Non contano le intenzioni, contano gli effetti
PIOMBINO 7 settembre 2016 — La disperazione per la proposta di revisione costituzionale, che avrebbe dovuto essere una cavalcata trionfale ed invece trova ostacoli sempre più insuperabili, ha indotto i fautori del Sì ad inventarsi uno scenario apocalittico innescato dalla vittoria del NO al referendum. L’Italia perderebbe la sua credibilità internazionale perché incapace di fare le riforme in campo istituzionale ed economico. Certo, la disperazione è cattiva consigliera, ma questa invenzione tocca l’assurdo, andando perfino oltre il solito manipolare governativo via TV e stampa. In un colpo solo trascura l’essenziale (che, al referendum d’autunno, è discutere nel merito del quesito) e imbastisce una favola priva di riscontri, che ridicolizza l’Italia.
È una favola perché a livello internazionale chiedono da molti anni all’Italia non coreografie e cortine fumogene bensì cambiamenti reali di struttura che assicurino il rilancio dei servizi pubblici e dell’economia (cose che la proposta non affronta, per affidarsi solo al governo ed escludere i cittadini). Questo se, per livello internazionale, i disperati del Sì intendessero le organizzazioni tipo UE, BCE, FMI. Se poi volessero riferirsi alle borse e alla finanza di speculazione computerizzata influente sugli organi di stampa, allora renderebbero esplicito l’intento di favorire manovre poco chiare drogando il funzionamento dei mercati a vantaggio delle grandi multinazionali finanziarie che prosperano sulle bolle speculative (cioè farebbero una pura e semplice operazione di potere). In ambo le ipotesi , peraltro, vogliono far credere agli italiani, che contano solo le intenzioni legislative dichiarate e sono irrilevanti gli effetti concreti provocati dalle leggi approvate. Ciò è un grave errore di principio e di pratica, dato che non migliorare le regole di continuo imbriglia in modo crescente lo sviluppo reale del paese. Appunto per questo occorre evitare l’approvazione della proposta di riforma costituzionale che – come prova l’esame del testo – peggiorerebbe l’impianto istituzionale, non toccherebbe la struttura della spesa pubblica, accentrerebbe lo Stato umiliando la sovranità del cittadino. Il contrario del rilancio dei servizi pubblici e dell’economia. Restando per ora alla Costituzione vigente, si eviterebbe il peggio, si sconfiggerebbe la linea delle riforme a casaccio e si rafforzerebbe l’esigenza di riforme fondate sul confronto del merito dei problemi e non sullo spettacolo.
In sostanza, il ricorrere agli scenari apocalittici corrisponde all’idea che illudere pesi di più del costruire e che il clima dell’illusione si crei con gli effetti immaginifici a prescindere dal merito della proposta di revisione costituzionale. I disperati del Sì vorrebbero greggi da comandare e non cittadini sovrani da rappresentare.
Raffaello Morelli