Non piove. Stagione del pomodoro ancora a rischio
PIOMBINO 29 marzo 2019 - Si profila un’altra stagione critica per l’agricoltura della Val di Cornia. Non piove da giorni e in campagna le preoccupazioni aumentano. Non sarebbe facile per i produttori della zona sopportare l’ennesima annata magra per la mancanza di acqua. Il riferimento principale è alla coltivazione del pomodoro da industria, una filiera che da tempo è argomento importante in tutti gli interventi pubblici che trattano della diversificazione economica nel comprensorio e del rilancio della vallata dopo gli anni terribili della siderurgia. Gli agricoltori non vivono un momento tranquillo: da tempo hanno speso per l’acquisto delle piantine e ormai si preparano alla semina. Lo fanno con preoccupazione perché sul raccolto pesa l’incertezza causata dalla penuria di acqua. Una nuova stagione povera creerebbe gravissimi problemi anche all’unica industria locale di trasformazione, l’Italian Food, che è reduce da annate infelici. Viaggiare a ritmi ridotti per mancanza di materia non sarebbe una condizione facile da reggere anche sul piano economico. Tra l’altro ne risentirebbe pesantemente il lancio sui mercati del marchio legato al pomodoro toscano, promosso dall’Italian Food in un mercato dove la concorrenza è particolarmente forte.
Sperare nella fortuna, ovvero in Giove pluvio, non è cosa su cui una qualsiasi azienda possa razionalmente contare.
Nel momento in cui la politica sceglie di puntare su una filiera, diventa normale che si faccia affidamento soprattutto sulle realizzazioni che la stessa politica ha individuato, previsto e promesso.
Per tutte una dichiarazione dell’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi, presente a settembre ad un incontro a Venturina con i produttori e con il management di Italian Food. “Metteremo in campo – dichiarò Remaschi – le risorse necessarie per lavorare insieme al Consorzio di bonifica Toscana costa e Asa affinché sia portato a termine un progetto infrastrutturale risolutivo in continuità con quanto già realizzato con le risorse regionali durante la crisi idrica del 2017. Vogliamo fare tutto il possibile affinché il comparto possa migliorare la produzione in termini di qualità e di quantità e perché la Petti, con il suo stabilimento Italian Food, rimanga convintamente in Toscana e possa sviluppare l’azienda sul nostro territorio”.
La fotografia della situazione attuale rimanda al progetto che prevede l’utilizzazione delle acque in uscita dal depuratore di San Vincenzo da convogliare nella Fossa Calda in modo da garantire una portata aumentata del corso d’acqua a vantaggio degli usi agricoli della risorsa idrica.
La Regione ha stanziato al riguardo nuovi fondi che, per 230mila euro, sono finalizzati alla installazione di filtri da sistemare in uscita sul depuratore prima di dirottare le acque verso la Fossa Calda. La storia di questi filtri è storia di una burocrazia asfissiante, di attese ingiustificate, di rimpalli, di roba che spesso caratterizza l’Italia delle cose che sembrano non aver mai fine.
Il progetto per garantire un salvagente di fronte all’emergenza idrica è del Consorzio di bonifica, l’installazione dei filtri spetta invece ad Asa.
Giancarlo Vallesi, presidente del Consorzio di bonifica, consultatosi preventivamente con Asa, ha indicato, di fronte ad una precisa domanda, il mese di maggio come termine ultimo per concludere il progetto.
Di più. Vallesi, facendo riferimento ai piani di coltivazione che entro metà marzo i produttori hanno consegnato al Consorzio, si è detto convinto che l’apporto idrico dal depuratore, permetterà di affrontare anche momenti di crisi e di soddisfare le esigenze degli agricoltori.
L’attesa per una verifica sarà quindi breve. Per installare questi benedetti filtri si hanno a disposizione, diciamo, una quarantina di giorni. Non sono pochi considerata anche l’emergenza di fronte ad un rischio gravissimo per una filiera che dà lavoro a 2000 persone. Ci si fa poco riferimento, ma è bene ogni tanto sottolineare che siamo in presenza di qualcosa di equivalente, in termini occupazionali, ad uno stabilimento come fu quello delle acciaierie di Piombino.