Ma senza quell’autorizzazione non si produce
PIOMBINO 3 novembre 2013 — Senza l’ Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare la Lucchini non potrebbe produrre. L’AIA (per leggere clicca qui), che stabilisce limiti e condizioni ambientali per l’esercizio dello stabilimento, è stata rilasciata il 15 maggio 2013 (per leggere clicca qui) dopo una lunga istruttoria alla quale hanno partecipato oltre al Ministero dell’ Ambiente anche la Regione Toscana, la Provincia di Livorno ed il Comune di Piombino. Ha una durata quinquennale.
L’autorizzazione detta alcune prescrizioni che la Lucchini, ancorché in Amministrazione straordinaria, si è impegnata ad attuare (per leggere clicca qui).
Quali prescrizioni? Ne citiamo soltanto alcune tenendo presente che l’autorizzazione abbraccia tutto il processo siderurgico attuato nello stabilimento di Piombino,
il più volte nominato “ciclo integrale”, nel quale, pur mancando, a differenza di altri impianti similari, la cosiddetta fase di agglomerazione, l’acciaio è ottenuto a partire dal minerale mediante un processo di riduzione sostenuto dal punto di vista energetico dal coke. Il coke viene in parte acquistato ed in parte prodotto internamente per distillazione del carbon fossile.
Approvvigionamento e stoccaggio delle materie prime
Entro 6 mesi dalla data di pubblicazione dell’ Autorizzazione, cioè entro il 15 novembre, la Lucchini deve
- presentare una planimetria che individui le strade e i piazzali operativi destinati a lavorazioni o trasporti, ivi incluse le aree per l’attività di messa a Parco, il cosiddetto “Parco rottame” e i depositi di sottoprodotti; laddove le suddette aree non risultino asfaltate o pavimentate, dovranno essere presentati anche i progetti di adeguamento da realizzare entro 42 mesi;
- presentare un documento contenete una mappatura dei cumuli individuando quelli per cui sono sufficienti le attuali procedure operative o interventi strutturali, per evitare lo spolveramento e la migrazione delle polveri al di fuori delle aree interessate, da realizzare entro 12 mesi;
- elaborare un piano di razionalizzazione finalizzato a ridimensionare le aree di stoccaggio da realizzare entro 12 mesi;
- consegnare un progetto di un nuovo parco rottame e di una nuova area taglio materiali ferrosi in sostituzione del parco esistente, in aree più dsistanti da quelle destinate alla riconversione urbana, da realizzare entro 12 mesi;
- elaborare entro 3 mesi una relazione recante l’elenco dei materiali e delle sostanze derivanti dal processo produttivo dello stabilimento e gestito come sottoprodotto inclusi i sottoprodotti ceduti a terzi.
Ciclo produttivo cokeria
Entro 6 mesi la Lucchini deve elaborare un progetto per la riduzione del tenore di zolfo presente nei gas dei forni da portare a compimento entro 24 mesi.
Ciclo produttivo altoforno
Entro 6 mesi deve essere consegnato un progetto per la riduzione al minimo delle polveri prodotte durante la fase di preparazione della carica (miscelazione e dosaggio) e il trasporto con l’ultimazione dei lavori entro 24 mesi.
Rifiuti
Entro 7 mesi deve essere presentato un documento contenente una precisa descrizione delle attività di recupero che la Lucchini intende svolgere in regime di messa in riserva ed eventuali attività di recupero. C’è da tener presente in questo campo che i conferimenti nella discarica interna autorizzata dalla Provincia di Livorno si sono interrotti nell’ agosto 2010 in quanto si è raggiunto il livello massimo autorizzato e che la realizzazione della piattaforma di stoccaggio dei rifiuti prodotti è sospesa per problematiche connesse al fatto che l’area è vincolata in quanto appartenente a un sito di interesse nazionale ai fini delle bonifiche.
Altre prescrizioni
Riguardano le emissioni in atmosfera, i consumi idrici, l’informazione ed il monitoraggio e per tutte vengono previsti tempi simili.
L’attuazione dell’autorizzazione e delle sue prescrizioni, da un lato decisiva per la tutela della salute dei cittadini e del territorio dall’altra molto impegnativa dal punto di vista finanziario, si intreccia con la situazione economicamente fallimentare dello stabilimento e con la conseguente vendita così come con ogni ipotesi di riconversione produttiva della zona. Fa una certa impressione che nessuna istituzione o forza politica ne parli, quasi che nascondendola automaticamente i problemi che stanno alla sua base siano risolti.