Ministro Calenda, una lettera è un po’ pochino
PIOMBINO 11 gennaio 2017 — Piombino diciannovesimo mese dell’ Era Cevital. Apprendiamo dagli organi di informazione che il ministro Calenda-bis ha scritto una lettera a monsieur Rebrab : «Ho scritto a Issad Rebrab una lettera formale, dopo molti incontri, in cui ho chiesto nero su bianco lo status dell’ottemperamento degli impegni che aveva preso» , «Credo che sia il momento di passare da piacevoli e interessanti conversazioni a qualcosa di scritto». Cosa vuol dire? Che fino ad oggi si incontravano al bar e tra una chiacchiera sul tempo ed un’altra sul calcio algerino (o qualsiasi altra cosa si consideri interessante e piacevole) il ministro trovava il tempo di chiedere: “A proposito, che mi dice su Piombino?” E riceveva la scontata risposta tranquillizzante: “Non si preoccupi, ci stiamo lavorando. Certo, però che le banche…”… “Beh, si faccia sentire. A presto, carissimo. Saluti alla signora”?
Vuol dire che per oltre un anno e mezzo il governo e le istituzioni (sindacati confederali compresi) si sono disinteressati della sorte dei lavoratori della siderurgia piombinese, accontentandosi di aver ottenuto l’elemosina degli ammortizzatori sociali. Assolutamente indispensabili, certo per una fase di transizione, ma comunque umilianti per chi li riceve e costosi per la comunità e che inoltre hanno coperto in maniera molto parziale i lavoratori dell’indotto.
Vuol dire che si è consapevolmente e colpevolmente perduto un anno e mezzo per rilanciare lo sviluppo del territorio.
Ancora una volta il ministro non parla di scadenze poste a Rebrab; ci pare quindi del tutto inadeguato (a dir poco!) il commento soddisfatto di una parte del mondo sindacale confederale.
Ricordiamo ai sindacati, soprattutto alle RSU di Aferpi di recente nomina, che oramai manca pochissimo tempo alla data del 30 giugno del 2017, quando scadranno per Aferpi i vincoli stabiliti dalla legge all’atto della vendita: l’obbligo di proseguire per almeno un biennio le attività imprenditoriali (area Laminazione e relativi servizi) e mantenere per il medesimo periodo i livelli occupazionali stabiliti (2183 lavoratori). Impegno e relativa scadenza ulteriormente sottolineati da Aferpi nel verbale di accordo sindacale del 3 giugno 2015 sottoscritto da azienda, sindacati e istituzioni (Governo, Regione, Comune) propedeutico alla vendita di Lucchini SpA in A.S e Lucchini Servizi in A.S. all’acquirente Aferpi. Accordo in cui i lavoratori con la promessa della piena occupazione hanno dovuto accettare pesanti tagli (20/30%) della retribuzione e la cancellazione dei diritti acquisiti in molti anni di lotte sindacali.
Pertanto l’azienda dal primo luglio del 2017 potrà, se lo vuole, gestire la fabbrica e il personale come riterrà opportuno, legalmente e nel pieno rispetto della legge (Decreto Legislativo 8 luglio 1999, n. 270). In pratica potrà fermare i laminatoi, potrà decidere di diversificare la produzione e potrà dichiarare esuberi di personale ecc. con tutte le conseguenze sociali e occupazionali che ne deriveranno. Noi per allontanare questa eventualità, avevamo fatto una proposta (bocciata dai sindacati), durante l’assemblea al Phalesia il 2 marzo 2016 alla presenza di Faticanti responsabile nazionale FIOM per la siderurgia, in seguito ribadita molte altre volte: “fermare l’orologio” . Si tratta in pratica di sottoscrivere un accordo (clausola di miglior favore) dove l’azienda si impegna a far decorrere i due anni, imposti dalla legge sul mantenimento dell’occupazione e delle attività imprenditoriali, non dalla data dell’atto di acquisto avvenuto il 30 giugno 2015, ma dal momento dell’inizio dei lavori per la realizzazione della nuova acciaieria. Nelle condizioni attuali i due anni non sarebbero ancora iniziati dato che, del piano industriale presentato nell’ aprile 2015 (Progetto siderurgico, Progetto Piombino Agroindustria e Porto e Logistica) con oltre 500 milioni di euro di investimenti promessi, sul quale il governo autorizzò la cessione dello stabilimento a Cevital, ad oggi per nessuno dei tre progetti è stata ancora posata la prima pietra. In considerazione di questo siamo molto preoccupati del futuro dei lavoratori e delle loro famiglie e chiediamo alle forze di governo, ai sindacati e alle nuove RSU di prendere immediate decisioni ed iniziative di mobilitazione, facendo decidere direttamente i lavoratori riuniti in assemblee e tali da far diventare la vertenza Aferpi un’emergenza nazionale, evitando così che il 30 giugno 2017 (o anche prima se non si garantisce la continuità produttiva) si trasformi in una Caporetto per l’ occupazione a Piombino. Nel contempo si consideri anche che nella stessa data potranno essere rinnovati i contratti di solidarietà solo se da subito sarà assicurata la necessaria continuità produttiva ai treni di laminazione .
Ai sindacati diciamo: di fronte ad un quadro di questo genere è surreale attendere il 20 gennaio per ipotizzare di fare qualcosa che certo non potrà essere un’ assemblea e/o manifestazione davanti alla portineria della fabbrica.
Coordinamento art. 1 — Camping CIG