Nomine: una scelta nel gruppo

· Inserito in Tema del mese (ar)
Fiorenzo Bucci

Trop­po spes­so la doman­da non attiene alla com­pe­ten­za, all’impegno, all’esperienza. Oggi, di fronte alla notizia di un incar­i­co, la richi­es­ta fre­quente­mente pun­ta ad altro: “E cos­tui a chi risponde? Con chi sta?”. Non suc­cede for­tu­nata­mente sem­pre e non è un bel modo di val­utare ma dite­mi se la con­statazione non ha fon­da­men­ta. Accade per­ché si ha la sen­sazione che il col­ore che una vol­ta ave­va impor­tan­za deter­mi­nante sia ormai sfu­ma­to per far pos­to al “grup­po”, in qualche caso alla lob­by che in Val di Cor­nia per ora è un ten­ta­ti­vo di lob­by ma non per questo può pre­oc­cu­pare meno. Per anni il fil­tro dei par­ti­ti, anche da noi, ha offer­to una garanzia di qual­ità e rap­p­re­sen­tan­za alle liste da cui dove­vano uscire gli elet­ti. Fos­se un’assise isti­tuzionale, fos­se l’ultima delle com­mis­sioni e il più insignif­i­cante degli incar­ichi.
Nel­la sostan­za era un’organizzazione comune e supe­ri­ore a met­ter­ci la fac­cia e a assumer­si una respon­s­abil­ità di fronte agli elet­tori. Ne deriva­va che il prescel­to era, al pari, car­i­ca­to di un onore ma anche è soprat­tut­to di un onore per cui era chiam­a­to con­tem­po­ranea­mente a rispon­dere alla pro­pria coscien­za ed al par­ti­to che nel cor­so del manda­to lo tutela­va e lo difend­e­va. Cer­ta­mente i par­ti­ti era­no total­iz­zan­ti e spes­so lim­i­tan­ti ma di sicuro offrivano un meto­do. Che oggi non esiste più. Il risul­ta­to è la scelta di una classe diri­gente che nelle nomine davvero sfugge a cri­teri apprez­z­abili. Mi ricor­do, in una cit­tà vic­i­na, l’affannosa ricer­ca di un asses­sore che dove­va essere don­na e avere la tessera di un par­titi­no insignif­i­cante grat­i­fi­ca­to di un pos­to in giun­ta. Con queste carat­ter­is­tiche c’era solo una gio­vane gonnel­la, anzi un biki­ni per­ché la fan­ci­ul­la venne sco­v­a­ta men­tre ignara pren­de­va il sole in spi­ag­gia. Cer­to un caso lim­ite ma comunque un esem­pio. E spes­so quan­do il caso non è lim­ite forse è peg­gio. Per­ché la scelta può aprire la pos­si­bil­ità ad altre logiche, mag­a­ri a inter­es­si che han­no molto di par­ti­co­lari e poco di sociale. Col risul­ta­to, in questi casi, di rib­altare la vec­chia con­sue­tu­dine per cui pri­ma del can­dida­to veni­va il par­ti­to. E soprat­tut­to con la con­seguen­za di mor­ti­fi­care la parte­ci­pazione generan­do dis­in­ter­esse, dis­amore e repul­sione. Ovvero i mali più gravi del­la nos­tra democrazia.

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