Nazionalizzazione o schiavitù, il resto è solo fumo
PIOMBINO 28 ottobre 2017 — Il 31 sarà l’ultimo giorno ed il 30, purtroppo, i sindacati saranno convocati dal ministro Calenda. Che sorprese ci saranno?
Hanno fatto di tutto per cacciare l’algerino, facendoci fare il salto nel buio; ricordiamo che avevamo un accordo di solidarietà due anni più due anni e senza il jobs act, legge del governo contro i lavoratori. Forse però qualche delegato, specialmente della Fiom, ha pensato bene che non fosse un buon accordo e che si dovesse rifare tutto da capo, magari con il jobs act in testa. Ma che penosa sceneggiat e quali patti e con chi? Sanno tutti che dopo l’algerino non c’è nessuno. Fim, Fiom e Uilm chiedono un nuovo commissario, ma cosa dovrebbe fare il nuovo commissario? Ricordiamo che quando arrivò il sig. Nardi avevamo tonnellate e tonnellate di blumi e billette a scorta, prodotte precedentemente, che poi il commissario ha fatto laminare, ma adesso che cosa dovrebbe laminare il nuovo commissario richiesto? Quindi parrebbe la solita storia: il nuovo commissario avrà solo il compito di fare cassa e vendere il possibile, magari ancora “a spezzatino” e dividere ancora di più la fabbrica.
Solo uno sprovveduto, può stupirsi di tutto questo.
Perché non bisogna mai dimenticare che il primo responsabile è il governo, Gentiloni, Calenda e Renzi nei rispettivi ruoli. Hanno fermato l’altoforno facendoci credere che gli altiforni erano tecnologia vecchia e inquinante, mentre Arvedi comprava l’altoforno di Trieste per produrre ghisa e usufruirne per i forni elettrici; hanno scelto un padrone che poi alla fine non hanno saputo gestire. Perchè lo hanno scelto? Chi ha valutato e come il piano industriale e la solidità economica di Cevital prima di dargli fiducia? Poi anche i sindacati lo hanno scaricato, ma soprattutto, perché il governo non ha voluto fare da subito un prestito ponte per poter costruire una acciaieria nuova ed entrare in prima persona nella gestione della fabbrica?
Che sorpresa ci aspetta il 30? La cassa integrazione e basta .
A questo punto ci sarebbero le condizioni e la necessità della nazionalizzazione. Essa é il solo strumento che permetterebbe di fare investimenti produttivi, di risanare l’ambiente, di dare un futuro al lavoro, come per esempio a porto Marghera dove Eni investe 4 miliardi di euro per un peltrochimico all’avanguardia mondiale. Si tratta cioè di decidere che, se l’Italia ha bisogno di siderurgia e ne abbiamo bisogno, allora lo Stato deve garantire che ciò avvenga. Invece il governo ha piegato lo Stato agli interessi peggiori del mercato, a quelli di avvoltoi e sciacalli multinazionali. Lo Stato è diventato il complice degli affaristi, il servo del saccheggio, lo scafista della schiavitù del lavoro; ma la parola nazionalizzazione per i leader di Fim, Fiom e Uilm è tabù. Sarebbe il caso che il 30 iniziassero questa discussione al Mise, allora farebbero veramente l’interesse dei lavoratori.
O nazionalizzazione o schiavitù, questa è la realtà, il resto è solo fumo.
Massimo Lami e Andrea Marianelli
Unione Sindacale di Base Piombino