Asiu, l’operazione autosalvataggio di Fulvio Murzi
PIOMBINO 16 febbraio 2015 — Secondo Guido Fiorini, responsabile dell’edizione locale del Tirreno, quella di sabato scorso “potrebbe essere stata l’ultima conferenza stampa” del presidente (in realtà amministratore unico) dell’Asiu, Fulvio Murzi. Il giornalista puntualizza che “una parte del Pd, Silvia Velo in testa, vuole infatti che Murzi si faccia da parte; la decisione sarà presa domani in un incontro in città”. Per domani va inteso lunedì 16 febbraio, cioè praticamente mentre scriviamo. Non abbiamo al riguardo notizie di prima mano ma l’indicazione di Fiorini non è priva di fondamento. Velatamente, nella conferenza stampa, lo stesso Murzi ha sfiorato l’argomento circa la fine del suo incarico. Lo ha fatto in maniera molto soft, della serie “tutto prima o poi finisce”. Alla luce di quel che emerge, però, le sue sfumature possono essere suscettibili di una nuova interpretazione. Tanto più che non è un mistero che alcuni gruppi all’interno del Pd sono da tempo convinti della necessità di un cambio al vertice di Asiu.
Certo sfugge la logica che oggi indurrebbe il Partito a decidere l’allontanamento di Murzi. Per esempio sarebbe difficile da spiegare un allineamento, neanche troppo velato, alle posizioni del sindaco di Suvereto Giuliano Parodi che da tempo chiede le dimissioni di Murzi e che ha sempre ricevuto pesanti critiche dal mondo diessino.
E, d’altro canto, sarebbe altrettanto difficile giustificare la rimozione di Murzi dopo aver scelto di assegnare all’amministratore unico un mese di tempo – parole dello stesso Murzi – per proporre alla proprietà, cioè ai sindaci dei cinque comuni della vallata, una soluzione alle attuali difficoltà di Asiu. Per la cronaca un mese pare che non sia ancora trascorso tanto che non esiste — ancora parole di Murzi – un piano industriale dal momento che l’amministratore unico, dopo aver illustrato le linee guida “a voce” (questa volta parole del sindaco di Piombino Massimo Giuliani pronunciate in consiglio comunale) si sarebbe impegnato a presentare il documento solo alla fine della sua verifica.
La scelta di impegnare Murzi nell’opera di salvataggio dell’Asiu ha, del resto, un carattere essenzialmente politico dal momento che i sindaci hanno deciso parallelamente di bocciare le ipotesi di radicale trasformazione e ridimensionamento degli impianti prospettate dal direttore generale dimissionario Enrico Barbarese (Murzi in conferenza stampa ha riferito che il dirigente è attualmente in ferie mentre di fatto egli sta solo attendendo un incontro per fissare i termini della sua uscita, ormai irrevocabile, dall’azienda).
Nella sostanza la proprietà di Asiu ha detto no a Barbarese per seguire Murzi e prima che Murzi indichi, nero su bianco, le proprie proposte, si starebbe decidendo di allontanarlo.
E chiaro che lo scenario presenta elementi di riflessione. Per correttezza va detto che quel che abbiamo indicato si basa su ipotesi verosimili che poggiano però solo su supposizioni assai diffuse ma non ancora suffragate da fatti ed azioni concrete. Quindi siamo i primi a voler attendere gli eventi che potranno confermare o smentire.
La conferenza stampa e i quatto falsi
Appare invece indubbio ed evidente come oggi Fulvio Murzi sia attraversando uno dei momenti meno felici della sua attività politica e più che il solito ruolo di attaccante oggi egli si impegni in quello di un arcigno difensore.
Nella conferenza stampa ha, per esempio e più volte, voluto nettamente separare gli anni della sua attività al vertice di Asiu da quelli in cui l’azienda ha visto impegnati, nel ruolo, altri responsabili. Della serie “ questo l’ho fatto io e quest’altro no”. Quando addirittura “quest’altro”, (vedi impianto del Cdr), l’amministratore unico ha dovuto subire (sue implicite considerazioni debitamente registrate). Si deve evidenziare che, senza mai nominarlo, il riferimento implicito di Murzi è sempre stato a Lorenzo Banti, alla guida dell’azienda prima dell’attuale amministratore unico.
La difesa, o se si preferisce le controdeduzioni agli attacchi al vertice Asiu, sono state affidate da Murzi a due pagine distribuite alla stampa. In esse l’amministratore evidenzia in grassetto con la scritta “FALSO” quattro situazioni mentre altre ne riporta con specifiche indicazioni a chiarimento.
Primo falso: “Il calo della raccolta differenziata dei rifiuti”.
Di fatto, come riportato anche dal nostro giornale, esiste una macroscopica differenza tra i dati pubblicati nel sito ufficiale della Regione Toscana e che registrano un evidente regresso nella differenziata e le affermazioni di Murzi (anche nel consiglio comunale di Piombino) secondo cui non ci sarebbe stata una diminuzione ma anzi una tendenza ad un aumento nella raccolta selettiva. Ha scritto l’amministratore unico: “Esiste un elemento di rottura di continuità, anno 2013, per ragioni di conteggi. Adottando soluzioni organizzative diverse (organico, cambio di procedure, ecc), pur nella conferma dei numeri assoluti, fornisce percentuali apparentemente in diminuzione. Non è così e la riprova sono le percentuali ultime che riassumono valori in incremento”.
In questo caso non si può fare a meno di puntualizzare che più che una “rottura di continuità” riferita al solo anno 2013, esiste un trend a ribasso iniziato (vedi tabelle nel nostro articolo) qualche anno prima e che continua. Per non rilevare poi che la “rottura di continuità” riguarda solo alcuni territori, come quello del Val di Cornia, e non altri che nel periodo in oggetto hanno comunque presentato valori in reale crescita.
C’è solo da augurarsi – non vogliamo dubitarne – che “le percentuali ultime”, che non si conoscono, riassumano davvero “valori in incremento”.
Secondo falso: Bilancio 2013 in sostanziale pareggio.
Scrive Murzi nella prima pagina della sua documentazione consegnata alla stampa: “Il bilancio 2013 presenta un sostanziale pareggio, salvo il credito Lucchini, che ha imposto la creazione di un fondo di accantonamento cautelativo per coprire le somme non riscosse da Lucchini nel caso in cui non ci fossero pagamenti possibili”.
Non si può non riconoscere come la crisi della Lucchini abbia inciso fortemente sulla situazione economica di Asiu e di Tap. E davvero, come Murzi ammette, chissà se addirittura si riuscirà ad ottenere dalla fabbrica il pagamento di quanto dovuto. Resta però il fatto innegabile che il bilancio consuntivo di Asiu nel 2013 presenti un deficit di oltre 500mila euro. Ed è evidente che una cosa è il passivo innegabile (forse quindi non si falsifica nulla a riferirlo) ed una cosa diversa è la motivazione per la quale a questo deficit si è giunti. Vero è che, nella seconda pagina della nota consegnata da Murzi ai giornalisti, è presente un titolo che recita: “Perdita esercizio 2013”. Quindi…
Sotto questo titolo è presente un breve testo di quattro righe in cui, ancora una volta, si ribadiscono i motivi per i quali si è giunti al deficit di bilancio nel 2013.
Terzo falso: Il Cdr comporta un aumento di tariffa.
Per il Cdr Murzi ha chiarito due elementi significativi. Il primo riguarda la tecnologia, apprezzabile quando l’impianto venne concepito all’inizio del 2000, ormai superata quando, dopo un lungo cammino nella burocrazia dei permessi e delle autorizzazioni, lo stesso impianto è stato ultimato. Il secondo elemento riguarda il fatto che l’amministratore unico attuale è giunto ad Asiu più di sette anni dopo il concepimento di un progetto chiamato Cdr. Nella sostanza Murzi ha tenuto a precisare che lui con la nascita di quell’impianto c’entra nulla mentre oggi è comunque chiamato a gestire un aggeggio di cui farebbe volentieri a meno. Il Cdr, ovvero il combustile da rifiuto, è un prodotto che nasce appunto dagli scarti e si caratterizza per essere il carburante possibile per strutture che producono solitamente energia. Quindi l’idea originaria, alla base del Cdr, era quella di riciclare i rifiuti, usarli in maniera produttiva ed evitare quanto più possibile il conferimento in discarica. Il fatto che il Cdr rappresenti oggi una tecnologia superata è dovuto alla tendenza di ricorrere alla raccolta differenziata spinta, più vantaggiosa economicamente e più efficace per la salvaguardia dell’ambiente.
Per la cronaca si deve riferire che l’impianto Cdr, che fa capo all’Asiu, non ha prodotto nulla fino a poco tempo fa. Si dà il caso però che il progetto abbia avuto un costo di oltre tre milioni di euro una parte dei quali giunti da un cofinanziamento dell’Europa, sempre giustamente pronta ad esigere la realizzazione delle opere su cui ha investito. Fatto è che un paio di mesi fa la Regione, intermediare nell’operazione di cofinanziamento, è dovuta intervenire, quasi certamente su pressione Ue, per mettere Asiu sull’avviso: produrre o restituire 1,6 milioni ottenuti per realizzare l’opera. Picchia e mena siamo così arrivati all’avvio dell’attività con il materiale che doveva essere conferito a qualcuno in grado di utilizzarlo. Non fate l’errore in cui cadono tutti ed anche noi. E’ opportuno infatti considerare che gli impianti che ricevono il Cdr effettuano un servizio di smaltimento dell’originario rifiuto quindi non pagano, quando ricevono il prodotto, ma si fanno addirittura pagare.
Va aggiunto che il Cdr realizzato a Piombino ha caratteristiche non adattabili a tutti gli impianti che usano questo tipo di combustile. Per esempio a Livorno non vogliono neanche sentir parlare del Cdr di Piombino.
Attraverso un bel po’ di mediazioni alla fine si è riusciti a stipulare un contratto con il cogeneratore che sorge a Scarlino e al quale l’Asiu avrebbe dovuto pagare 300mila euro all’anno per piazzare il proprio Cdr.
Però quando dice male, dice male. A Scarlino non si è mai potuto trasportare neanche un grammo di prodotto semplicemente perché, prima dell’arrivo dei camion da Piombino, l’impianto grossetano è stato chiuso per iniziativa della magistratura.
Oggi, come ha riferito Murzi, si sta cercando un’altra soluzione, ovvero un altro impianto disposto ad accogliere il Cdr per 50–60 mila euro l’anno. Ma non si poteva cercare prima e cioè quando è terminata la costruzione dell’impianto e cioè dal 2007?
Quale possa essere il futuro di questo progetto a Piombino non è prevedibile. L’impressione è che, se l’esperienza di questo Cdr venisse conclusa, pochi piangerebbero e molti problemi sarebbero d’un colpo risolti. Ma in Italia per aprire o chiudere anche la più minuscola ed inutile delle porte non si trovano mai le chiavi appropriate.
Murzi dice che è falsa l’affermazione secondo cui la storia del Cdr comporterebbe aumenti di tariffe per gli utenti della Val di Cornia. Nello specifico non c’è ragione per non credergli anche se una considerazione non può essere taciuta. C’è infatti da chiedersi come possa, un’azienda pubblica qual è l’Asiu, garantire un’entrata in bilancio pari alle spese di gestione di un servizio che non produce praticamente utili.
Quarto falso: assemblee, dichiarazioni ufficiali e verità.
A questo titolo l’amministratore unico di Asiu fa seguire l’affermazione circa la falsità di esternazioni evidentemente apparse sui giornali. Alcuni riferimenti si possono immaginare (Murzi ha parlato esplicitamente del sindaco di Suvereto), altri sono meno evidenti. Nell’uno e nell’altro caso confineremmo la cosa nel dibattito più o meno corretto che da sempre si svolge tra le forze politiche. Roba che ci interessa meno dei fatti vissuti e dei documenti che si possono consultare.
L’impianto Tap
Certamente più rilevante è ciò che Murzi ha riferito sulla Tap, sul conglomix, sulla nuova discarica, sui rifiuti speciali e sui criteri con cui egli intende portare fuori l’Asiu dalla critica condizione in cui si trova.
E’ evidente che con l’arrivo, verosimilmente nel 2016, del nuovo gestore dell’Ato sud, cioè di Sei Toscana, l’Asiu perderà l’attuale ruolo attivo nella raccolta dei rifiuti e quindi dovrà concentrare la propria attenzione su altri progetti con una valenza prettamente ecologica (smaltimento e recupero) e sulle bonifiche, in particolare quelle relative alla Lucchini il cui passaggio a Cevital verrà presto formalizzato.
In questa ottica, secondo l’amministratore unico, diventano essenziali una nuova discarica e la presenza di un impianto come quello della Tap, entrambi a chilometri zero dai luoghi da bonificare e dai rifiuti da trattare.
Per la nuova discarica Murzi ha preannunciato la imminente fine dell’iter burocratico relativo ad un nuovo impianto che, nell’area denominata LI 53, affiancherebbe l’attuale discarica di Poggio a Venti, ormai in esaurimento. In quest’area LI 53 insistono consistenti cumuli di rifiuti, frutto della lavorazione Lucchini. Roba senza un padre e neanche una madre e quindi senza una apparente possibilità di rimozione: non Asiu, non Piero Nardi, nominato commissario quando i cumuli già c’erano, non Cevital che non ha acquistato questi spazi.
D’altra parte però i nuovi proprietari algerini hanno tra i loro compiti l’effettuazione delle bonifiche con l’esigenza di pavimentare vaste superfici dell’attuale fabbrica.
La proposta di Murzi è un’autentica sfida senza paracadute. Secondo le affermazioni dell’amministratore di Asiu, Cevital, come molti altri, ha messo gli occhi sulla piattaforma Tap tanto da non disdegnare neanche un acquisto (“C’è la fila per questo impianto – ha detto Murzi – ma io non mi sogno neanche di cederlo”). Facendo leva su questa aspirazione l’amministratore vuole convincere gli algerini ad entrare in Tap e a promuovere un’azione per rimuovere i cumuli nell’area LI 53. Il vantaggio che Cevital otterrebbe sta, secondo Murzi, negli “enormi risparmi” che, dopo un investimento iniziale, i nuovi proprietari della fabbrica conseguirebbero dall’uso del conglomix, ricavato dal trattamento dei rifiuti accumulati nell’area della nuova discarica ed utilizzato per effettuare le pavimentazioni conseguenti alle bonifiche. In questo modo da un lato Asiu potrebbe disporre di una discarica pienamente efficiente e dall’altro si troverebbe con un impianto sostenuto da un socio “siderurgico” affidabile.
In più la Tap tornerebbe a perseguire pienamente gli scopi per i quali è nata, ovvero “dare una risposta ambientale alla smisurata produzione dei rifiuti in uscita dalla fabbrica” peraltro producendo, con gli stessi scarti, un materiale vantaggiosamente utilizzabile soprattutto in campo edilizio. E, in aggiunta, con la conseguente e consistente riduzione delle estrazioni dalle cave di Campiglia.
Su questo argomento, in conferenza stampa, un inciso non poteva mancare. Murzi ha infatti puntualizzato che quando la Tap è nata lui in Asiu non c’era. In quella prima fase l’impianto realizzava un prodotto denominato Cic che nasceva dall’impiego, per oltre il 30 per cento, di materiali inerti provenienti dalle cave. Altro che diminuzione di estrazioni. Quando il predecessore dell’attuale amministratore ha lasciato il posto (“per presunto conflitto di interesse” – è stato detto in conferenza stampa), Murzi ha riferito di aver subito abbandonato il primitivo progetto su cui lavoravano quattro diversi professionisti per promuovere quello orientato verso la produzione di conglomix, la cui realizzazione richiede solo l’uno per cento di materiali usciti da demolizioni e quindi da recupero. Chiarissimo il messaggio: altri non hanno ridotto le escavazioni, io invece sì.
Più o meno quello che è stato riferito riguardo ai rifiuti speciali che nel 2008, quando Murzi ha assunto l’incarico di amministratore unico, venivano conferiti in discarica nella misura di 125.722 tonnellate che sono state ridotte a 15.431 nel 2013 con un calo dell’87%.
Indicando i motivi circa il mancato impiego di conglomix nei consistenti lavori al porto Murzi ha ovviamente fatto riferimento alla crisi della Lucchini che ad un certo punto non ha più fornito i materiali di scarto necessari a far funzionare la Tap.
E’ evidente, al di là di tutto, che il progetto di rilancio di Asiu da parte di Murzi poggia su presupposti che quanto meno non prevedono piani B. Ovvero il ruolo di Cevital nei propositi dell’amministratore unico diventa fondamentale ed esclusivo al punto che non è fuori luogo chiedersi cosa sarebbe accaduto se il gruppo algerino non fosse improvvisamente spuntato sullo scenario piombinese. E non appare certo scontata una risposta affermativa di mister Rebrab per un impegno anche in Tap non fosse altro che per una questione di buon senso: gli algerini, pur arrivati da poco, sono stati associati ai business più diversi: acciaierie con i forni elettrici, polo agro alimentare, hotel Centrale, stoccaggi ed usi diversi del porto, una vetreria, import di elettrodomestici dalla Francia, arrivo di auto da una concessionaria operante in Algeria ed ora anche la Tap. Probabilmente anche un gruppo pur solido come Cevital avrà i suoi limiti e soprattutto i propri piani operativi che non saranno certo quelli di un’organizzazione assistenziale ma di una società che giustamente punta al profitto.
E’ stato detto poi che il conglomix è gratificato da ogni certificazione che ne garantisce l’uso. Certamente è così ma da questo ad una affermazione sul mercato il passo è lungo. Senza contare e voler dare poi eccessivo peso alle voci relative a qualche problemino nell’utilizzo del materiale che non sarebbe facilissimo da trasportare senza che rapidamente si solidifichi pregiudicandone l’impiego, così come si disse del Cic. Un elemento su cui non esistono conferme ma neanche smentite.
Per Murzi l’alternativa al suo piano, ovvero la vendita immediata di Tap, comporterebbe sicuramente un entrata per Asiu ma contemporaneamente una più consistente uscita per far fronte, in una unica soluzione, a tutti gli impegni assunti per finanziare l’investimento.
Come dire: condannati a tenercela anche se, incassando al momento poco o nulla, costa ad Asiu 80–100mila euro al mese che, con una serie di valutazioni e operazioni contabili, Murzi ha detto di aver comunque recentemente ridotto a 10–15mila.
Il problema Asiu può essere Murzi? Io credo che sia un falso problema, ma chi indica le persone nelle aziende pubbliche, quanti di loro potrebbero dirigere un azienda privata? ZEROOO. Mettono amici tesserati,dipendenti tesserati ed hanno il coraggio di dire, come ieri sul Tirreno ha fatto il sig. Fabiani, che non spetta al Pd indicare il nuovo dirigente, ma ai sindaci. Chi lo vota può credere, ma il resto dei cittadini assolutamente no anche se paga gli errori di questi signori. Ma come è possibile che in Asiu ci siano 13 impiegati oltre a 3 dirigenti? Un’ azienda privata non potrebbe mai permetterselo! Ma loro imperterriti vanno avanti e sperano nel nuovo algerino che sembra disposto a prendere tutte le aziende pubbliche della zona, rigorosamente in deficit.