Non cediamo alle semplificazioni
Al giovane consigliere del PD Enrico Cerrini dico di continuare a riflettere, come sta facendo, senza cedere alle semplificazioni di comodo, come spesso fa la politica. Voglio poi rassicuralo sul fatto che nelle mie opinioni non c’è niente di strumentale, ma la convinzione di essere di fronte ad un delicato passaggio che può comportare la definitiva scomparsa della Val di Cornia dal panorama politico-istituzionale. Sono convinto da decenni che per innalzare la nostra capacità di governo servono dimensioni più ampie di quelle dei singoli Comuni. I fatti lo hanno ampiamente dimostrato. Nessun Comune, da solo, può produrre idee e progetti all’altezza della crisi, oggi più di ieri; neppure Piombino alle prese da tempo con una grave crisi industriale. Quando si parla di agricoltura, turismo, beni culturali non è immaginabile recedere dalla dimensione minima della Val di Cornia. Lo stesso vale per le infrastrutture (strade, ferrovie, porto) e più in generale per i servizi come la sanità, le risorse idriche, la difesa del territorio, l’ambiente, l’istruzione secondaria e la formazione professionale. Per questo qui, in passato, sono state sperimentate politiche sovracomunali.
La mia valutazione è che in quelle esperienze sia mancata la necessaria determinazione, con evidenti incoerenze (basti pensare alla pianificazione coordinata che non c’è più da tempo), con inutili sprechi e sovrapposizioni tra uffici dei Comuni e uffici del Circondario. In sostanza è mancata la capacità di attuare un serio processo di riforma. Negli ultimi anni abbiamo assistito anche a decisioni unilaterali, ricatti e perdita di coesione tra i Comuni che hanno riacceso legittime preoccupazioni in chi teme la perdita d’identità delle singole comunità e l’allontanamento dei servizi dai cittadini.
Non mi meraviglio del no di tutti i Comuni della Val di Cornia alla proposta di Piombino di andare subito al Comune unico: è il frutto di un fallimento politico sul quale avrebbero dovuto riflettere le nostre amministrazioni e il PD per primo.
Invece si è lasciato spazio alle vie di fuga più disparate, dalla migrazione solitaria di Piombino verso la Provincia di Grosseto, alla minifusione Campiglia Suvereto, alle intese isolate di San Vincenzo e Sassetta con i Comuni della bassa Val di Cecina. Così si mette la parola fine alla Val di Cornia proprio nel momento in cui, con il superamento delle Province, dovranno essere trasferite ai territori nuove funzioni in grado di avvicinare i servizi ai cittadini e alle imprese con maggiore efficienza, minore burocrazia e minore spese. Per favorire questo processo occorre che i territori omogenei, come la Val di Cornia, si dotino di strumenti adeguati per il necessario riordino amministrativo.
Non sarà il Comune Campiglia Suvereto ad offrire questo scenario. Molto più verosimilmente otterremo di ridurre l’identità di Suvereto (uno dei Comuni più noti e caratterizzati della Val di Cornia) e di allontanare il processo di riordino sovracomunale di cui c’è davvero bisogno. Spenderemo soldi ed energie per ottenere un danno o, nella migliore delle ipotesi, un risultato inadeguato.
Per questo penso che si debba riprendere il cammino da dove irresponsabilmente è stato interrotto, costituendo l’Unione dei Comuni della Val di Cornia per farli lavorare insieme, da subito. Non è questione marginale e non c’è tempo da perdere. In gioco c’è la capacità di rispondere ai bisogni reali di questi territori, a partire dalla drammatica domanda di lavoro. Io sento questa responsabilità e sento che stiamo andando altrove.
Massimo Zucconi, capogruppo del Comune dei Cittadini