Se il nemico da battere è il Camping CIG…
PIOMBINO 8 marzo 2017 — Piombino, ventunesimo mese dell’Era Cevital. Siamo tutti d’accordo sul fatto che a Piombino si debba tornare a colare acciaio. Ma, per realizzare questo intento, è necessario costruire l’area a caldo con forni fusori e colate continue ed edificare opere civili e servizi alla siderurgia. Per concretizzare ciò necessitano ingenti risorse finanziarie (600/700 milioni di euro) e tempi tecnici (36/48 mesi): in proposito, vorremmo capire quando questo accadrà e chi sarà l’imprenditore. Sarà un privato oppure lo Stato?
Finora, infatti, avevamo capito male parecchie cosette. Per fortuna, le segreterie locali di Fim, Fiom e Uilm (ma non la segreteria Uglm né le Rsu Aferpi e Piombino Logistics, a quanto pare) ci illuminano con il loro ultimo comunicato stampa. Il problema principale che pesa sul futuro dello stabilimento di Piombino non è la totale inaffidabilità di Rebrab, peraltro denunciata sul Sole 24 ore del 21 gennaio 2017 dallo stesso Mauro Faticanti, responsabile nazionale siderurgia Fiom, il quale definisce Rebrab, un «partner inaffidabile, a due anni dalla firma dell’accordo nulla ha rispettato di quanto era scritto. Oggi è tutto fermo». Né la colpevole latitanza del governo e il brancolare delle istituzioni regionali e locali. Macché, il nemico da battere è il Coordinamento Art.1‑Camping CIG. Verrebbe da ridere, se la situazione non fosse tragica, se non incombesse invece la drammatica necessità di riprendere l’attività produttiva e andare a un nuovo commissariamento, dopo avere allontanato Rebrab senza oneri per i lavoratori né per le casse dello Stato.
Senza paura del ridicolo, seguendo uno schema ben noto, il tentativo delle locali segreterie sindacali è quello di delegittimare i lavoratori, iscritti e non iscritti ai sindacati, che osano pensarla diversamente da loro. È questo un sintomo inequivocabile di una inesistente cultura della democrazia. Peraltro, questa incultura ademocratica si manifesta spesso nella conduzione delle assemblee e perfino nella gestione del recente referendum sul rinnovo contrattuale. Anche in questi giorni drammatici non viene convocata l’assemblea generale dei lavoratori ex Lucchini ed ex Lucchini Servizi, figuriamoci quelli dell’indotto.
Intanto, queste segreterie sindacali, così attente e dinamiche, “scoprono” finalmente, per esempio, che bisogna prorogare i termini della legge Marzano oltre il 30 giugno 2017, come il Camping CIG chiede da mesi. Del resto, non si erano accorte neppure che il Tfr degli ex dipendenti Lucchini Servizi era evaporato. Né che Rebrab aveva gravi problemi finanziari e pendenze serissime con il governo algerino. Né che, nelle carte inviate da Aferpi in Regione, i due forni promessi erano diventati uno solo: grazie anche alle brillanti strategie sindacali e istituzionali, oggi Rebrab tiene fermi gli stessi laminatoi, mentre le bonifiche sono al palo. Evidentemente il modo più sicuro per non colare acciaio è stare al gioco di Rebrab. Chissà se, sulle sorti di Piombino e della siderurgia (vedi Taranto e Terni), sono mai stati interpellati gli uffici studi dei sindacati nazionali e quelli della Confederazione europea dei sindacati, magari per dare vita almeno a un convegno.
Ma il nemico da battere invece, si sa, è il Camping CIG. Altro che continuità e ampliamento della mobilitazione. Altro che manifestazione a Roma il giorno dell’incontro al Mise quando, nella migliore delle ipotesi, si parlerà di linee guida, non già di piano industriale. Altro che sciopero generale di tutte le categorie in Val di Cornia il prossimo 24 marzo, in concomitanza con quello provinciale dei metalmeccanici. Tranquilli, Fim, Fiom e Uilm pensano a tutto loro, e sapranno risolvere brillantemente pure il problema principale, evidentemente rappresentato dal Camping CIG.
Ma ci facci il piacere, ci facci!…
COORDINAMENTO ART.1‑CAMPING CIG