Non potranno più nemmeno chiamarsi sindacati
PIOMBINO 24 febbraio 2016 — Ci risiamo , ancora una volta i sindacati promettono manifestazioni e scioperi e poi si rimangiano tutto.
È bastata una vittoria di Pirro per calmare le acque e non dare corso a quello che era stato approvato a larga maggioranza nelle ultime assemblee e cioè una manifestazione a Roma di lavoratori e cittadini con sciopero di 24 ore a sostegno della vertenza Aferpi.
Il comunicato del consiglio di fabbrica offende la dignità dei lavoratori e pregiudica, forse in modo irreversibile, la rappresentanza del mondo del lavoro di Piombino da parte di questi sindacati. Di fronte a otto mesi di ritardo rispetto al fantomatico modello Piombino e alle mille promesse, rivelatesi solo delle colossali prese in giro, i sindacati finalmente si erano impegnati a realizzare una grande manifestazione (di lavoratori e cittadini), con 24 ore di sciopero, per costringere l’azienda e le istituzioni, a dire la verità. Il progetto ha le carte in regola per partire oppure bisogna pensare a qualcosa di alternativo per Piombino? Adesso i sindacati, rifiutandosi di confrontarsi con i lavoratori (attraverso la convocazione di un’ assemblea in fabbrica, come avevamo chiesto), cambiano completamente linea, cancellano lo sciopero e trasformano la manifestazione decisiva in un presidio, solo simbolico, che sa tanto di rappresentazione teatrale, utile solo come specchietto per le allodole. Per di più nel comunicato si legge che il presidio serve per dare sostegno alla delegazione trattante: roba da non credere. Ma quale sostegno? La grande manifestazione, con sciopero annesso, doveva servire (come ammesso dagli stessi sindacati, nell’assemblea al centro giovani) per protestare contro le istituzioni e contro l’azienda e costringerli, con un’ azione di forza, a rispettare gli impegni presi e non mantenuti .
Infine la cosa più grave in assoluto: secondo i sindacati il 1° Marzo la trattativa si fa per chiedere a Cevital un nuovo cronoprogramma; praticamente si sono persi otto mesi e si ammette il fallimento delle trattative effettuate fino ad oggi . Siamo veramente alla farsa: dopo tutto le scadenze non rispettate, ci accontentiamo di avere solo altre date? Se ci interessa questo non occorre nemmeno andare a Roma, basta una mail o una telefonata. Serve ben altro: documenti verificabili e dati certi sulla realizzazione dell’ investimento, a partire da dimostrate risorse finanziarie. Con queste scelte i sindacati hanno tradito palesemente il mandato dei lavoratori e hanno raggiunto il punto di non ritorno, superato il quale, nei fatti, non potranno nemmeno più chiamarsi sindacati.
Gruppo Minoranza Sindacale — Camping CIG