Occorre un polo tecnologico dell’acciaio
PIOMBINO 16 ottobre 2014 — Mentre si dibatte di forno elettrico, preridotto, rottame e centrale a carbone gli esperti ci dicono che il futuro della siderurgia è competere sul terreno del valore aggiunto della proprie produzioni, nella direzione della greeneconomy, innovazione tecnologia e capacità di ricostruire una filiera dell’acciaio.
Cav. Arvedi di Cremona: “L’idea di stabilimenti orientati all’economia di scala, in un’economia matura, è fallimentare. Oggi è meglio concentrarsi sulla qualità e sulla razionalizzazione delle fasi produttive”. Aggiungendo: «L’Italia è un Paese privo di miniere, la nostra miniera è nella nostra testa». E nella capacità di offrire prodotti nuovi, eccellenti a costi competitivi»… «Questa qualità non s’improvvisa può essere solo frutto di anni di ricerca, di collaborazione con Università e centri specializzati».
Nicola Bellini, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa: «Quale siderurgia si può ipotizzare per il futuro di Piombino? E questa domanda, trovando anche la risposta, dovrebbe farsela il governo. Insomma, a Piombino come all’Italia serve una politica industriale». Poi propone: «Facciamo qui la Ferrari dell’acciaio»… «Se si immagina di individuare una parte della siderurgia piombinese per produzioni di qualità e alto valore, qualcuno può decidere di investire».
Piero Nardi: “Una fabbrica può funzionare solo all’interno di una strategia almeno nazionale se non europea, con sinergie con altre aziende della filiera produttiva, con i fornitori delle materie prime, con gli utilizzatori dei prodotti, con i fornitori dei servizi collegati, con altre aziende siderurgiche. Ormai le aziende scollegate da tutto il resto non possono sopravvivere. Occorre produrre con delle strategie basate su una conoscenza raffinata e globale”.
Se queste analisi sono corrette, come si conciliano con la proposta dell’azienda algerina Cevital? Esiste la possibilità di prendere scorciatoie e non badare ad una politica e strategia almeno nazionale? Si può fare a meno delle sinergie con la filiera produttiva, con i fornitori e utilizzatori. dell’innovazione del prodotto e della ricerca che non può essere improvvisata?
Perché si afferma che si disporre un grande mercato, in Algeria e più in generale in Africa, la Cevital ha il monopolio di questo continente? Non esiste economia di mercato?
Poi, perché un’azienda algerina che può disporre in Algeria di energia a basso costo e della disponibilità illimitata di metano, per fare il preridotto, oltre a numerosi altri vantaggi, dovrebbe investire per produrre in Italia? Anche se avesse intenzione di fare il preridotto in Algeria, quali sono i vantaggi di fare l’acciaio qui?
Due milioni di tonnellate di produzione come si conciliano con i treni di laminazione che al massimo ne possono lavorare la metà? In 18 mesi si può programmare e realizzare un forno elettrico?
Qualcuno è in grado di rispondere a queste domande? Qualcuno si è mai posto queste domande?
Legambiente sostiene la ripresa produttiva della siderurgia piombinese ma questa non può che essere di eccellenza assoluta, non solo di acciai speciali, ma di nuovi prodotti, in sinergia con altre aziende italiane ed europee. Proponiamo un polo tecnologico dell’acciaio legato alla ricerca, a nuove soluzioni ecocompatibili. Sarà ancora possibile? Non si doveva partire con anticipo di anni, di decenni?
Legambiente Circolo Val di Cornia