Nella Val di Cornia ancora un voto ingessato
Ingessate. Così mi sembrano le elezioni politiche viste dalla Val di Cornia. Sicuramente è perché nel nostro territorio il voto è sempre stato scontato ed è difficile che questa volta ci sorprenda. Siamo gente dura da smuovere noi della Val di Cornia: Berlusconi non c’è mai piaciuto granché e Monti è troppo Udc e percepito forse come un po’ troppo di destra
per un elettorato tra i più di sinistra d’Italia.
La cosiddetta sinistra-sinistra, vale a dire Vendola, continuerà ad avere il suo fascino, quello degli abiti vintage, belli, con un suo perché, ma inequivocabilmente degli anni ’70. Possibilità di uscire dal suo solito target per conquistarne di nuovi, nessuna. La galassia guidata da Ingroia temo che avrà vita breve già a livello nazionale, figuriamoci in Val di Cornia.
Discorso diverso, invece, lo farei per il Movimento 5 stelle, molto attivo soprattutto a Piombino e presente ormai da tempo anche tra gli operai, stanchi della politica dei partiti che non risolvono i problemi e mossi da indignazione e rabbia più che comprensibile. In fondo non ci sarebbe da stupirsi se i grillini facessero un buon risultato. In periodi di crisi economica e sociale gravi come questo, ambienti statici e governati sempre dallo stesso colore politico, dove in decenni nessun partito tradizionale e nessun altra area culturale e politica è riuscita ad accreditarsi agli occhi degli elettori, la novità assoluta, per di più incentrata sulla rottura del sistema e la sua moralizzazione come appunto è la proposta dei 5 stelle, è forse la strada più credibile per rappresentare il dissenso verso il sistema e l’ordine costituito ed esprimere una domanda radicale di cambiamento.
Infine il Pd. Le elezioni politiche in Val di Cornia in realtà hanno sempre avuto come unico brivido quale fosse alla fine la percentuale ottenuta dal Pci prima e dai partiti suoi eredi dopo. Non è il massimo, lo so, ma sarà così anche stavolta. Con l’unica differenza, rispetto al passato, che la vicenda lacerante delle primarie per la scelta del parlamentare, potrebbe far scendere quella percentuale per la prima volta sotto il 50 per cento. Oppure se, come è presumibile, anche qui da noi un 20–25% dell’elettorato deciderà di restarsene a casa, mantenere la percentuale ma diminuire i voti. Poco importa, alla fine, l’alleanza Pd-Sel in Val di Cornia vincerà. Ma la domanda di cambiamento è forte anche qui da noi: sono state proprio le primarie del Pd a dimostrarlo con quel 40 per cento di voti per Matteo Renzi. Saperla raccogliere dovrebbe essere la vera sfida di chi si candida a governare il paese, anche in Val di Cornia, qualunque sia la base elettorale di partenza su cui può contare per essere eletto.
L’articolo evidenzia l’ormai conclamata sfiducia degli elettori verso i partiti tradizionali, questo è dovuto in parte alla crisi economica in cui viviamo ormai da alcuni anni, ma anche da una crisi morale profonda e insanabile. Oggi ai cittadini viene chiesto di votare coloro che hanno partecipato al degrado del paese, molti credendo di non avere altra scelta o per ideologie ormai radicate continueranno a farlo, altri invece proveranno a scegliere qualcosa di nuovo nella speranza di uscire dal circolo vizioso della politica dei leader a cui si delegano tutte le scelte senza poter influire sulle decisioni, partiti con apparati costosissimi che drenano risorse alla nazione, spesso per profitti di parte o addirittura personali.