ormai inglo­ba­to nell’abitato); la man­can­za di soli­di accor­di tra agri­coltori e azien­da di trasfor­mazione per svilup­pare la fil­iera cor­ta del pomodoro toscano.
Abbi­amo salu­ta­to con sod­dis­fazione la svol­ta che il grup­po Pet­ti ha impres­so alle pro­prie strate­gie. Vedere nei campi i cartel­li che indi­ca­vano che quei pomodori sareb­bero sta­ti lavo­rati nel­lo sta­bil­i­men­to di Ven­tu­ri­na è sta­to un salto di qual­ità ril­e­van­tis­si­mo e indi­ca una stra­da che, a nos­tro giudizio, deve essere perse­gui­ta con tena­cia, nell’interesse dei pro­dut­tori, dell’azienda di trasfor­mazione e dei con­suma­tori. La sfi­da del mer­ca­to glob­ale, anche in cam­po agroal­i­menta­re, si può vin­cere solo pun­tan­do sul­la qual­ità del prodot­to e sull’abbattimento dei costi di trasporto. Non rius­ci­amo a vedere altra soluzione. Il pomodoro è una delle risorse agroal­i­men­ta­ri  di cui disponi­amo stori­ca­mente, qui e più in gen­erale nel­la Toscana. Su ques­ta risor­sa, come su altre del set­tore agri­co­lo, è pos­si­bile costru­ire una sol­i­da econo­mia. Nel dibat­ti­to di questi giorni è sta­to evi­den­zi­a­to che tra dipen­den­ti del­lo sta­bil­i­men­to e indot­to nel set­tore agri­co­lo, la fil­iera del pomodoro dà lavoro nel­la nos­tra zona a cir­ca 2000 occu­pati tra fis­si e sta­gion­ali. Si trat­ta di una realtà impor­tante che deve essere dife­sa e svilup­pa­ta con il con­cor­so di tut­ti i sogget­ti coin­volti.
I sogget­ti pub­bli­ci devono garan­tire migliori con­dizioni per l’approvvigionamento e la dis­tribuzione dell’acqua nelle cam­pagne. È del­lo scor­so anno l’ipotesi di uti­liz­zare per usi irrigui le acque reflue del “Cor­nia indus­tri­ale”, una con­dot­ta pub­bli­ca costru­i­ta per la for­ni­tu­ra di acqua all’industria siderur­gi­ca che oggi finisce in mare.  Così  come va affronta­to il trasfer­i­men­to del­lo sta­bil­i­men­to in aree idonee per ottimiz­zare e ampli­are la pro­duzione. Per questo nel 2012 fu sot­to­scrit­to un pro­to­col­lo d’intesa tra Regione Toscana, Provin­cia di Livorno, Comune di Campiglia Marit­ti­ma, ATO 5 Toscana Cos­ta, ASA spa e Ital­ian Food sec­on­do il quale il trasfer­i­men­to dove­va iniziare nel 2014. Così non è anda­ta.
Inoltre, la fil­iera del pomodoro non ha mai trova­to spazio nei tan­ti accor­di di pro­gram­ma nazion­ali sot­to­scrit­ti sin dal 2014 per affrontare la crisi pro­dut­ti­va ed occu­pazionale del­la zona, tut­ti ori­en­tati solo sul com­par­to siderur­gi­co e, addirit­tura, nel caso del piano Afer­pi, sul­la costruzione di una non meglio pre­cisa­ta agroin­dus­tria sul por­to di Piom­bi­no per la lavo­razione di prodot­ti africani. Ipote­si fal­li­ta, come tut­to il piano Afer­pi. Si è guarda­to a ipote­si prive di fon­da­men­to, trascu­ran­do ciò che ave­va­mo sot­to gli occhi. Il Comune di Campiglia è sem­pre man­ca­to a quei tavoli. Comune di Piom­bi­no e Regione, che ai tavoli c’erano, han­no trascu­ra­to una risor­sa che esiste e che offre ril­e­van­ti oppor­tu­nità occu­pazion­ali.
Agli agri­coltori e al grup­po Pet­ti spet­ta il com­pi­to di definire pat­ti che garan­tis­cano nel tem­po quan­tità e qual­ità del­la mate­ria pri­ma, pre­sup­pos­to fon­da­men­tale per lo svilup­po del­la fil­iera pro­dut­ti­va. Ques­ta volon­tà è sta­ta espres­sa dal grup­po Pet­ti. Ci auguri­amo che si real­izzi nel rispet­to rec­i­pro­co degli inter­es­si di chi pro­duce e di chi trasfor­ma il pomodoro. Un ruo­lo può svol­ger­lo anche la grande dis­tribuzione, pro­muoven­do e soste­nen­do prodot­ti locali di qual­ità; cosa che oggi non sem­bra acca­da come sarebbe aus­pi­ca­bile.
Tut­to questo richiede mag­giore impeg­no e capac­ità di gov­er­no. Non c’è dub­bio che rap­p­re­sen­ti una sfi­da, ma, come tutte le sfide, non si vince  se si sta alla fines­tra a guardare o, peg­gio anco­ra, s’ignora l’esistenza stes­sa del­la risor­sa da val­oriz­zare, come purtrop­po è già accadu­to.

Comune dei Cit­ta­di­ni

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