Ma a Campiglia di cave è proibito parlare

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pervenuta in redazione

CAMPIGLIA 15 otto­bre 2013 — A Campiglia non si deve par­lare di cave nonos­tante sia il Comune toscano, dopo le Apuane, con la più alta con­cen­trazione di cave e di miniere.
Nel 2011, nel 2012 e nel 2013, su pro­pos­ta del Comune dei Cit­ta­di­ni, sono sta­ti approvati ordi­ni del giorno in Con­siglio Comu­nale che impeg­na­vano la Giun­ta ad affrontare con urgen­za questo argo­men­to, ma fino ad oggi sono sta­ti tut­ti igno­rati. E’ bene ricor­dare che il Piano Strut­turale e il Rego­la­men­to Urban­is­ti­co preve­dono la ces­sazione delle attiv­ità estrat­tive alla sca­den­za delle con­ces­sioni: 2020 per la cava di Monte Vale­rio e 2018 per la cava di Monte Calvi. Sono sca­den­ze ravvi­c­i­nate che impor­reb­bero una seria rif­les­sione sot­to molti pro­fili tra i quali i reali fab­bisog­ni di mate­ri­ali di cava in ambito regionale e locale, le pos­si­bili ricon­ver­sioni pro­dut­tive, la dife­sa dell’occupazione, i ripris­ti­ni ambi­en­tali per risanare le ferite inferte al pae­sag­gio.
Tut­ti argo­men­ti urgen­tis­si­mi che la Giun­ta si osti­na a non affrontare. Preferisce atten­dere la sca­den­za delle con­ces­sioni per sot­tostare poi al ricat­to occu­pazionale come è avvenu­to per il rin­no­vo delle con­ces­sioni del­la miniera a cielo aper­to di Mon­tor­si e del­la Spin­osa. In quel caso l’amministrazione ha espres­so un parere con­trario, ma al momen­to di oppor­si for­mal­mente alla deci­sione del­la Regione ha prefer­i­to recedere.
Intan­to sono par­tite le gare per la real­iz­zazione delle opere pub­bliche nel por­to di Piom­bi­no per la Con­cor­dia e, da quel­lo che si apprende dal­la stam­pa, la for­ni­tu­ra dei mas­si e dei mate­ri­ali per la costruzione delle dighe e delle ban­chine non ver­ran­no dal recu­pero dei rifiu­ti indus­tri­ali degli sta­bil­i­men­ti siderur­gi­ci, ma dalle cave. La Giun­ta di Campiglia, con una delib­era, si è pre­oc­cu­pa­ta di dire all’Autorità Por­tuale che i camion che trasporter­an­no a valle i mas­si delle cave campigliesi non potran­no pas­sare dall’abitato di Ven­tu­ri­na, dimen­ti­can­do che ci sono leg­gi che impon­gono per le gran­di opere pub­bliche l’impiego di mate­ri­ali di recu­pero e che i Comu­ni del­la Val di Cor­nia han­no real­iz­za­to con denaro pub­bli­co un impianto per il recu­pero dei rifiu­ti indus­tri­ali che dove­va ridurre il con­sumo dei mate­ri­ali di cava. Tut­to dimen­ti­ca­to?
Ora appren­di­amo anche che è in dis­cus­sione da anni il Piano Provin­ciale per le attiv­ità estrat­tive e che la Provin­cia ha con­sul­ta­to i Comu­ni. A Campiglia non c’è sta­ta né infor­mazione, né dis­cus­sione con­fer­man­do una lin­ea che pun­ta a non affrontare il prob­le­ma cave e che, ogget­ti­va­mente, risul­ta con­nivente con i soli inter­es­si delle imp­rese estrat­tive.
Per questo abbi­amo pre­sen­ta­to l’ennesimo ordine del giorno. Vedremo gli esi­ti, ma la cosa allar­mante è che a Campiglia, insieme al prob­le­ma cave, c’è anche una vera emer­gen­za demo­c­ra­t­i­ca per­ché si sta sis­tem­ati­ca­mente impe­den­do ai cit­ta­di­ni e al Con­siglio Comu­nale di conoscere e di dire la pro­pria su un prob­le­ma così ril­e­vante per il ter­ri­to­rio.

Comune dei Cit­ta­di­ni

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