Non convince il progetto Invitalia per la falda
PIOMBINO 26 settembre 2019 — Il progetto presentato da Invitalia per la messa in sicurezza operativa della falda presenta molte criticità. Il progetto riguarda solo la messa in sicurezza della falda, una messa in sicurezza idraulica, con un fossato tutto intorno, anche con barriere fisiche (palancolature dalla parte del Corniaccia), pozzi di emungimento e depuratore delle acque. Si stima che si spenderanno 21.190.000 euro dei 50 milioni stanziati ma si rimanda ad un altro progetto l’intervento sui terreni, in particolare, la rimozione dei cumuli che deve precedere la messa in sicurezza dei terreni con interventi di risanamento e parziale impermeabilizzazione delle superfici per un minor afflusso di acque meteoriche nel sottosuolo.
Quindi è un progetto di messa in sicurezza idraulica per metà che arriva ad essere presentato dopo cinque anni dallo stanziamento dei fondi, che rimanda una parte fondamentale a chissà quali tempi. Non parliamo poi delle bonifiche del sottosuolo.
Ad aggravare questo, invece di liberare le aree si accumulano nuovi materiali derivanti dallo scavo della trincea drenante e dalla realizzazione del marginamento fisico. Si prevede di scavare circa.111.840 metri cubi di materiale, di cui si stima soltanto circa 21.403,5 metri cubi da gestire come rifiuto. Probabilmente i rifiuti saranno più di quelli stimati, in base all’esito dei test di cessione che saranno eseguiti in fase, ma una gran parte di essi saranno classificati come terre di scavo, prive di inquinanti di rilievo.
Per gestire queste terre di scavo si costruiscono, si dice: “tre manufatti che saranno utilizzati per lo stoccaggio… (che) dovranno essere dotati di copertura rimovibile.”.
In questo modo esistono i presupposti perché lo stoccaggio, di poco meno di 100.000 metri cubi, diventi permanente.
Non si tiene di conto che di materiali, anche pericolosi, stoccati su quei terreni ce ne sono milioni di tonnellate e che stoccarne altre è un assurdo. Oltretutto, se si tratta di terre di scavo, queste possono essere riusate in tanti modi: per ripristini ambientali, ma anche, ad esempio, per ricoprire la discarica qualora avessero le caratteristiche richieste dalle norme. Insomma, invece di spendere soldi pubblici per costruire manufatti e stoccare i materiali, si possono incassare soldi dalla vendita di questi e non intasare ulteriormente le aree industriali.
Di fatto ancora non esiste un progetto per togliere i rifiuti anche pericolosi che rimangono a cielo aperto e mandano sul territorio polveri di sostanze tossiche e cancerogene.
Finché non ci sarà una struttura locale, un ente strumentale che lavora costantemente sulle scelte e i progetti di bonifica, è difficile che le bonifiche procedano celermente e nel verso giusto; non è possibile delegare tutto a Invitalia.
La bonifica delle aree industriali è particolarmente importante, non solo per il risanamento ambientale e per favorire anche altre economie (turismo e nautica), essa è vitale per la rinascita dell’occupazione portuale e industriale; su quelle enormi aree possono insediarsi aziende attratte da convenienze finanziarie, infrastrutturali e di servizi.
Legambiente
Aggiornamento redazionale
La Regione Toscana con decreto dirigenziale 15692 del 25 settembre 2019 ha escluso dalla procedura di valutazione di impatto ambientale il progetto “Messa in sicurezza operativa della falda da realizzare nelle aree di proprietà e in concessione demaniale della società Aferpi spa nel sito di Piombino”, proposto da INVITALIA subordinatamente al rispetto di prescrizioni e con l’indicazione di raccomandazioni.