Non supera il periodo di prova: torna a Gavorrano
AGGIORNATO AL 3 GENNAIO 2020 ORE 16:12 — Il sindaco di Monterotondo Marittimo (Gr), dottor Giacomo Termine, è stato licenziato dal Comune di Piombino. La motivazione ufficiale dell’amministrazione piombinese (il provvedimento è stato formalizzato lo scorso 24 dicembre) è che Termine non abbia superato il periodo di prova. Il sospetto è che si tratti solo di un pretesto per mascherare un vero e proprio licenziamento “politico”. Termine è infatti un sindaco del Pd: non vorremmo che il centrodestra stesse cercando di creare un “caso” per sfruttarlo a fini elettorali in vista delle prossime elezioni regionali.
Termine è da anni sindaco di un Comune che conta poco più di un migliaio di abitanti: la sua retribuzione non è dunque comparabile a quella di un sindaco di una città di medie dimensioni. Il 31 dicembre 2018 il primo cittadino è stato assunto dal Comune di Piombino – in quel momento guidato da un’amministrazione di centrosinistra — come istruttore direttivo amministrativo (cat. D). Ovviamente Termine – per poter continuare a svolgere nel migliore dei modi il suo mandato elettivo a Monterotondo Marittimo — ha potuto e dovuto usufruire dei permessi previsti dalla legge per assentarsi da Piombino.
La stessa cosa avveniva quando Termine era ancora dipendente presso il Comune di Gavorrano: il primo cittadino di Monterotondo Marittimo utilizzava legittimamente i permessi previsti dalla legge per svolgere al meglio il suo incarico elettivo e infatti non ha mai ricevuto contestazioni.
Termine è anche presidente della Conferenza dei sindaci Ausl sud-est, presidente della Società della Salute Colline Metallifere e membro della giunta esecutiva Unione di Comuni Montana Colline Metallifere (tutti incarichi svolti a titolo gratuito). La questione è la stessa: malgrado il primo cittadino abbia usufruito dei permessi previsti dalla normativa non ha mai ricevuto contestazioni dall’amministrazione di Gavorrano.
Fino a che il Comune di Piombino è stato guidato dal centrosinistra il dottor Termine non ha mai ricevuto contestazioni. Neanche lo scorso giugno – con l’insediamento della nuova amministrazione – erano state evidenziate criticità. Non capiamo dunque il comportamento dell’amministrazione guidata dal sindaco Francesco Ferrari. Il sospetto è che si voglia sfruttare la vicenda a fini elettorali. La decisione del Comune di Piombino di recedere dal rapporto di lavoro instaurato con il dottor Termine è profondamente ingiusta e strumentale. Il messaggio che si trasmette è pericoloso: si vuol far intendere che solo i cittadini economicamente facoltosi o pensionati possono permettersi di diventare sindaci di Comuni piccoli. In ballo c’è il diritto di ciascun cittadino di poter svolgere nel migliore dei modi l’incarico per cui si è stati eletti. Tutti insomma devono poter avere la possibilità di assumere incarichi politico-amministrativi. Se tale possibilità viene negata, soltanto le persone economicamente facoltose potranno permettersi di diventare sindaco di un piccolo Comune: una prospettiva che riteniamo profondamente ingiusta.
La motivazione del licenziamento non ha fondamento: Termine aveva infatti già superato il periodo di prova relativo alla mansione in oggetto quando era alle dipendenze del Comune di Gavorrano. Il sindaco ha comunque sempre sottolineato la sua disponibilità a esser trasferito – mantenendo invariato il suo inquadramento — in altri uffici dell’amministrazione piombinese.
Al Comune di Piombino chiediamo dunque di fare un passo indietro e di rivedere la propria decisione. In caso contrario la Cgil utilizzerà tutti gli strumenti previsti dalla legge per far valere i diritti del dottor Termine e impugnerà il licenziamento.
Fabrizio Zannotti, segretario generale Cgil provincia di Livorno
Mauro Scalabrini, segreteria Fp-Cgil provincia di Livorno
Francesco Ferrari, sindaco di Piombino, chiarisce la decisione del Comune di non confermare Giacomo Termine
Il sindaco Francesco Ferrari chiarisce la situazione in merito alla decisione di non confermare la posizione di Giacomo Termine nell’organico del Comune di Piombino a conclusione del periodo di prova:
“Giacomo Termine risulta nell’organico del Comune di Piombino dal 31 dicembre 2018, periodo durante il quale si è presentato al lavoro in rare occasioni usufruendo, pur legittimamente, dei permessi dati dai suoi molteplici incarichi istituzionali e politici. Altrettanto legittimamente, alla luce dell’impossibilità di valutare il suo rendimento, abbiamo deciso di non confermare la sua posizione. Il periodo di prova obbligatorio normalmente dura sei mesi, nel suo caso, proprio a causa dei giorni di assenza maturati che ne fanno slittare la conclusione, non è bastato neanche un anno: ciò ha comportato l’impossibilità da parte del Comune di Piombino di valutare il suo operato, motivo per cui il periodo di prova è stato concepito, e confermarne la posizione nell’organico. Non è una scelta politica, il signor Termine a Piombino gode degli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore ma, allo stesso tempo, deve ottemperare anche ai doveri che la sua posizione implica. Non credo sia giusto che qualcuno percepisca uno stipendio senza svolgere il lavoro che è chiamato a fare, soprattutto in un ente che si regge su denaro pubblico e che deve garantire servizi ai cittadini.
Non sarebbe giusto nei confronti di tutti gli altri dipendenti comunali che quotidianamente svolgono il proprio lavoro con competenza e senso del dovere, come non sarebbe corretto per i molti piombinesi senza lavoro.
Abbiamo più volte proposto al signor Termine delle soluzioni che potessero conciliare i suoi ruoli istituzionali con il lavoro in Comune, per esempio un periodo di aspettativa che gli avrebbe garantito di riprendere la sua posizione a conclusione dei mandati istituzionali, ma lui ha sempre rifiutato queste soluzioni. Oltre a non essere eticamente corretto, il Comune di Piombino non è in condizioni economiche tali da potersi permettere di pagare uno stipendio senza che quella mansione sia realmente svolta e, quindi, abbiamo deciso di non confermare il ruolo di Giacomo Termine che, comunque, non rimarrà senza lavoro ma, semplicemente, tornerà nell’organico del Comune da cui aveva chiesto il trasferimento”.
Aggiornamento dell’1 gennaio 2020 ore 10:19 di Fabrizio Zannotti, segretario generale Cgil provincia di Livorno
“Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro”. Questa frase non è una dichiarazione di un esponente della Cgil: è il comma 3 dell’articolo 51 della Costituzione italiana. Stupisce dunque che l’avvocato Francesco Ferrari – adesso sindaco di Piombino – non ne sia pienamente a conoscenza. Delle due l’una: o Ferrari non conosce la Costituzione o la considera carta straccia e dunque non la rispetta. Le dichiarazioni di Ferrari in relazione al dottor Giacomo Termine hanno dell’incredibile e confermano quanto avevamo sospettato: il licenziamento in realtà è stato determinato da motivazioni politiche, precedente pericoloso per ogni lavoratore pubblico di qualsiasi colore politico. L’amministrazione comunale di Piombino in questo momento non sta garantendo la piena applicazione di un sacrosanto diritto garantito dalla Costituzione. Facciamo dunque appello al Parlamento e al Ministro competente affinchè si intervenga immediatamente sulla questione e si torni a garantire anche a Piombino il pieno rispetto della Costituzione. Chiediamo inoltre che della questione se ne parli al più presto anche in consiglio comunale, magari tramite l’istituzione di una commissione speciale. L’auspicio è che l’amministrazione comunale piombinese annulli la decisione di recedere dal contratto di lavoro instaurato con il dottor Termine: sarebbe un segnale importante non tanto per far felice la Cgil quanto per dimostrare che anche a Piombino si rispetta quanto previsto nel dettato costituzionale. Ferrari dimostri insomma di essere il sindaco di tutti non solo a parole ma anche con i fatti.
Aggiornamento dell’1 gennaio 2020 ore 15:25 del consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi)
“In Toscana va eliminata la degenerazione della commistione fra Sinistra e posti pubblici. Fare il dipendente pubblico è un onore. Stop agli approfittatori e più spazio alla meritocrazia”.
Lo dichiara il consigliere regionale Paolo Marcheschi (FdI) in relazione al caso di Giacomo Termine, sindaco del Comune di Monterotondo marittimo, non assunto dal Comune di Piombino, dopo un periodo di prova, a causa delle tante assenze per permessi politici.
“Giacomo Termine non è stato licenziato perché tornerà a lavorare per il Comune di Gavorrano. Il provvedimento del sindaco di Piombino Ferrari è giusto ed equo. Termine nel periodo di prova a Piombino ha usufruito di talmente tanti permessi per impegni politici che in un anno su 250 giorni lavorativi si è presentato soltanto una sessantina di volte. Ogni datore di lavoro deve valutare la produttività dei dipendenti e l’effettiva necessita di averli in organico. A maggior ragione deve farlo chi gestisce soldi pubblici ‑dichiara il consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi) — Quindi bravo il sindaco Ferrari per aver fatto emergere chi si nasconde nei posti pubblici per fare invece un altro tipo di attività, differente da quella per cui è stato assunto e pagato dai contribuenti. Un buon governo di Destra abolirà anche questi privilegi che negli enti pubblici, le Asl e altri enti intermedi della Toscana sono diventati un’abitudine per la Sinistra. Basta con i “compagni” mascherati da dipendenti pubblici, va eliminata la degenerazione della commistione fra Sinistra e posti pubblici che è possibile solo nei sistemi dove non c’è alternanza di governo da troppi anni”.
Aggiornamento dell’1 gennaio 2020 ore 17:03 del coordinatore regionale Fratelli d’Italia Francesco Torselli
Il sindaco di Monterotondo Marittimo (del Pd) lavorava come dipendente pubblico (in prova) al Comune di Piombino. Negli ultimi quattro mesi, pare che questo signore si sia presentato a lavoro 8 volte e così, il sindaco di Piombino (di Fratelli d’Italia) lo ha licenziato. Questo ha scatenato il Partito Democratico toscano (incluso il candidato governatore Eugenio Giani) e la CGIL che hanno gridato al “licenziamento politico”.
Adesso, due domandine facili facili…
- Se un dipendente va a lavoro 8 volte in 4 mesi, deve essere licenziato o deve essere pagato lo stesso, coi soldi dei cittadini?
- Il candidato governatore Giani, ha in mente una Toscana in cui, sei hai la tessera di partito, puoi fare quello che ti pare, oppure una Toscana dove vengono premiati merito e competenza?
Per finire, ecco il solito sindacato che si mobilita per difendere i compagni di partito… Ma a voi, se vi presentate a lavoro 8 volte in 4 mesi, dicono bravi o vi mandano a casa?
Aggiornamento del 2 gennaio 2020 ore 14:20 di Opposizione Cgil Provincia di Livorno
Al Comune di Piombino nasce una “nuova”, pessima concezione dei diritti dei lavoratori, con il licenziamento del dipendente Giacomo Termine, Sindaco di Monterotondo Marittimo eletto con il Partito Democratico. Nella nota del Sindaco Ferrari si dice che il dipendente, assunto con regolare concorso, viene licenziato per non aver superato il periodo di prova in quanto impossibilitati a darne una valutazione. Un periodo di prova durato 12 mesi a causa delle “assenze”, che in realtà sono permessi previsti dalla legge per consentire a chi svolge cariche elettive di coniugare lavoro e servizio alla collettività senza voler scomodare l’articolo 51 della Costituzione.
Anche a parti politiche invertite saremmo stati dalla parte del lavoratore e dei suoi diritti, ma tale vicenda pone interrogativi su quale sia la concezione di democrazia da parte dell’amministrazione Ferrari. sperando che tale licenziamento non sia inquadrato in una strategia di propaganda politica.
Se durante la prova il lavoratore non può usufruire di ciò che la legge e la Costituzione della Repubblica Italiana prevedono si aprono scenari inquietanti per tutti i lavoratori del Comune di Piombino. Cosa succederà quando in prova sarà una lavoratrice in maternità o un lavoratore che dovesse usufruire dei congedi parentali o che debba accudire un parente? Ne usufruirà rischiando il licenziamento oppure “spontaneamente” rinuncerà ai diritti? Si parla di un periodo di prova di 12 mesi a causa dei permessi o è un tentativo di tenere “sul filo del rasoio” il dipendente? È normale impedire ad un lavoratore di svolgere la funzione elettiva ponendo come alternativa l’aspettativa- sapendo che con l’indennità di Sindaco di Monterotondo (meno di 900 euro netti al mese) il dipendente non avrebbe accettato preferendo svolgere il proprio lavoro, usufruendo dei permessi e ricevendo la metà dell’indennità di Sindaco ? Se passa questo chi mai vorrà fare il Sindaco di un piccolo comune? Si vuole tornare ai politici di censo che possono fare politica perché benestanti? Un concetto non democratico con i ricchi che fanno politica ed i poveri che guardano.
Facciamo appello al Sindaco Ferrari, affinché eviti di far tornare Piombino ai disonori della cronaca ritirando il licenziamento del dipendente Giacomo Termine, non “impelagandosi” in una causa di lavoro che potrebbe vedere l’amministrazione dover riassumere il dipendente, pagare il periodo di mancati stipendi, versamenti contributivi e infortunistici, interessi vari, spese processuali etc magari anche con l’intervento della Corte di Conti che potrebbe imputare anche un danno erariale e tali spese usciranno dalle tasche dei cittadini di Piombino che non ne sentono proprio la necessità.
Noi saremo a fianco dei lavoratori indipendentemente dalle loro idee politiche contrastando chi intende calpestarne i diritti .
Aggiornamento del 2 gennaio 2020 ore 16:00 della Lista Civica Ferrari Sindaco
Si parla di licenziamento politico ma questa vicenda è tutt’altro che politica.
Giacomo Termine non è stato licenziato, il Comune ha deciso di non confermare la sua posizione in quanto non è stato possibile valutare il suo operato viste le numerosissime assenze dal posto di lavoro e, per questo, tornerà a lavorare nel Comune che aveva lasciato per trasferirsi a Piombino. Non si parla certamente di una discriminazione in quanto sindaco di un partito politicamente lontano dall’amministrazione piombinese. I permessi per ottemperare ai compiti dati dai ruoli politici e istituzionali sono un suo diritto, il buon senso, però, avrebbe imposto quantomeno di provare a conciliare le sue cariche con il lavoro per cui percepisce uno stipendio. Il signor Termine, invece, si è presentato al lavoro 62 giorni in un anno e, a causa di tutte queste assenze, il periodo di prova di sei mesi è slittato a quasi un anno. Ora una certa politica si arrabbia e batte i piedi invocando la violazione dei diritti costituzionali: il senso del dovere nei confronti dei cittadini non vale solo quando si ricoprono cariche politiche, dovrebbe essere un valore da rispettare in ogni ambito professionale, soprattutto quando è proprio grazie al denaro pubblico che si percepisce uno stipendio. L’amministrazione ha preso una decisione a tutela della macchina comunale e nel rispetto di tutti gli altri dipendenti che ogni giorno timbrano il cartellino e portano avanti il proprio lavoro con competenza e diligenza. Avrebbe potuto dialogare con l’amministrazione per cercare insieme una soluzione che potesse conciliare le necessità di un Comune come Piombino con i ruoli che Termine ricopre, invece ha preferito semplicemente prendere tutti i permessi che aveva a disposizione e percepire comunque uno stipendio. Per quanto scarsa sia l’indennità da sindaco di Monterotondo pretendere di guadagnare senza lavorare è inammissibile.
Aggiornamento del 2 gennaio 2020 ore 22:36 della Segreteria provinciale LEGA Salvini Premier Livorno
La Lega prende le difese dell’ amministrazione comunale di Piombino per riconoscerne l’ imparziale capacità di gestione della cosa pubblica.Ci sentiamo in dovere di farlo non solo perché quella macchina comunale é oggi amministrata dal centrodestra, di cui la Leg fa parte, ma, soprattutto, perché quella amministrazione è pesantemente criticata proprio da quella parte politica che sino a pochi mesi fa l’ ha guidata per 70 anni.
I partiti di sinistra ed un sindacato loro affine si scagliano infatti contro il sindaco Ferrari a causa della mancata assunzione da parte del Comune di Piombino di un dipendente che ricopre la carica di sindaco di un piccolo paese di campagna.
Affermare che si sia trattato di discriminare un sindaco iscritto al PD significa mancare di rispetto ad una intera struttura amministrativa pubblica cui è demandata la discrezionale valutazione di una serie di prestazioni rese, tra le quali non sono ricompresi impegni elettivi o politici esterni all’ ente.
Riteniamo offensivo da parte del PD annuire alla possibilità che oggi una pubblica amministrazione utilizzi criteri di discriminazione, peraltro ben noti alla sinistra per averli questa legittimati in molti settori dell’ impiego pubblico e privato per vari decenni, a far data dalla guerra civile di liberazione, spesso tanto decantata come fine delle discriminazioni.
Difenderemo il diritto dei cittadini toscani a poter finalmente escludere con il loro voto queste forze politiche di sinistra dalla gestione degli enti pubblici della Toscana, ad ogni livello perché anche questo caso dimostra nuovamente — se ancora ce ne fosse bisogno — che questa sinistra vuole continuare a fare un uso personale, di parte e non imparziale della cosa pubblica!
Aggiornamento del 3 gennaio 2020 ore 14:26 del Circolo PRC Piombino e del Gruppo consiliare PRC Piombino
“Costituzione della Repubblica Italiana
Art.51 3° comma:
“CHI E’ CHIAMATO A FUNZIONI PUBBLICHE ELETTIVE HA DIRITTO DI DISPORRE DEL TEMPO NECESSARIO AL LORO ADEMPIMENTO E DI CONSERVARE IL SUO POSTO DI LAVORO.”
La questione del licenziamento di Termine è il frutto di strategie che hanno sottratto energie alla politica rappresentativa.
I Padri Costituenti decisero che fosse necessario assicurare a tutti la possibilità di fare politica e di accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza.
Questo, non solo per consentire a chiunque di impegnarsi in politica anche se non è ricco, ma anche per assicurare a tutte le fasce popolari la possibilità di scegliersi democraticamente da chi farsi rappresentare.
Pensate voi se l’impegno politico fosse possibile solo per coloro che sono così ricchi da permettersi di dedicare alla politica tutto il tempo che vogliono senza un rimborso.
L’impegno politico richiede tempo e se si vuol adempiere al meglio all’incarico che i concittadini conferiscono, è necessario potergli dedicare le debite energie. Se un eletto deve però andare a lavoro per un tempo uguale a quello di un altro cittadino, è chiaro che potrà riservare all’impegno politico, e quindi al bene dei suoi concittadini, un tempo molto limitato, come quello che si dedica ad un hobby.
Vi pare opportuno? Noi crediamo che chi amministra una comunità debba impegnarsi al massimo, anche del suo tempo, per il bene della propria città.
Allora vi pare possibile che il sindaco di un piccolo Comune possa vivere con 450 euro al mese?
Allora è inevitabile che chi svolge una funzione pubblica debba godere dei permessi e delle altre tutele necessarie a consentirgli di bene espletare il proprio compito senza perdere il posto di lavoro.
Altrimenti il sistema verrà leso nella propria struttura democratica, ossia quella di consentire a tutti di fare politica e soprattutto a tutti di scegliersi da chi farsi rappresentare. Altrimenti, come detto sopra, solo i ricchi potrebbero farsi rappresentare.
Quello che deve esser chiaro, è che sono le fasce popolari più deboli che hanno bisogno della politica, perché i ricchi hanno già il potere economico e quindi anche quello militare: loro non hanno bisogno della politica, loro comandano già. È il popolo che ha bisogno della politica, per avere un apparato di regole e di istituzioni che servano a far funzionare un sistema in cui non sia la forza dei più ricchi a prevalere.
Se qualcuno pensa che il peso economico di un incarico di sindaco di un piccolo Comune non debba essere sostenuto dalle casse di un altro Comune (e non ci addentriamo sulla discussione sistemico-solidaristica che potrebbe scaturirne), allora dovrebbe accettare che la politica abbia dei costi, perché quelli sono i costi della DEMOCRAZIA.
E lo sono per tutti i motivi esposti sopra.
Ma vi pare possibile che il sindaco di un paese guadagni un terzo dello stipendio di un impiegato che esercita le sue funzioni nello stesso Comune?
Allora evidentemente è necessario riaprire la discussione sui costi necessari per un sistema democratico. Invece in questi anni qualcuno ha sfruttato l’indignazione popolare generata da coloro che rubavano approfittando del proprio potere, per convincere la gente a cambiare sistema invece che cambiare le persone. Con il risultato che i ladri ci sono ancora, però in compenso è diminuita la capacità per le masse di essere rappresentate.
Ci sarebbe da fare una discussione anche sul fatto che ora va a votare solo la metà degli aventi diritto. In uno stato democratico vanno a votare almeno l’80% degli elettori. Pensate che sia solo perché la gente è delusa dagli attuali partiti presenti in Parlamento? Sicuramente SI. Ma non solo. Dipende anche dal fatto che molti non vedono la possibilità di vedere rappresentata la propria idea.
Il maggioritario è servito a questo, ma non solo il maggioritario, anche la diminuzione delle spese per i rappresentanti politici, il che ha consentito ai ricchi di continuare a fare politica perché loro non hanno bisogno di soldi, mentre i rappresentanti dei più poveri non avevano più risorse per dedicare tempo alle ricerche, alle campagne elettorali, al lavoro nelle piazze etc.
Così si distruggono i sistemi democratici.
E voi ci siete cascati con le scarpe e tutto. Incantati da Grillo e Casaleggio, pagati dai ricchi per distruggere il sistema che consentiva ai più deboli di difendersi.
Chi non vuole vedere spender soldi per consentire ad un cittadino di dedicare il tempo necessario a fare il sindaco di un piccolo Comune, si rivolga a quelli che negli anni passati hanno votato le leggi che hanno tagliato i costi della politica.
Aggiornamento del 3 gennaio 2020 ore 14:41 di Claudio Lucchesi, Segreteria UGL Livorno
Non vogliamo entrare nel merito della questione riguardante il non superamento del periodo di prova del Sindaco di Monterotondo Marittimo, dipendente del Comune di Piombino.
Come è giusto che sia, la vertenza verrà dibattuta nelle opportune sedi. Ci preme però fare una riflessione. Fa piacere vedere un Partito, il PD , che difende a spada tratta un lavoratore, da quello che apprendiamo dalla stampa , andando a scomodare anche esponenti politici regionali e nazionali come Ministri Sottosegretari, Segretari del Partito.
Si è fatto addirittura il nome del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Tutta questa forza e questa determinazione nel difendere un lavoratore è encomiabile, non c’è dubbio.
Dobbiamo sottolineare però, che ci avrebbe fatto molto piacere e siamo sicuri avrebbe fatto molto piacere anche a moltissimi lavoratori, vedere lo stesso indomito impegno, la stessa tenace e coraggiosa difesa dei diritti, la stessa ferma determinazione, anche per quelle centinaia e centinaia di lavoratori del comprensorio, che hanno visto violati e calpestati i propri diritti, quei lavoratori che prendono un salario da fame spesso anche al di sotto degli 800 mensili, quei tanti, troppi lavoratori dimenticati dalla politica, abbandonati a loro stessi e al loro triste destino. Quei tanti, troppi lavoratori che sono dovuti scappare e che continuano a scappare da questo territorio, per mancanza di lavoro e di prospettiva. Oltre a tutti quelli che quotidianamente perdono la vita sul posto di lavoro, per portare a casa un tozzo di pane.
Auspichiamo che da qui in avanti, il PD spenda tutte sue energie anche per tutti gli altri.
Aggiornamento del 3 gennaio 2020 ore 16:12 della lista LAVORO&AMBIENTE
L’amministrazione comunale di Piombino che, ricordiamo, è a forte trazione civica, ha fatto gli interessi del Comune e dei suoi cittadini. Nessun caso politico, contrariamente a quanto in modo strumentale e falso si cerca di far apparire. A conclusione del periodo di prova di un dipendente, un ente pubblico può decidere se continuare il rapporto di lavoro o recederlo: i sei mesi dovrebbero consentire al datore di lavoro di testare le capacità di assolvere i compiti affidati e di inserimento efficace nel contesto lavorativo. Nei fatti ciò non è stato possibile. La prova obbligatoria è slittata ad un anno e questo di per sé fa capire la difficoltà di valutare il rendimento e le capacità del dipendente in questione. Tante strumentali e pretestuose inesattezze servono solo a confondere i diritti, sacrosanti, con i privilegi, che invece devono essere combattuti.
Se è vero che un sindaco di un piccolo Comune non può vivere con 1.450 euro lordi, è altrettanto vero che amministrare un Comune di circa mille anime non richiede un impegno di 24 ore al giorno. Il dipendente in questione avrebbe potuto ottemperare con serietà al superamento dei mesi di prova onorando un dovere, quello del lavoro, che eticamente è una priorità e socialmente, oggi, un bene prezioso, non concesso purtroppo a tutti. Usufruendo legittimamente dei permessi cui aveva diritto, avrebbe potuto garantire un numero di presenze tali da conquistarsi fiducia e giudizi favorevoli. L’art. 51 dice che chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive ha diritto di disporre del tempo necessario al loro adempimento e di conservare il suo posto di lavoro. Non dice che per amministrare con onore un Comune di mille anime devi presentarti sul tuo posto di lavoro 62 giorni in un anno, percependo uno stipendio pieno (oltretutto di un profilo professionale elevato) in aggiunta all’indennità di Sindaco. Di cosa si sta parlando? Per quanto si cerchi di sollevare un polverone mediatico spostando l’attenzione su una presunta discriminazione politica, siamo con tutta evidenza di fronte ad un privilegio ingiustificabile e ad un comportamento scorretto, sul piano etico e sociale. Tra l’altro il dipendente non è stato licenziato come erroneamente si scrive ma rimandato nel Comune da cui proveniva. Si potrebbe aprire un mondo di riflessioni sui tanti lavoratori, magari laureati, che oggi sono costretti a vivere con 900 euro mensili, lavorando con turni massacranti e in spregio ai diritti dovuti, o sui tanti precari. Il lavoro oggi ha un valore etico che deve essere onorato e rispettato, a partire da chi amministra o ricopre cariche politiche.
Una domanda: ma se il dipendente era una persona qualsiasi, senza tessera o tessera di un altro partito, si sarebbe scatenata tutta questa battaglia??? Quando è stato assunto era il migliore oppure per appartenenza?
Se verrà chiamato un giudice ad esprimersi sul fatto, egli non potrà esimersi da ciò che sono le norme e le leggi che regolano questi tipi di rapporto di lavoro. Punto. Politicamente ciò che sta facendo il PD lo trovo di una cecità politica allucinante. Ma vorrei essere ancora più sibillino: quale anima del PD sta alzando il polverone? Quello renziano? Quello dell’abolizione dell’art. 18 e l’introduzione del jobs act che tanto precariato ha creato? O quello conservatore, quello della casta, dove prima venivano i diritti poi, eventualmente, i doveri? E’ buffo vedere gonfiare il caso e leggere gli interventi sgangherati dei contendenti sempre più infervorati sulla difesa di parte. Ma a noi, persone comuni, ci interessa? Non credo. Sono migliaia le cause di lavoro che finiscono in tribunale ogni anno e questa non sarà diversa, solo che riguarda un personaggio pubblico e come tale sale agli onori della cronaca per il tempo necessario allo scambio di frecciate tra le parti politiche e poi tornerà nel silenzio come forse era meglio che rimanesse. Noi persone comuni non abbiamo bisogno di questo teatrino, abbiamo bisogno di risposte alle nostre difficoltà territoriali, lavoro, sanità, ambiente, questi sono i temi a cui da troppo tempo attendiamo risposte e soluzioni il resto è fuffa!!!!