Non si può più dire: «Mo ha da passà ‘a nuttata»
PIOMBINO 8 febbraio 2017 — Mancava, probabilmente non invitato, solo lui, il sindaco di Piombino Massimo Giuliani. Tutti gli altri c’erano: il ministro Calenda, il presidente Rossi, il commissario ex Lucchini Piero Nardi e poi il vertice di Cevital/Aferpi, il presidente nonché “piombinese dell’anno” (passato) Issad Rebrab, l’amministratore delegato di Aferpi Fausto Azzi e poi il nuovo ceo di Cevital Said Benikene.
Le notizie non sono ufficiali dato che il ministero dello sviluppo s’è ben guardato dall’emanare il consueto comunicato stampa, comunque, seguendo le notizie che un quotidiano serio come Il Sole 24 ore ha scritto, si è capito che è stato un incontro interlocutorio. L’ennesimo incontro interlocutorio nel corso del quale non sono state fornite certezze né sul piano industriale nuovo, né di conseguenza sul suo cronoprogramma. E poi, al di là di un intervento per permettere al treno rotaie di produrre, niente di niente. Addirittura è chiaro che un’altra parte importantissima, oltre quella siderurgica, del piano industriale presentato nell’aprile 2015 ed inserito in ogni accordo di programma con le istituzioni ed in ogni altro accordo con le organizzazioni sindacali, vale a dire gli investimenti sul porto e sull’agroindustriale, è uscita completamente fuori di scena.
Il piano industriale, sembra di capire solo quello siderurgico, sarà presentato entro la fine di marzo insieme, questa è una novità, con possibili alleanze industriali già avviate da Aferpi.
Tutto da dimostrare e tutto da capire, come già tutte le altre volte precedenti quando proclami, impegni, promesse, scadenze di provenienza politica ed imprenditoriale sono state tutte puntualmente smentite dalla realtà.
La notizia più interessante per capire le cose è quella secondo cui, dice sempre Il Sole 24 ore, «le parti si sono lasciate con l’impegno a programmare una serie di incontri mensili di verifiche». Siccome sostantivo e aggettivo “incontri mensili” sono plurali vuol dire che occorrerà molto tempo per avere qualche certezza. Cosa dubbia del resto perché questi incontri serviranno solo per effettuare verifiche.
Insomma siamo in alto mare. E nessuno di certo ne può essere felice.
Nel frattempo, senza nessuna certezza per il futuro, i contratti di solidarietà sono precari in quanto non supportati da ore realmente lavorate, a luglio scadono i due anni garantiti dalla Prodi bis per il mantenimento dell’occupazione e della produzione (sembra che il ministro Calenda abbia chiesto la proroga di altri due anni, ma questo si può fare solo con un accordo sindacale), gli incentivi alla diversificazione nazionali e regionali non funzionano, le bonifiche sono lontane da partire e mancano dei finanziamenti necessari, delle infrastrutture si parla solo per quel che riguarda il primo lotto della ss 398 ed anche per esso non si sa bene di dove deriva il finanziamento.
Insomma dopo anni si capisce bene che quello che fu indicato come il più grande processo di reindustrializzazione mai realizzato (.…e chi non beve con me, peste lo colga…) è al palo. E non solo perché si è dato credito a impegni di finanziamenti che non erano reali ma perché esso stesso fondato solo su un uso propagandistico degli interventi e degli investimenti pubblici senza coerenza e senza priorità vere.
Bisognerà pure ricominciare da capo e mettere in fila le cose possibili e scartare quelle impossibili e aprire gli occhi a tutte le opportunità che possono scaturire da un quadro programmatico fatto come Dio comanda che, per definizione, non può non parlare il linguaggio della verità.
E ormai non c’è più tempo per dire: «S’ha da aspettà.…Ha da passà ‘a nuttata».