Non aspettiamo l’alluvione per ripristinare gli argini
SAN VINCENZO 10 novembre 2014 — ” In idrologia e ingegneria ambientale con il termine rischio idrogeologico si intende il rischio connesso all’instabilità dei pendii. Le possibili conseguenze sull’incolumità della popolazione e sulla sicurezza di servizi e attività su un dato territorio, sono dovuti alle conformazione dei terreni, dei corsi d’acqua e quindi condizioni ambientali che coinvolgono le acque piovane e il loro ciclo idrologico una volta cadute al suolo.”
Questo è quello che tecnicamente viene scritto a proposito di Rischio Idrogeologico…peccato che come al solito, si conosca la teoria ma si disdegni le buone pratiche; basta guardare le carte dei vincoli idrogeologici in Toscana e verificare la nostra zone e…quanto dista dal confine comunale il rischio idrogeologico più vicino?
Questa semplice analisi è ufficializzata da carte e documenti .
Quindi, viene da chiedersi in alcuni casi chi si possa ritenere responsabile.
Tecnicamente parlando,riusciamo a cementificare anche l’impensabile. Non credete? Eppure quello che succede normalmente è questo!
Gettiamo una platea di cemento anche per posare una semplice casetta di legno…e la chiamano edilizia sostenibile o bio architettura!
Dobbiamo sapere che in realtà, nel corso di attività edilizie, rimuovendo lo strato superficiale del terreno, dove è concentrata la maggior parte della sostanza organica, parte dello stock di carbonio organico, viene rilasciata come gas serra a causa della mineralizzazione, vanificando l’azione millenaria dei processi naturali, responsabili della formazione del suolo.
Tali interventi antropici spesso implicano anche una più o meno intensa deforestazione, andando così a diminuire significativamente gli stock di carbonio presenti nella vegetazione, senza considerare il ruolo fondamentale che hanno gli spazi verdi nell’assorbimento di CO2 e nella riduzione dell’impronta di carbonio da parte dell’uomo.
Infine, la capacità del suolo di immagazzinare acqua e l’assorbimento di pioggia nel suolo viene ridotta e, in molti casi, impedita completamente, con una serie di effetti sul ciclo idrogeologico.
Ecco perché costruire piattaforme di cemento come è stato…e viene fatto, a San Vincenzo:significa ancora NON aver ben chiaro cosa comporterà questa azione, che nel tempo ricadrà sulle generazioni a venire.
Immaginiamo quindi le conseguenze dell’apertura di un’altra cava nella nostra zona, l’asportare volumi e substrati a monte per riempire indebitamente zone geo-strutturalmente diverse a valle, perseguendo un sistema di lavoro vecchio e obsoleto atto solo a destabilizzare equilibri già precari, stravolgendo la pedogenesi del suolo, responsabile della formazione millenaria dello stesso.
La trasformazione del suolo agricolo in area da cementificare, inoltre, produce impatti anche sull’agricoltura, naturalmente…e qui rientriamo nelle infelici scelte sulla Tenuta di Rimigliano.
Noi abbiamo un modello di sviluppo sbagliato che punta solo alla crescita (economica) infinita in un sistema del “qui e ora”, che sta inevitabilmente collassando. Questo noi lo continueremo a dire all’infinito anche se questo può sembrare soltanto una piccola goccia nel mare, … ma è quella goccia a dare significato a ciò che stiamo facendo in attesa che si risveglino le coscienze e che la gente inizi ad informarsi…a quel punto verrà da sé capire.
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MoVimento5stelle San Vincenzo