Nuove povertà: in 4 anni cresciute del 40 per cento
“Ma quanti in più?”
Leonello Ridi, responsabile di zona della Caritas, non ci pensa neanche molto: “Dal 2008 sicuramente un quaranta per cento in più. E non sono tutti stranieri arrivati in cerca di una fortuna che non hanno trovato; ci sono anche molti italiani, gente che non avrebbe mai pensato di finire in questa situazione”.
La fotografia delle nuove povertà, vista da dentro, comincia ad essere preoccupante anche in questa Val di Cornia che ha conosciuto un passato di relativo benessere. E fa riflettere ancor più la risposta che Ridi offre sottotono alla domanda più naturale: “Stentiamo a farcela – dice -; non è sempre facile, nonostante tutti i nostri sforzi”. E pensare che negli anni il volontariato e le associazioni che operano nel sociale sono notevolmente cresciuti, hanno adottato tecniche di intervento più moderne, hanno raccolto la sensibilità crescente di enti ed organizzazioni.
Uno sviluppo che è diventato l’offerta possibile per una domanda aumentata, d’altro canto, in maniera esponenziale ed assolutamente eterogenea. Lontane mille migliaia le esigenze vitali di un immigrato, proveniente da realtà lontane e diverse, dalle richieste dell’italiano che ha conosciuto il lavoro ed il tempo libero ed oggi non ha più l’uno e non riesce a vivere l’altro.
E’ lungo l’elenco di Ridi sulle attività della Caritas per far fronte alle quotidiane vitali difficoltà di una crescente umanità che non può essere dimenticata. Ai centri di ascolto dove il contatto è immediato e essenziale si raccolgono le storie e le necessità, si offre una parola ed uno sostentamento immediato, si paga una bolletta perché nessuno resti senza acqua e senza luce. E non è facile perché l’uomo o la donna che si presentano spesso mantengono per pudore la testa abbassata ma conservano a pieno dignità e un residuo di speranza. Le mense dove qualcuno mantiene ancora l’abito buono, quello che magari anni prima indossava per le feste: 50–60 pranzi al giorno solo a Piombino ed almeno il doppio di pacchi viveri che di solito servono per la cena. L’organizzazione dei banchi alimentari, uno vero e proprio rifornimento per il magazzino-viveri, così arricchito dalla generosità di chi cede un po’ della propria spesa all’uscita dei supermercati. Il coinvolgimento di Coop, Conad ed altri dettaglianti per il recupero dei prodotti invenduti che altrimenti finirebbero in discarica. Opere preziose che non esauriscono la politica dell’intervento. Il concetto su cui Ridi insiste non è quello, peraltro assolutamente essenziale, dell’intervento immediato. E’ invece l’ investimento che la Caritas persegue per poter affrontare un così impegnativo compito. E l’investimento è cultura della gestione della propria esistenza, attenzione allo spreco, educazione alla condivisione, comunione come alto valore spirituale.
E’ in questo senso che l’attenzione viene rivolta soprattutto ai giovani. “Noi della Caritas – dice Ridi – li consideriamo una ricchezza nel senso più ampio del termine”. Una ricchezza che, da un lato, viene offerta attraverso le diverse attività che i ragazzi svolgono soprattutto nel sociale, e che dall’altro viene ricevuta come lezione di vita per chi sta entrando da protagonista nella comunità.
Cosa chiedono e cosa portano questi giovani nel mondo in cui si stanno inserendo?
“Conservano comunque la speranza – dice Ridi – ed esigono umiltà, onesta e lealtà: un grande insegnamento”.
La Caritas ha trovato linfa vitale nel rapporto con in giovani dall’apertura del servizio sociale volontario. Già 22 ragazzi che hanno scelto questo impegno sono stati protagonisti in attività dirette ed indirette dell’organizzazione. Anche oggi ne sono attivi otto. E sono ragazzi che spesso hanno una o due lauree e che comunque sono pronti a mettersi in discussione e a dare ricevendo. Prendono anche un minimo di compenso (433 euro al mese) che non è certo uno stipendio ma uno stimolo.
L’organizzazione non è stata abbandonata dalle istituzioni. La funzionale sede in cui la Caritas è ospitata a Fiorentina era un’ex scuola comunale ed il rapporto con gli enti locali va comunque avanti positivamente. Le indicazioni però non possono né devono mancare. Ridi parla di “buona prassi” ovvero di “rivedere la politica della accoglienza, di favorire l’integrazione e di riorganizzare la politica degli alloggi per i senza tetto”.
Non un sogno ma di certo un progetto che richiede il coinvolgimento e l’opera di tutti.
(foto di Pino Bertelli)