Non c’è bisogno di seconde case, occorrono servizi
PIOMBINO 23 maggio 2017 — Il turismo moderno è un’industria e come tale ha bisogno di pianificazione e strategia di sviluppo. I tempi sono cambiati, l’offerta non può solo essere legata alla ricettività, servono una serie di fattori che uniti creano una filiera per sostenere un percorso ad ampio raggio. Il turista di oggi arriva a destinazione già con le necessarie informazioni per poter trascorrere, nel modo migliore e più adeguato alle proprie esigenze, la vacanza. Il web è lo strumento che permette di poter attingere conoscenze approfondite sui diversi luoghi e su ciò che offrono, soprattutto sotto il profilo qualitativo. In tal senso è importante che le realtà turistiche abbiano la forza e la capacità di poter creare una rete che le qualifichi rendendole competitive. Vi sono luoghi unici al mondo, caratterizzati da specificità, che avranno sempre e comunque una loro fruizione turistica, anche se vi sono stati dei cambiamenti rispetto al passato. Un esempio sono le città d’arte europee, che dovrebbero per la loro unicità essere ai primi posti nelle mete dei visitatori, eppure hanno lasciato il passo a metropoli mondiali che stanno eccellendo grazie a servizi di elevata qualità.
Questa breve premessa è propedeutica ad un’analisi sul turismo della Val di Cornia. Negli ultimi anni la Val di Cornia è senza dubbio cresciuta dal punto di vista turistico, raggiungendo risultati oggettivamente positivi, nonostante la crisi che ha colpito pesantemente il turismo italiano.
Nel 2000 nelle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere della Val di Cornia arrivavano 185.951 turisti mentre nel 2014 ne sono arrivati 307.954. Negli stessi anni le presenze erano rispettivamente 1.135.865 e 1.997.789.
È proprio alla luce di questi dati che urge una riflessione sulle linee di qualificazione e sviluppo del turismo nella Val di Cornia.
È opportuno considerare questo territorio come un’unica realtà sotto il profilo dell’offerta, in quanto vi sono implicazioni comuni che ne caratterizzano il peso antropico, soprattutto riferito alla fruibilità delle spiagge e del territorio in genere. Non dimentichiamo che il turismo balneare è prevalente in questo pezzo di Toscana che si caratterizza con l’appartenenza alla costa tirrenica. In tal senso, facendo un’analisi approfondita, è evidente che le presenze in alcuni periodi della stagione estiva sono in netto esubero rispetto alla ricettività balneare e pertanto, per qualificare l’offerta turistica, non servono nuove strutture ricettive ma servizi migliori. Ormai i posti letti abbondano, sia per la presenza di campeggi, alberghi, pensioni, B&B, case-vacanza, agriturismi, etc. sia per quella di seconde case, in continuo aumento anche per responsabilità oggettive susseguenti a scelte poco lungimiranti degli amministratori locali, che hanno permesso che tale fenomeno si sviluppasse senza un adeguato controllo. Una delle principali criticità della Val di Cornia è l’inesistenza di una rete adeguata di servizi che la renda competitiva ed al passo con le nuove esigenze del turismo moderno. Prima di tutto sarebbe opportuno capire cosa concretamente serve ed a quali tipologie di potenziali clienti rivolgersi, non fermandosi solamente alla stagione balneare, consolidata ma sempre più corta. L’obbiettivo per fare un salto di qualità è il potenziamento della destagionalizzazione, partendo da analisi e studi specifici che permettano di avere conoscenze per individuare gli strumenti adeguati. In tal senso il territorio offrirebbe molto: una natura mediterranea coinvolgente, un clima perfetto, la presenza di impianti termali, percorsi
enogastronomici rilevanti ed una presenza evidente di riferimenti storici e culturali. Uno dei primi fattori negativi è il sistema dei trasporti pubblici che andrebbe ristrutturato garantendo una connessione efficiente dei collegamenti viari, ferroviari ed anche marittimi, permettendo a qualche turista in transito per l’Elba di fermarsi invece che scappare velocemente per prendere il traghetto. Un’esigenza concreta è una rete di piste ciclabili con illuminazione anche notturna che potrebbe collegare tutta la Val di Cornia, un progetto che qualificherebbe e promuoverebbe tutta l’area ed il suo brand in tutti i principali mercati europei. È ovvio che perché ciò avvenga serve anche una mentalità adeguata ed una formazione specifica che educhi sia professionalmente che sotto il profilo della capacità e della disponibilità all’accoglienza a 360 gradi. Oltre ad una capacità amministrativa di pianificazione ed individuazione dei servizi, si deve intraprendere anche un processo educativo supportato dal sistema pubblico.
Senza la volontà e la professionalità dei privati non si possono qualificare i servizi, ma per far ciò li si deve mettere in condizione di poter svolgere al meglio il proprio lavoro.
Un processo lungo che ha bisogno di essere strutturato e costruito per dare i suoi frutti negli anni.
Chiaramente il turismo non potrà mai sostituire l’industria in termini occupazionali, ma non è questo l’obbiettivo come purtroppo molti erroneamente fraintendono. Si tratta soprattutto di qualificare una vocazione esistente già da molto tempo, cercando di ottenere risultati migliori. Purtroppo manca uno strumento efficiente che metta ad uno stesso tavolo i diversi enti pubblici, gli imprenditori, l’ istruzione e la formazione e tutti i soggetti interessati, costituendo una sorta di laboratorio che dia l’opportunità di pianificare lavorando insieme ad un ampio progetto comune. I tentativi che ci sono stati fino ad oggi hanno avuto poco successo, perché alla fine l’ingerenza della politica
ha prevalso sull’interesse generale. La Società Parchi Val di Cornia sarebbe stata una concreta opportunità se avesse mantenuto le caratteristiche per cui fu creata all’origine quando si pensò di farne una società di diritto privato con la partecipazione di enti pubblici e imprenditoria privata tale da generare reddito e lavoro attraverso la valorizzazione dei beni culturali e naturali della zona ed anche una offerta di servizi turistici qualificati. Ma, strada facendo, per volontà dei Comuni stessi, ha modificato incomprensibilmente ma colpevolmente la sua attività ed il suo assetto, diventando di fatto un organo totalmente dipendente dai Comuni poco concludente e finanziariamente pesante.
Ovviamente tutte queste riflessioni sono riferibili alla Val di Cornia. Per l’area urbana di Piombino servono considerazioni totalmente diverse, in quanto si tratta di una città industriale che senza interventi di bonifica e riassetto urbanistico, non potrà scrollarsi di dosso la sua veste tradizionale. Anche se almeno una parte degli insediamenti che lo sviluppo industriale moderno ha lasciato sul territorio non più utilizzati a fini industriali può integrarsi con le tracce più antiche di estrazione e lavorazione dei minerali che già oggi sono valorizzate a fini culturali e turistici.
Le prime responsabilità sono ovviamente a carico delle forze politiche e delle istituzioni locali ma non si può sottovalutare il fatto che per fare tutto ciò serviranno molti anni e moltissimi investimenti finanziari, ma soprattutto una forte presa di coscienza sociale, sempre che sia possibile, alla luce anche di carenze strutturali endemiche difficilmente colmabili.