Occore una riflessione approfondita senza pregiudizi
PIOMBINO 1 aprile 2017 — Dopo la tragicomica commedia di giovedì al MISE, a detta dei presenti, tutta la città dovrebbe fare un esame di coscienza e chiedersi se davvero è il caso di perseverare con questa pantomima.
Oramai la chiave di lettura è chiara: sono stati quasi regalati 900 ettari di territorio, accettando un fantomatico piano industriale senza le giuste garanzie, spacciandolo per diversificazione, visto che di logistica ed agroalimentare non se ne sente neanche più parlare.
È stata innescata una lotta con la lobby dell’acciaio gridando a cospirazioni e complotti, allontanando forse gli unici compratori del settore concretamente interessati, pretendendo di trovare qualcuno disposto a bruciare soldi propri per mantenere un modello economico superato e dato per fallito ufficialmente dal 2012.
Un territorio ridotto a farsi mantenere dallo Stato, con una parte della città intimidita da un sistema consociativo ancorato al passato, senza il coraggio di uscire allo scoperto proponendo un modello economico al passo con i tempi.
Purtroppo ora è difficile uscirne, qualsiasi iniziativa contro l’attuale proprietà dovrà pagare un prezzo elevatissimo, in caso contrario a luglio Cevital avrà carta bianca e potrà fare tutto ciò che vuole delle aree di sua pertinenza.
È evidente che Rebrab di soldi propri non vuole o non può investirne alcuno, il che è imprendiotorialmente comprensibile.
È altrettanto vero, come del resto era prevedibile, che non vi sono stati istituti di credito che abbiano ritenuto fin dall’inizio credibile il progetto industriale per la ex fabbrica Lucchini, ma per due anni volutamente non ne è stato tenuto conto.
Il problema ora è la perseveranza su posizioni non più difendibili che paralizzano una città intera, sostenuta dalla mentalità assistenzialista radicata in una parte del mondo del lavoro, oramai sempre più minoritaria, e dall’incapacità di alcune componenti della politica di prenderne le distanze.
Questo sistema oltretutto sta creando forme di gelosia sociale che vede sempre meno manifestazioni di solidarietà e di partecipazione alle problematiche industriali.
Le tante partite IVA ed i loro collaboratori, con introiti spesso di gran lunga inferiori ai minimi sindacali tradizionali, non sono più disponibili a comprendere le difficoltà di chi da anni è comunque assistito da solidarietà o cassa integrazione.
È legittimo pensare che tutta la vicenda Cevital-Aferpi avesse finalità tutt’altro che industriali, ma molto più mirate verso il prolungamento del percorso assistenziale.
Alla fine il tanto vituperato Jindal o qualcun altro, con il benestare di FEDERACCIAI e di un governo sempre meno autorevole, dovrà accordarsi con Rebrab per salvare il salvabile a condizioni innegoziabili ed insindacabili.
A fronte di ciò, serve un percorso di salute pubblica asettico alle ingerenze del passato, che apra una stagione di profonda riflessione, per poi ripartire con piccoli passi concreti, ben distanti dai tanti annunci roboanti miseramente falliti.
Dovrà chiudersi la stagione del complottismo puerile e del pregiudizio sistematico, ma soprattutto quel sistema lobbistico e pseudoclientelare che non ha permesso in passato l’affermarsi di una classe imprenditoriale libera ed indipendente dalle subdole logiche che hanno fossilizzato e contaminato parte del mondo del lavoro nel nostro territorio.
*Luigi Coppola è segretario dell’ UDC PROVINCIA DI LIVORNO