Ora in discussione anche la cassa integrazione

· Inserito in Spazio aperto

PIOMBINO 20 otto­bre 2018 — Il “nuo­vo cor­so” del grande man­ag­er dell’acciaio Jin­dal mostra sem­pre più il vero volto. Non bas­ta­va la con­t­a­m­i­nazione delle doc­ce, l’ ora di stra­or­di­nario obbli­ga­to­ria, il lavoro dato col con­tagoc­ce, gli inves­ti­men­ti sui treni che non arrivano. Ora rischi­amo seri­amente di restare sen­za salario per due o tre mesi, gra­zie alla scon­cer­tante ”dis­at­ten­zione” (o cini­co cal­co­lo?) di una azien­da che non ha mon­i­tora­to il monte ore disponi­bile di CIG , tralas­cian­do così di pren­dere per tem­po le con­tro­misure nec­es­sarie. Han­no ridot­to al min­i­mo le ore lavo­rate per risparmi­are quat­tro lire, fre­gan­dosene del fat­to che avreb­bero mes­so in dram­mat­i­ca dif­fi­coltà eco­nom­i­ca i lavo­ra­tori di quel­la che dovrebbe essere la “grande famiglia Jin­dal”.
L’ azien­da ha volu­to inserire nell’ accor­do di pro­gram­ma, come pre­sup­pos­to essen­ziale del suo impeg­no per il man­ten­i­men­to dei liv­el­li occu­pazion­ali, la con­ti­nu­ità del­la erogazione dell’ammortizzatore sociale da parte delle isti­tuzioni pub­bliche. Ora l’ azien­da stes­sa mette di fat­to “in mora” gov­er­no e Regione e potrebbe tentare di riven­di­care la”libertà di licen­zi­a­men­to” sin da subito. Se dal buon­giorno si vede il mat­ti­no, l’era Jin­dal si annun­cia tem­pestosa.
Le orga­niz­zazioni sin­da­cali mag­giori che, incred­i­bil­mente, non han­no prete­so che l’ azien­da for­nisse via via infor­mazioni sul­la situ­azione (rap­por­to tra ore lavo­rate e ore in CIG), han­no di fat­to assec­onda­to il suo gio­co. Viene al pet­tine uno dei nodi del “ver­bale di incon­tro” del 12 giug­no 2018 (che ha valen­za a tut­ti gli effet­ti di accor­do sin­da­cale) che è sta­to fir­ma­to sen­za che si fos­se ottenu­ta la certez­za for­male del­la con­ti­nu­ità degli ammor­tiz­za­tori da parte del gov­er­no.
Ora, con l’ acqua alla gola, bisogna cor­rere urgen­te­mente ai ripari.
Noi pro­poni­amo alla dis­cus­sione i pun­ti che seguono:

  • la Regione deliberi subito la CIG in dero­ga, finanzi­a­ta per le Aree di crisi com­p­lessa, copren­do il peri­o­do fino all’ entra­ta in vig­ore dell’annunciato decre­to gov­er­na­ti­vo del­la nuo­va CIG per le aziende in crisi (che è pre­vis­to per l’ inizio del 2019);
  • Regione e azien­da com­pensi­no con una inte­grazione la perdi­ta dei 200, 250 euro (rispet­to al salario attuale) che la CIG regionale deter­minerebbe nell’ultimo trimestre 2018, nonché l’ even­tuale decur­tazione che potrebbe derivare dal­la appli­cazione del nuo­vo decre­to del gov­er­no dal gen­naio 2019. Per­al­tro l’ azien­da è la pri­ma respon­s­abile di quan­to sta avve­nen­do e non si capisce per­ché l’errore deb­ba essere paga­to dai lavo­ra­tori. La Regione, dal can­to suo, ver­rebbe sgra­va­ta dal nuo­vo decre­to gov­er­na­ti­vo dall’impegno, già assun­to, di assi­cu­rare gli ammor­tiz­za­tori sociali per il 2019: una inte­grazione le costerebbe comunque meno del­la pre­vista assun­zione totale dell’ onere;
  • va inoltre stu­di­a­ta la pos­si­bil­ità di manovre di defis­cal­iz­zazione per chi è in CIG e per chi è cadu­to in gravi dif­fi­coltà eco­nomiche nelle Aree di crisi com­p­lessa;
  • van­no pre­viste soluzioni adeguate per le ditte dell’indotto, i cui lavo­ra­tori sono ormai allo stremo.

Sarebbe assur­do che in ques­ta sto­ria ci rimettessero i lavo­ra­tori, gli uni­ci che han­no rispet­ta­to i pat­ti sin dall’inizio del­la crisi siderur­gi­ca piom­bi­nese, rin­un­cian­do a suo tem­po, sen­za lot­ta, ad un ter­zo del salario in cam­bio del­la prospet­ti­va di tornare a colare acciaio, come ave­va assi­cu­ra­to il pres­i­dente Rossi.
Ai sin­da­cati dici­amo: è incon­cepi­bile che tut­to ciò acca­da sen­za che i lavo­ra­tori vengano infor­mati e ascoltati. Occorre andare subito ad una assem­blea dei lavo­ra­tori per pren­dere deci­sioni con­sapevoli sulle strade da per­cor­rere e sulle inizia­tive di lot­ta da met­tere in cam­po.

Coor­di­na­men­to Art. 1 Camp­ing CIG

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