Ma l’acciaio ci porta ancora nel mondo?
PIOMBINO 12 ottobre 2012 — Seguiamo con grande preoccupazione le vicende dell’intera siderurgia piombinese e per questo dedicheremo il prossimo numero di Stile libero Idee dalla Val di Cornia a questa difficile tematica. Abbiamo il pensiero rivolto ai dipendenti delle fabbriche, alle loro famiglie, a tutti coloro che abitano questo territorio e sopratutto ai giovani che vivendo in una condizione già complicata vedono addensarsi sul loro futuro nubi ancora più nere. Cercheremo di interrogarci sui temi immediati, già fatti oggetto di attenzione nei giorni passati, ma allargheremo l’orizzonte tentando di ragionare su un interrogativo fondamentale: può la Val di Cornia, per non aver un futuro di sussistenza o di sopravvivenza, porsi nella direzione dell’innovazione verso cui va il mondo oggi? Non sembri una domanda retorica o fuorviante perché in realtà nella seconda metà dell’ottocento e poi nel dopoguerra proprio questo è successo qui: l’acciaio come produzione necessaria nella rivoluzione in corso in Italia e in Europa in quegli anni. Ed era innovazione altroché!
Allora gli interrogativi sono tanti.
Può l’acciaio costituire ancora una produzione necessaria e qualificata ed in quale modo? In fin dei conti è ciò che ha affermato recentemente il prof. Bellini dicendo che “…Piombino si candida naturalmente per la ricerca di tipo industriale e per i servizi avanzati… Facciamo qui la Ferrari dell’acciaio…”.
i può pensare a sviluppare altri settori, anche a prescindere dalla conclusione della vicenda attuale, tenendo presente che comunque dal turismo all’agricoltura ai beni culturali e naturali, all’ambiente ci deve essere sempre un denominatore comune e cioè la qualità e di conseguenza la ricerca, la conoscenza, la formazione continua?
Si può non pensare anche qui alle Information and Communication Technology tenendo presente che i limiti di tempo e di spazio una volta costituenti limiti inderogabili e paralizzanti non esistono più e che dunque la prossimità con i centri di ricerca è utile ma non indispensabile?
Si può pensare ad un ruolo attivo delle istituzioni tutte nazionali e locali di promozione e predisposizione di condizioni evolute per attività innovative, insomma un ambiente accat- tivante per la creatività ed in quale modo? Sono in grado le istituzioni di rispettare le coe- renze che questo comporta?
E si pone poi un problema politico ineludibile. Qualunque siano le risposte a questi ed altri interrogativi non si possono propagandare a soluzioni che in un attimo risolvono tutto né tanto meno strumenti salvifici, magari anche, mal impostati che per il semplice fatto di essere annunciati portano con sé la soluzione automatica.
Chiarezza di idee, attenzione costante e continua, rendicontazione pubblica sono le condizioni senza le quali tutto crolla.
C’è bisogno di un impegno collettivo trasparente e coerente.
(foto di Pino Bertelli)