Non fanno politica, solo contabilità

· Inserito in Spazio aperto
Alberto Primi

CAMPIGLIA 4 feb­braio 2017 — La stiz­zosa rispos­ta del­l’asses­sore Tic­ciati alle critiche mosse dai cit­ta­di­ni sul­la polit­i­ca sco­las­ti­ca adot­ta­ta dal Comune è l’en­nes­i­ma dimostrazione che chi gov­er­na Campiglia non fa “polit­i­ca” ma solo con­tabil­ità.
Chi­ud­ere una sezione di mater­na basan­dosi sul­la sola val­u­tazione numer­i­ca delle nascite sen­za fare alcun ten­ta­ti­vo e pro­pos­ta per sal­vare la scuo­la a Campiglia è indice o di inca­pac­ità polit­i­ca o di volon­tà di portare avan­ti con tut­ti i mezzi la elim­i­nazione di Campiglia come luo­go del vivere, pen­san­do solo a Ven­tu­ri­na e al suo baci­no di voti molto più ampio.
Le capac­ità di ges­tione si vedono nelle scelte che si fan­no di fronte alle dif­fi­coltà. In questo, come in altri casi, l’am­min­is­trazione attuale e quelle pas­sate, che comunque sono sem­pre fat­te dagli stes­si per­son­ag­gi, han­no dimostra­to di essere solo dei con­tabili pron­ti a chi­ud­ere l’ospedale, a chi­ud­ere la scuo­la media, la cui sede si è ridot­ta a un con­do­minio qua­si com­ple­ta­mente vuo­to e ora alla chiusura di fat­to del­la scuo­la mater­na.
L’asses­sore Tic­ciati dovrebbe ces­sare di ripetere le solite parole fritte e rifritte su quan­to fa il Comune per il cen­tro stori­co: cinque giorni di Apriti­bor­go, cinque/sei spet­ta­coli al Teatro dopo due anni di chiusura, il cen­tro Man­nel­li di fat­to inuti­liz­za­to, un cen­tro di riabil­i­tazione al pos­to del­l’ospedale e ambu­la­tori. A parte che mi sem­bra che il Comune si fac­cia bel­lo anche con cose che dipen­dono da esso in min­i­ma parte, la Tic­ciati non si pre­oc­cu­pi: anche noi anziani che non res­ti­amo a Campiglia cer­to per i 10 giorni di spet­ta­coli su tut­to l’an­no, siamo des­ti­nati a scom­par­ire e final­mente las­cia­re vuo­to il paese vec­chio sen­za più bisog­no neanche di ambu­la­tori.
E anco­ra: la Tic­ciati ci dice che lo spopo­la­men­to dei cen­tri stori­ci è endemi­co e irrisolto e si chiede allo­ra se tutte le ammin­is­trazioni sono inca­paci. L’asses­sore dovrebbe stu­di­are meglio gli esem­pi di recu­pero che in alcu­ni Comu­ni d’I­talia si stan­no real­iz­zan­do. Ma la doman­da allo­ra non è se gli ammin­is­tra­tori di Campiglia siano inca­paci ma se siano all’al­tez­za di risol­vere il prob­le­ma del cen­tro stori­co, sem­pre che lo vogliano fare.
Questo modo di fare polit­i­ca ricor­da tan­to il modo di gestire le crisi azien­dali dove di fronte alle dif­fi­coltà si sceglie qua­si sem­pre di chi­ud­ere i repar­ti e di man­dare tut­ti a casa. Per fare questo non c’è bisog­no di ammin­is­trazioni e politi­ci che riven­di­cano le loro radi­ci in una così det­ta “sin­is­tra”. Il fat­to che la scuo­la di Campiglia chi­u­da ren­den­do più dif­fi­cile la voglia di restare o di venire a stare nel paese vec­chio per chi ha bisog­no di questo servizio, non può essere com­pen­sato dal­l’al­to liv­el­lo del­la scuo­la a Ven­tu­ri­na riven­di­ca­to dal­l’asses­sore; invece di rispon­dere ai cit­ta­di­ni accu­san­doli di “dem­a­gogia imbaraz­zante” dovrebbe o dare le dimis­sioni o dichiarare pub­bli­ca­mente che Campiglia non è un luo­go con prob­lem­atiche da affrontare con capac­ità polit­i­ca e ges­tionale e scelte di inves­ti­men­ti, ma sem­plice­mente una frazione per­ifer­i­ca e pochissi­mo sig­ni­fica­ti­va del Comune di Ven­tu­ri­na Terme.
E infine tut­ti gli ammin­is­tra­tori di Campiglia, sin­daci in tes­ta attuali e pas­sati, dovreb­bero smet­tere di pren­dere in giro i cit­ta­di­ni che pon­gono prob­le­mi, rispon­den­do che siano loro a fare pro­poste fat­tibili, a trovare gli impren­di­tori e i sol­di. Non è mai venu­to in mente a questi politi­ci-con­tabili che sono loro gli elet­ti e che sono loro a dovere cer­care quel­lo che chiedono con arro­gan­za e stiz­za ai cit­ta­di­ni?
Se cre­dono alla polit­i­ca che stan­no facen­do e la vogliono portare avan­ti a suon di mag­gio­ranze in con­siglio comu­nale, gli ammin­is­tra­tori lo dicano e si risparmi­no la farsa di incon­tri pub­bli­ci che non spostano di un cen­timetro le scelte fat­te a monte. Quel­li che non ci cre­dono e non pen­sano che il prob­le­ma del cen­tro stori­co sia assim­i­l­abile al cos­toso man­ten­i­men­to di un anziano non auto­suf­fi­ciente del quale più o meno taci­ta­mente ci si augu­ra la dipar­ti­ta, fareb­bero bene ad andarsene per coeren­za con le pro­prie idee.

*Alber­to Pri­mi è coor­di­na­tore del Comi­ta­to per Campiglia

2 risposte a “Non fanno politica, solo contabilità”

  1. Valeria Di Rosa says:

    Una pic­co­la rif­les­sione: nei pae­si ter­re­mo­tati la scuo­la che riapre è il pri­mo seg­no di con­ti­nu­ità; anche i bim­bi più svogliati vivono il ritorno a scuo­la come seg­no di sta­bil­ità di vita, di con­ti­nu­ità di abi­tu­di­ni. La perdi­ta dei rifer­i­men­ti è il pri­mo seg­no di pre­ca­ri­età. Aprire luoghi di ris­torazione vari che poi penosa­mente ven­gono las­ciati in abban­dono, vedi la Margheri­ta all’in­gres­so del paese, rende sci­at­to anche il ben­venu­to a chi arri­va. Stra­no che lo noti solo io?

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