Morta un’associazione se ne fa un’altra
PIOMBINO 31 gennaio 2015 — Ha appena chiuso l’Agenzia di Valorizzazione Turistica, associazione ben strana, che il Comune di Piombino ha già deciso la costituzione di un’altra associazione, l’ Associazione dei Comuni toscani (per leggere clicca qui), questa volta con gli altri Comuni della Val di Cornia. Lo farà in una delle prossime riunioni del Consiglio Comunale, l’ha già fatto nella commissione consiliare competente. È chiaro che l’Unione dei Comuni, già recentemente ridiventata e ridefinita obiettivo primario, è morta, così, prima di nascere. Del resto lo dice la stessa relazione alla delibera predisposta che sposta in un futuro indefinito la nascita della Unione dei Comuni e da subito istituisce l’associazione riempendola di contenuti presenti e futuri. Basta leggere: «…è intenzione dei Comuni della Val di Cornia aprire un percorso di studio e approfondimento tecnico finalizzato ad esaminare tutte le implicazioni amministrative insite nella costituzione di una Unione dei Comuni aperta ed inclusiva anche in vista di successive adesioni cui trasferire quelle funzioni di rilevanza strategica per il territorio, garantendo e valorizzando attraverso la cooperazione e il protagonismo dei singoli comuni;
nelle more del raggiungimenti di tale obiettivo emerge comunque l’esigenza di ampliare l’area dei servizi da ottimizzare e di sostenere sempre con maggiore incisività lo sviluppo locale di area vasta con modalità partecipative e con un ampio coinvolgimento del personale interno, di tutti gli enti e le organizzazioni del territorio e dei cittadini, con modalità più efficaci di Governance territoriale;…».
Per la verità quale sia la finalità dell’ associazione non è chiarissimo, sembra si tratti di marketing territoriale, di progettazione, ricerca di finanziamenti fino alla rendicontazione, formazione ma in ogni caso è evidente che si tratta di funzioni che fanno parte dei motivi per cui l’Unione dei Comuni avrebbe dovuto nascere. Cosa sia l’ associazione sul piano giuridico è nebuloso; sembra si tratti di un’associazione riconosciuta di diritto privato ma in questo caso, dato che questi sono i tempi di una discussione sull’utilità delle partecipate in qualunque forma esse operino, non si capisce proprio il motivo della sua costituzione impellente. Se si tratta invece di una convenzione tra Comuni non si capisce il nome di Associazione. Come sia organizzata è anch’esso tema che andrebbe spiegato bene perché mentre è chiaro che essa ha un organismo politico composto dai sindaci e degli organismi costituiti da funzionari comunali ad un certo punto compare una struttura di Ricerca & Sviluppo, in realtà il cuore di tutto, che pare essere una società di consulenza privata le cui funzioni sono di non poco conto: «.. La struttura di Ricerca & Sviluppo realizza, per conto dell’Associazione, i progetti di intervento per migliorare i servizi e promuovere lo sviluppo locale, ricerca i finanziamenti e realizza, per le parti di propria competenza, i progetti finanziati, coinvolgendo nella progettazione e nella realizzazione il personale dei comuni associati e gli operatori locali necessari…». Che si tratti di una consulenza di un’impresa privata lo dimostra del resto uno degli esempi ai quali si richiama la proposta: l’Associazione SERAF che è un’Associazione di Comuni ed Unioni di Comuni della provincia di Frosinone si avvale della consulenza di Impresa Insieme S.r.l. per promuovere, alimentare e sostenere lo sviluppo dei Servizi, delle Aree di Business Distintivo (ABD) e la stessa organizzazione dell’Associazione. Sarà interessante conoscere le procedure di scelta della società di consulenza privata.
Rimane in ogni caso la complessità della costruzione immaginata che non fa proprio pensare ad un fase transitoria.
Su tutte queste valutazione prevale poi una riflessione politica.
Sembra che l’esperienza fallimentare della Patrimoniale di Piombino non sia esistita, che la volontà di andare all’ Unione dei Comuni sia tale solo in un orizzonte temporale indefinitamente lontano, che la presenza di partecipate che esorbitano dalle loro funzioni e per le quali la stessa legge impone una rivisitazione complessiva non sia nemmeno vista.
Sembra che la ricerca di un minimo di coerenza almeno istituzionale sia diventato un comportamento opzionale del quale si può fare a meno.
Sembra che il contesto regionale e nazionale della riflessione istituzionale, pensiamo alla legge regionale sulle autonomie locali (per leggere clicca qui), si possa trascurare.
C’è da interrogarsi su dove si voglia andare, ma è lecito il dubbio che questa sia una domanda che gli amministratori locali e le forze di maggioranza nemmeno si pongono.
Mi sembra un’operazione politica molto nebulosa, più funzionale a future consulenze che a costruire un percorso partecipato e istituzionale che miri a superare localismi e campanilismi. Inoltre il progetto che viene indicato nella delibera sembra un classico “pacchetto” buono per tutte le situazioni (analisi della realtà sulla quale si interviene pari a zero) e, per di più, ben calato dall’alto (ma da quale cima?). Il fatto poi che attorno a questa delibera non si sia sviluppato il ben che minimo dibattito o confronto pubblico è una contraddizione in termini rispetto agli obiettivi (partecipativi) indicati. Ma forse non ho capito bene…