Lo strabismo del Regolamento urbanistico
PIOMBINO 13 maggio 2013 — Se il Regolamento urbanistico è insieme strumento di pianificazione e programmazione è abbastanza sensato dire che quello di Piombino lo è in misura molto limitata sia perché, concepito dopo anni dall’approvazione del Piano strutturale a sua volta modificato sostanzialmente nel corso del tempo, non tiene conto di una realtà profondamente diversa sia perché inventa previsioni e mutamenti che è facile poter definire come irrealizzabili sia perché fa proprie previsioni e localizzazioni che non sono state concordate non essendo peraltro dipendenti dalla volontà del solo Comune.
Del resto lo ammette lo stesso Regolamento quando dice esplicitamente che alcune previsioni di opere e infrastrutture che comportano trasformazione non sono inserite né nella prima parte dedicata alla gestione né nella seconda di progetto e a tempo determinato. Tra queste i servizi e attrezzature di interesse o uso pubblico ed i corridoi infrastrutturali.
Si tratta, per fare solo qualche esempio, di previsioni come
1. la localizzazione di un nuovo plesso scolastico superiore contestuale alla dismissione e riconversione funzionale dell’ITI Pacinotti destinato a uffici comunali e dell’ITC Einaudi destinato a residenze e strutture ricettive,
2. il mantenimento di una ulteriore, oltre la SS 398 fino al porto, strada di accesso e collegamento al settore urbano occidentale con innesto a sud dell’abitato di Fiorentina,
3. il riassetto delle aree del nodo ferroviario urbano, l’arretramento della stazione ferroviaria a servizio della città e del porto in aree da individuare a seguito di verifiche di ordine tecnico/gestionale con FF.SS./Regione/Autorità Portuale, con conseguente perdita di connessione diretta tra trasporti ferroviari e portuali, e contestuale smantellamento della linea ferroviaria e parziale riconversione del tracciato al fine di realizzare un collegamento pedonale/ciclabile e per bus-navetta di servizio tra il centro urbano e la nuova stazione ferroviaria.
Ma due conferme sono ancor più preoccupanti.
La prima è la riproposizione integrale della variante del 2009 con la quale furono affrontati i temi della portualità, del distretto della nautica, del riassetto delle aree industriali e delle infrastrutture connesse inserendo nel Piano Strutturale previsioni di ampliamento del porto dedotte dal progetto “fanghi di Bagnoli”, cioè da un progetto irrealizzabile e comunque fallito e non scaturenti da reali previsioni di possibile sviluppo dei traffici marittimi. La stessa paradossale vicenda dello smantellamento della Costa Concordia poggiata su infrastrutture inesistenti ma solo previste ed anche il fatto che la impellente riconversione produttiva di Piombino poggi pressoché esclusivamente su previsioni infrastrutturali sovradimensionate, per le quali è ben difficile trovare finanziamenti per la realizzazione e mercati per la gestione economica, dimostrano quante conseguenze negative possano scaturire da previsioni urbanistiche immaginifiche.
La seconda riguarda proprio le aree industriali per le quali vengono mantenute le destinazioni d’uso, fondate su un piano di consolidamento e sviluppo industriale promosso dal gruppo Severstal/Lucchini nel 2007 ormai definitivamente decaduto. Con esse si permetteva il consolidamento industriale negli ambiti saturi, dove eventualmente dovevano esser permesse solo operazioni di riordino e risanamento, e se ne rinvia le specificazioni a un nuovo piano di assetto e consolidamento industriale al quale si daranno le vesti di un piano urbanistico attuativo. Insomma sarà ancora permesso l’avvicinamento della fabbrica alla città in forme e modi da vedere.
Il Regolamento Urbanistico sembra dunque affetto da strabismo: con un occhio guarda al futuro troppo lontano e con l’altro al passato tramontato.
Ma forse il Regolamento Urbanistico da solo non poteva risolvere il problema. Sarebbero state necessarie nuove idee ed il riconoscimento che di conseguenza è ormai indispensabile un nuovo strumento e cioè un nuovo Piano strutturale che tagli definitivamente i nodi con un passato di gestione urbanistica non proprio elegante.