Lo Stato assuma il controllo dello stabilimento

PIOMBINO 22 aprile 2018 — Ringrazi­amo il quo­tid­i­ano “il Tir­reno” e l’estensore dell’articolo sug­li incon­tri tra Jin­dal e le varie par­ti politiche per aver tolto, almeno a noi, ogni dub­bio sulle volon­tà del­la multi­nazionale indi­ana.
Vedi­amo di rias­sumer­le e di trarne da cias­cu­na le con­seguen­ze:

  • Il ter­mine di fine aprile per la pre­sen­tazione di uno strac­cio di piano Indus­tri­ale non ver­rà rispet­ta­to. Nonos­tante la loda­ta “seri­età” dell’interlocutore affer­ma­ta da tutte le fonti politiche che lo han­no incon­tra­to (lui o i suoi rap­p­re­sen­tan­ti), siamo di nuo­vo alla tat­ti­ca del rin­vio “tec­ni­co”. A dimostrazione che questi sono i com­por­ta­men­ti nor­mali delle multi­nazion­ali le quali, sen­ten­dosi (ed essendo) al di sopra di ogni con­testo legale, si fan­no le pro­prie regole e le impon­gono a tut­ti.
  • Il quadro prospet­ta­to è la ripresa del­la lam­i­nazione dei tre treni esisten­ti, con semi­prodot­ti prove­ni­en­ti da altri impianti JSW. Qui le con­seguen­ze sono due:
    il numero di occu­pati sarà larga­mente infe­ri­ore al numero nec­es­sario per pot­er uti­liz­zare i con­trat­ti di sol­i­da­ri­età, las­cian­do la mag­gior parte dei lavo­ra­tori con il solo ammor­tiz­za­tore sociale, asso­lu­ta­mente insuf­fi­ciente e rap­p­re­sen­tan­do un nuo­vo, con­sis­tente aggravio dei con­ti del­lo Sta­to;
    JSW potrà importare i suoi semi­prodot­ti in Italia (e quin­di in Europa) sen­za pagare tasse di impor­tazione e quin­di real­iz­zan­do enor­mi guadag­ni sul val­ore aggiun­to.
  • Le demolizioni ipo­tiz­zate sono fun­zion­ali al solo uti­liz­zo stoccag­gio per semi­la­vo­rati e prodot­ti fini­ti, sen­za nes­sun vero piano di uti­liz­zo. La con­seguen­za: il por­to sarà anco­ra una vol­ta ostag­gio del­la multi­nazionale.
  • JSW non accetta che il ruo­lo di sorveg­lian­za del gov­er­no si pro­l­unghi. Vuole asso­lu­ta mano lib­era. Come pri­ma con­seguen­za questo ci ripor­ta a quan­to dice­va­mo sull’importazione di semi­la­vo­rati sen­za tas­sazione: sen­za un adegua­to con­trol­lo sarebbe facile per JSW super­are la proibizione di vendere anche semi­la­vo­rati (ormai pro­pri­età di una conso­ci­a­ta) in Italia e/o in Europa. Altra con­seguen­za, gravis­si­ma per i lavo­ra­tori, sarà il non rispet­to di regole di orga­niz­zazione del lavoro, di orari, di norme di sicurez­za con rel­a­ti­va­mente alta impunità (som­ma­ta al ricat­to rap­p­re­sen­ta­to da una mas­sa ele­va­ta di lavo­ra­tori “di ris­er­va”).
  • L’avevamo già det­to in altre occa­sioni: JSW sta facen­do un tour politi­co (Comune, Regione, Sta­to) final­iz­za­to ad ottenere finanzi­a­men­ti (in for­ma diret­ta o indi­ret­ta: facil­i­tazioni, garanzie di vario tipo) per non dover pagare Cevi­tal e soprat­tut­to per non parte­ci­pare in nes­suna for­ma al finanzi­a­men­to delle boni­fiche. La con­seguen­za è sem­pre la stes­sa: lo Sta­to paga per sven­dere il pat­ri­mo­nio indus­tri­ale!
  • Dul­cis in fun­do, JSW dichiara che sì, è inter­es­sa­ta a fare una nuo­va acciaieria, ma ha bisog­no di almeno 18 mesi per fare lo stu­dio di fat­tibil­ità. Cioè per dirci se è vero che farà l’acciaieria!! Ma noi siamo pessimisti/realisti e già ci immag­ini­amo il Dott. Azzi (ripesca­to da JSW) dirci tra due anni: “Neanche Mago Mer­li­no…”.
    In ogni caso la sti­ma più ottimista è di quat­tro anni per avere una acciaieria. Chi crede che il ter­ri­to­rio pos­sa resistere? Cer­ta­mente non i lavo­ra­tori, che nel frat­tem­po avran­no per­so anche il mis­ero sus­sidio rap­p­re­sen­ta­to dagli ammor­tiz­za­tori sociali; ancor meno i lavo­ra­tori dell’indotto che già l’hanno per­so o lo stan­no per­den­do. Con il por­to bloc­ca­to, con le aree ipote­cate nes­sun serio ten­ta­ti­vo di diver­si­fi­cazione sarà pos­si­bile e quin­di tut­to il set­tore di microim­p­rese (arti­giani, com­mer­cianti, liberi pro­fes­sion­isti) è des­ti­na­to a ridi­men­sion­ar­si ed in buona parte a scom­par­ire.

L’unica soluzione vera, pos­si­bile, è quel­la che lo Sta­to fac­cia valere il suo ruo­lo, con­sid­eri lo sta­bil­i­men­to di Piom­bi­no un’attività strate­gi­ca, sia dal pun­to di vista pro­dut­ti­vo che da quel­lo sociale, e ne assuma il con­trol­lo, con la nom­i­na di un Com­mis­sario Stra­or­di­nario con l’incarico non di vendere la fab­bri­ca (Piero Nar­di ci ha già prova­to e l’unico che può essere sod­dis­fat­to è lui stes­so per gli emol­u­men­ti che ha rice­vu­to), ma di rimet­ter­la in con­dizioni di pro­durre e di farne una fab­bri­ca siderur­gi­ca mod­el­lo per l’Italia. Una siderur­gia eco­com­pat­i­bile, aggan­ci­a­ta a uni­ver­sità e cen­tri di ricer­ca, non solo sci­en­tifi­ci ma anche com­mer­ciali.
Con­tem­po­ranea­mente un vero piano di boni­fiche, da real­iz­zarsi anche grad­ual­mente, aggan­ci­ate ad un Piano di Uti­liz­zo del Ter­ri­to­rio.
Ai sin­da­cati, las­ciati ai mar­gi­ni di ogni dis­cus­sione, spet­ta il com­pi­to di trasfor­mare queste indi­cazioni in una vera e pro­pria verten­za, che pon­ga i lavo­ra­tori ed il ter­ri­to­rio tut­to come pro­tag­o­nisti del loro futuro, con mobil­i­tazioni for­ti ed inci­sive. Altri­men­ti non si trat­terà solo di “pren­dere o las­cia­re”, ma di assis­tere alla morte di un intero ter­ri­to­rio

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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