L’unica soluzione possibile resta la mobilitazione

· Inserito in Lavoro e lavori, Lettere

PIOMBINO 7 dicem­bre 2018 — Siamo ormai all’ultimo mese del­la cas­sa inte­grazione spe­ciale per i lavo­ra­tori Afer­pi e Piom­bi­no Logis­tic che for­nisce ai lavo­ra­tori anco­ra fuori dal proces­so pro­dut­ti­vo un impor­to pari all’80% cir­ca di un salario nor­male. A par­tire da gen­naio tale impor­to si ridur­rà ulte­ri­or­mente e sen­si­bil­mente, por­tan­do molte famiglie al di sot­to del­la soglia di povertà. Las­cian­do perdere le ster­ili difese d’ufficio di chi sostiene che i piom­bi­ne­si non devono essere priv­i­le­giati nei con­fron­ti di altri lavo­ra­tori (come se l’egualitarismo, per i lavo­ra­tori, dovesse sem­pre real­iz­zarsi al rib­as­so!), dob­bi­amo imporre alle forze politiche di gov­er­no, locali e nazion­ali, di inter­venire in ques­ta situ­azione per garan­tire una vita dig­ni­tosa a lavo­ra­tori (ai quali viene chiesto di atten­dere anni per sper­are di tornare ad avere un lavoro), un min­i­mo di econo­mia vitale per il ter­ri­to­rio e di un pro­gram­ma di diver­si­fi­cazioni cred­i­bile e finanzi­a­to.
Non dob­bi­amo con­sid­er­are per­du­ta ques­ta battaglia! Le orga­niz­zazioni sin­da­cali rap­p­re­sen­tate in fab­bri­ca ave­vano dichiara­to “non un euro di meno per i lavo­ra­tori”: oggi è il caso che la ripren­dano e la tra­d­u­cano in azione. Il gov­er­no, che tan­to par­la di lot­ta alla povertà, va spin­to a far­la davvero per la nos­tra zona; ad esem­pio con atti leg­isla­tivi che per­me­t­tano l’utilizzo, da parte delle ammin­is­trazioni pub­bliche, di lavo­ra­tori in cas­sa inte­grazione per real­iz­zare opere di pub­bli­ca e urgente util­ità sociale. L’adesione dei lavo­ra­tori dovrebbe essere su base volon­taria e con­dizion­a­ta da avere tut­ti gli isti­tu­ti con­trat­tuali e dal rice­vi­men­to di una inte­grazione salar­i­ale che lo por­ti al liv­el­lo di un nor­male salario.
Anche sui cor­si di riqual­i­fi­cazione pro­fes­sion­ale, obbli­ga­tori per l’istituto su cui si basa la nuo­va cas­sa inte­grazione, ci sono cam­bi­a­men­ti da oper­are: i cor­si non devono essere obbli­ga­tori e non devono ulte­ri­or­mente penal­iz­zare la con­dizione eco­nom­i­ca dei lavo­ra­tori; già è un insul­to che sol­di inser­i­ti in un provved­i­men­to di sosteg­no al red­di­to di lavo­ra­tori in crisi vadano in realtà a finanziare soci­età più o meno qual­ifi­cate di for­mazione; se a questo som­mi­amo che non è pre­vis­to nes­sun rim­bor­so per gli inevitabili sposta­men­ti e gli altret­tan­to inevitabili pasti fuori casa, allo­ra la bef­fa è totale.
In ogni caso non si capisce per­ché il gov­er­no abbia usato e con­tinui ad usare due pesi e due mis­ure tra Taran­to e Piom­bi­no: per­ché a Piom­bi­no non viene dato quan­to stip­u­la­to per Taran­to? Per­ché non si par­la di cas­sa inte­grazione a cop­er­tu­ra totale? Per­ché no a dimis­sioni incen­ti­vate (dato che tut­ti san­no che comunque alla fine ci saran­no molti esuberi)? Per­ché no alla ria­per­tu­ra dei ter­mi­ni per il riconosci­men­to dell’esposizione all’inquinamento da amianto?
L’unica soluzione pos­si­bile res­ta comunque la mobil­i­tazione. I sin­da­cati, attra­ver­so le loro con­fed­er­azioni, non devono asso­lu­ta­mente restare iner­ti; devono andare tra la gente, orga­niz­zare assem­blee nei quartieri, coag­u­lare tutte le ragioni di mal­con­tento e di sof­feren­za e costru­ire su questo una verten­za ter­ri­to­ri­ale, che pon­ga al cen­tro le prospet­tive dell’occupazione non solo in siderur­gia, appalti com­pre­si, ma anche nelle altre aziende in crisi; che incalzi per le boni­fiche nec­es­sarie, per la ges­tione dei rifiu­ti ed infine per la ques­tione del­la diver­si­fi­cazione pro­dut­ti­va. Solo così salver­e­mo il nos­tro ter­ri­to­rio.

Coor­di­na­men­to Art. 1 – Camp­ing CIG

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