Niente Provincia, niente Unione, niente di niente
I Comuni della Val di Cornia prima hanno distrutto la loro unità poi, mentre Piombino inseguiva, in realtà dovremmo dire declamava, l’unione con la Provincia di Grosseto, Campiglia e Suvereto immaginavano la loro fusione e San Vincenzo rafforzava i legami con Castagneto, non si sono accorti che a livello nazionale si lavorava per l’abolizione delle Province e che si apriva la discussione sull’attribuzione delle loro competenze. Ancora una situazione di totale isolamento proprio nel momento in cui la Val di Cornia ha più bisogno che nel passato di apertura. E così la Val di Cornia non ha più elaborazioni e strumenti anche soltanto per affrontare la fase attuale già prima che le Province siano abolite. Quella fase «nella quale, ha detto l’assessore regionale Bugli, occorre rafforzare gli ambiti che esistono e che ci sono da trent’anni, luoghi in cui Regione e Comuni possono parlarsi. Quelli, tanto per esser chiari, delle vecchie associazioni intercomunali disegnate da Bartolini nel 1984. E con quei territori, con quegli ambiti o Unioni, una volta che il Parlamento indicherà chiaramente come verranno superate le Province, creare un sistema virtuoso per svolgere insieme alcune funzioni, in un gioco di sponda tra Regione e territori o tra aree vaste e territori». E si tratta di materie come l’agricoltura e i trasporti, l’edilizia scolastica e il lavoro.
«Non conosciamo lo scenario che uscirà dal Parlamento: dire o progettare, ha spiegato l’assessore, ora rischia di essere inutile. Meglio allora per adesso rafforzare gli ambiti che già abbiamo. Sia che le Province vengano eliminate e le deleghe tornino tutte alla Regione, sia che il Parlamento scelga come riferimento le aree vaste, quegli ambiti rafforzati saranno un lavoro utile e porterà bene, garantendo un presidio essenziale…L’importante è non aggiungere altri ambiti..difficile pensare ad un nuovo ente intermedio…non siamo nella fase in cui si possa abolire un ente intermedio per crearne un altro. L’importante allora è trovare, in un gioco di sponda, il sistema migliore per svolgere al meglio certe funzioni e servizi lavorare insieme Comuni e Regione..».
È evidente che la Val di Cornia, chiusa ormai nella sua povera e litigiosa autarchia culturale ed istituzionale, si trova completamente spiazzata da questo dibattito.