Navi: se le vuoi riciclare devi fare così
PIOMBINO 20 settembre 2013 — Nel gran parlare che si fa in questi giorni sul porto di destinazione della Costa Concordia, mentre di tutto si tiene conto fuorché della parole più sagge finora pronunciate e cioè quelle dette in Parlamento dal capo della protezione civile Gabrielli da noi già pubblicate (https://www.stileliberonews.org/concordia-dove-andra-nessuno-lo-sa/), forse sarebbe bene vedere, senza dare per scontato ciò che scontato non è, come quel porto dovrebbe essere attrezzato perché lo smantellamento venga realizzato in sicurezza sia per l’ambiente che per le persone.
Ovviamente non è affatto scontato che la Concordia verrà a Piombino e che Piombino sarà attrezzato con le infrastrutture, le tecnologie e capacità manageriali e competenze. Siccome non c’è nessuna certezza si è perfino arrivati all’invocazione di miracoli che possano duplicare a Piombino il miracolo già avvenuto all’ isola del Giglio con la rotazione della Costa Concordia. I miracoli non c’entrano proprio nulla: la Costa Concordia è lì, così come è ora, solo grazie a studio, tecnologie, competenze e capacità manageriali, esattamente ciò che serve per smantellarla in sicurezza.
Per intendere di cosa c’é davvero bisogno ci può essere d’aiuto la Proposta di Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio relativo al riciclaggio delle navi. Anche se non ancora approvata definitivamente essa ci fa capire quali problemi occorre tenere presente (http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2012:0118:FIN:IT:HTML e http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2013–0182+0+DOC+XML+V0//IT) .
Intanto essa fotografa la situazione attuale chiarendo che «secondo il regolamento sulle spedizioni di rifiuti, le navi battenti bandiera di uno Stato dell’UE destinate alla demolizione sono classificate già da oggi come rifiuti pericolosi poiché contengono sostanze pericolose» e che «l’attuale situazione del mercato favorisce gli impianti di riciclaggio delle navi in Bangladesh, India e, in misura minore, Pakistan, mentre i concorrenti nell’UE, in Turchia e in Cina che hanno standard tecnici più elevati possono occupare soltanto mercati di nicchia, come quelli per le navi di piccole dimensioni, per le navi di Stato comprese le navi da guerra e per la flotta di armatori impegnati a livello ambientale».
Per il futuro, ma fin da oggi occorre averlo presente, la proposta di Regolamento, ispirandosi alla convenzione di Hong Kong (per leggere clicca qui), una volta affermato che occorre avere un inventario dei materiali pericolosi presenti nella nave e che è indispensabile un piano di riciclaggio affronta il problema dei requisiti che debbono avere gli impianti di riciclaggio, in Europa e fuori Europa, per essere inseriti in un elenco europeo. Le navi battenti bandiera dell’ UE potranno essere riciclate unicamente in impianti che figurano nell’elenco.
Si tratta di requisiti «intesi a tutelare maggiormente la salute dell’uomo e l’ambiente nonché, in particolare, a garantire che tutti i rifiuti pericolosi siano trattati in modo compatibile con l’ambiente tanto negli impianti di riciclaggio delle navi quanto, in caso di trasferimento, negli impianti di gestione dei rifiuti».
Ad esempio, ogni impianto di di riciclaggio navi deve
- essere progettato, costruito e gestito in modo sicuro e compatibile con l’ambiente;
- operare con strutture permanenti (bacini di carenaggio, banchine o scali di alaggio in calcestruzzo);
- disporre di gru sufficienti per il sollevamento dei pezzi tagliati da una nave;
- elaborare e adottare un piano per l’impianto di riciclaggio delle navi;
- elaborare e tenere aggiornato un piano che assicuri la preparazione e la capacità di reagire alle emergenze;
- assicurare una gestione dei materiali pericolosi sicura e compatibile con l’ambiente;
- assicurare l’accesso a tutte le zone dell’impianto di riciclaggio delle attrezzature di risposta
- all’emergenza, come i dispositivi e i veicoli antincendio, le ambulanze e le gru, l’accesso rapido alle navi e a tutte le zone dell’impianto di riciclaggio una volta iniziate le operazioni di riciclaggio della nave;
- assicurare il contenimento di tutti i materiali pericolosi presenti a bordo di una nave durante il processo di riciclaggio, al fine di evitare qualsiasi rilascio di detti materiali nell’ambiente e in particolare nelle zone intercotidali, principalmente tagliando la parte inferiore della nave in un bacino di carenaggio permanente o galleggiante;
- dimostrare di poter controllare eventuali rilasci, in particolare nelle zone intercotidali;
- manipolare i materiali e i rifiuti pericolosi unicamente su suoli impermeabili con un efficace sistema di drenaggio;
- garantire il trasferimento di tutti i rifiuti preparati per il riciclaggio unicamente ai centri di riciclaggio in possesso delle autorizzazioni necessarie per procedere al loro riciclaggio in condizioni ecocompatibili e che non presentano pericoli per la salute umana.
Si tratta giustamente di un complesso di opere e di una capacità gestionale complessa, molto complessa che ovviamente reclama finanziamenti e capacità congiuntamente pubblici e privati.