IN AUTUNNO SCATTerà LA PENSIONE PER 608 PARLAMENTARI SU 945

Non sia mai che si voti dopo il 15 settembre 2017

· Inserito in Sotto la lente
Fiorenzo Bucci

PIOMBINO 8 dicem­bre 2016 – Sarebbe uno scan­da­lo, una ver­gogna, qual­cosa di indi­geri­bile e inac­cetta­bile. Seg­nat­e­vi sul cal­en­dario la data del 15 set­tem­bre 2017 e non dimen­ti­catela. Quel giorno mar­ca lo spar­ti­acque tra la decen­za e l’indecenza, tra il sen­so delle isti­tuzioni e l’egoismo di chi indeg­na­mente le dovrebbe rap­p­re­sentare.
Nel­l’at­tuale cli­ma preelet­torale tiene ban­co l’argomento del­la data del voto, del giorno, cioè, in cui final­mente il popo­lo sovra­no potrà tornare a scegliere.
È scon­ta­to come la gente abbia gius­ta­mente fret­ta di esprimer­si, così come è evi­dente che alcu­ni pas­sag­gi prepara­tori al voto sono indis­pens­abili per garan­tire al paese un min­i­mo di tran­quil­lità polit­i­ca nel futuro.
Ha poco sen­so, purtrop­po, recla­mare per il tut­to il tem­po per­so pri­ma di varare una adegua­ta legge elet­torale che oggi non abbi­amo e che, invece, avrem­mo potu­to tran­quil­la­mente avere. Avrebbe sen­so met­tere fret­ta alla Con­sul­ta che incred­i­bil­mente com­in­cerà a par­lare del­la legit­tim­ità dell’Italicum solo a far data dal 24 gen­naio. Ma i nos­tri giu­di­ci cos­ti­tuzion­ali, con stipen­di da 360 mila a 500 mila euro l’an­no, sono per lo più anziani e per abi­tu­dine gli anziani non cor­rono.
È, quin­di, facile ipo­tiz­zare che, alla fine dei sal­mi, solo a feb­braio si potrà dis­cutere in par­la­men­to di un nuo­vo testo elet­torale. Il que­si­to, a quel pun­to, sarà soltan­to rel­a­ti­vo al tem­po nec­es­sario per pas­sare dal­la pro­pos­ta di una legge alla sua defin­i­ti­va approvazione a Mon­tecito­rio e Palaz­zo Madama. Occhio per­ché nel numero di quelle set­ti­mane o di quei mesi di dibat­ti­to si nasconde un pos­si­bile grande ingan­no.
Le con­dizioni in cui il Paese si tro­va reclamereb­bero impeg­no e fret­ta e la gente comune ha, già oggi, il dirit­to di richia­mare al sen­so di respon­s­abil­ità tut­ti col­oro che han­no avu­to l’onore di uno scran­no par­la­mentare. Ovvio e scon­ta­to ma l’insidia, come dice­va­mo, esiste ed è grossa. Nel 2012, infat­ti, il gov­er­no pre­siedu­to da Mario Mon­ti varò un rego­la­men­to sec­on­do il quale dep­u­tati e sen­a­tori alla pri­ma leg­is­latu­ra han­no dirit­to all’assegno di pen­sione (che non è pro­prio uguale a quel­lo delle casal­inghe) solo se rag­giunger­an­no il lim­ite di per­ma­nen­za in par­la­men­to di 4 anni, sei mesi ed un giorno. E quan­ti sono col­oro che oggi si trovano in una situ­azione di atte­sa del vital­izio non aven­do anco­ra super­a­to il lim­ite impos­to da Mon­ti? Un eserci­to. Per l’esattezza 417 dep­u­tati su 630 e 191 sen­a­tori su 315 per un totale di 608 par­la­men­tari. Ovvero il 64,3 per cen­to dei 945 che occu­pano gli emi­ci­cli del potere leg­isla­ti­vo. In prevalen­za si trat­ta di espo­nen­ti del Movi­men­to 5 stelle e del Pd (209).
E quan­do scadrebbe il ter­mine ulti­mo oltre il quale scat­terebbe, per Lor Sig­nori, l’agognato vital­izio? Ecco­la la data da cer­chiare di rosso: appun­to il 15 set­tem­bre 2017.
Si capisce bene che, se il dibat­ti­to per approvare la nuo­va legge elet­torale dovesse pro­trar­si fino alla vig­ilia dell’estate, cioè, più o meno, per quat­tro mesi, il ris­chio di votare in autun­no diven­terebbe abbas­tan­za alto. Avete mai vis­to, infat­ti, con­sul­tazioni elet­torali orga­niz­zate a luglio ed agos­to?
In autun­no, si sa, cadono le foglie e non vor­rem­mo ved­er cadere anche l’ultimo refo­lo di dig­nità di una classe polit­i­ca con un gradi­men­to ai min­i­mi stori­ci. Per la cronaca in caso di votazioni pri­ma del 15 set­tem­bre i par­la­men­tari di pri­ma nom­i­na perdereb­bero irri­me­di­a­bil­mente i con­tribu­ti ver­sa­ti non poten­doli, per legge, ricon­giun­gere ad altri pro­fili prev­i­den­ziali, né riscattare. Con il voto dopo il 15 set­tem­bre i nuovi baby pen­sion­ati riscuotereb­bero al momen­to di com­piere 65 anni. Invece i loro col­leghi vet­erani, cioè quel­li con più leg­is­la­ture alle spalle e quin­di con ben oltre i 4 anni, sei mesi ed un giorno di manda­to, riscuotereb­bero ovvi­a­mente somme mag­giori e anche pri­ma dei 65 anni. Per­ché, per ogni anno pas­sato in par­la­men­to oltre il quin­to, il req­ui­si­to ana­grafi­co viene abbas­sato di un anno fino al min­i­mo con­sen­ti­to che è di 60 anni. Tan­to per fare un esem­pio, chi è rimas­to in par­la­men­to, fac­ciamo per tre leg­is­la­ture ed ha quin­di una per­ma­nen­za di oltre 10 anni, potrà scalare l’attesa del­la pen­sione di 5 anni e riscuoterà il suo vital­izio appun­to a 60 anni. Con buona pace del­la sig­no­ra Fornero.
Per qui­eto vivere ci con­viene di pen­sare pos­i­ti­vo e di ada­gia­r­ci nel­la con­vinzione di un voto pri­ma del 15 set­tem­bre 2017. Per arrab­biar­ci – e di brut­to – nel caso, avre­mo tem­po.

 

Commenta il post