Oscurare la realtà per fuggire dalle responsabilità
PIOMBINO 30 novembre 2019 — Per mercoledì 4 dicembre è convocato l’incontro tra il Comune di Piombino e il Ministero dello Sviluppo Economico per parlare dell’attuazione del programma di rilancio dell’area di crisi industriale complessa di Piombino. Convocati al tavolo anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, il presidente della Provincia di Livorno Maria Ida Bessi, l’Anpal, l’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale, il Ministero dell’Ambiente, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero per il Sud e la coesione territoriale e gli amministratori delegati di Invitalia e della Rete ferroviaria italiana oltre al presidente di Terna.
C’è solo da sperare che all’uscita dalla riunione non si ripetano quegli inni alla gioia uniti, solo sporadicamente, a quei soffusi lamenti che hanno costituito per anni la conclusione di simili riunioni. Con l’aggiunta che per anni gli inni alla gioia sono stati smentiti dalla realtà ed i soffusi lamenti sono spariti nel silenzio.
Le premesse non sono confortanti perché nel frattempo si è proseguito con la tradizione di far passare per scontato ciò che scontato non è affatto, anzi è proprio contraddetto da fatti e documenti.
Si è proseguito col raccontare che i diciotto mesi accordati a JSW, oggi JSW Steel Italy Piombino, fossero ultimativi quando non lo erano affatto. Basta leggere il “JSW Steel Italy srl PIOMBINO — BUSINESS PLAN Informazioni per le OO.SS.” del 6 giugno 2018 (il piano industriale allegato all’accordo di programma del 24 luglio 2018 non è mai stato reso noto) per scoprire che lì sta scritto che gli studi di fattibilità relativi all’espansione futura “dovrebbero essere completati in 18 mesi” che è tutto fuorché un termine ultimativo. Del resto nel Verbale d’ incontro siglato da JSW Italy, Fiom, Fim, Uilm e Uglm il 12 giugno 2018 presso la sede del Ministero per lo Sviluppo Economico (MiSE) c’è scritto soltanto che “…Durante gli incontri, le OOSS hanno recepito il percorso, come spiegato nella proposta di Piano Industriale di JSW Steel Italy srl, ma hanno richiesto espressamente a JSW Steel Italy srl di valutare la possibilità di ridurre le tempistiche di attuazione dei piani di intervento, con particolare riguardo alle attività di smantellamento e di attuazione del piano finalizzato a produrre nuovamente acciaio a Piombino…”. L’accordo di programma del 24 luglio 2018 poi fa riferimento ad un Piano industriale allegato che non è mai stato reso noto, ma è immaginabile che non si discosti da quanto illustrato alle organizzazioni sindacali il 6 giugno 2018, e contemporaneamente aggiunge: “…In considerazione del fatto che il Piano industriale prevede 2 fasi per la sua realizzazione, al termine della fase 1, illustrata nel Piano industriale sulla base della previsione di chiudere la fase dell’acquisizione entro maggio 2018, e quindi soggetta a possibili adeguamenti dipendenti dallo slittamento e nella prospettiva che la Parte privata, a seguito delle opportune analisi di fattibilità tecnico-commerciale, proceda nell’implementazione della Fase 2, le parti concordano che procederanno d’intesa alla revisione del presente Accordo che sarà ritenuta necessaria. La Parte 2 può essere implementata dalla Parte Privata parzialmente, gradualmente o totalmente, anche indipendentemente dalla revisione del presente Accordo…”.
In conclusione nessuna certezza né sui tempi né sui contenuti.
Si è proseguito col raccontare di impegni presi per l’utilizzo della discarica adiacente allo stabilimento per lo smaltimento della parte non riutilizzabile delle scorie prodotte dai forni elettrici e dai treni di laminazione paventando un aggravio imprevisto dei costi di smaltimento di quegli scarti tale da poter mettere a rischio la fattibilità del progetto. Anche a questo proposito una rilettura dell’accordo di programma del 24 luglio 2018 sarebbe utile perché si leggerebbe di un impegno della Parte Pubblica a favorire l’utilizzo da Parte Privata del sito più prossimo, anche al fine di dare impulso economico al territorio e che sia economicamente sostenibile, per lo stoccaggio e l’eventuale trattamento di materiali oggetto di escavazione o demolizione. Impegno più che generico dato che a quella data era già andata molto avanti la privatizzazione di RIMateria, se a questo sito si voleva alludere, e dunque quel “favorire” è solo retorica. Così come è retorica l’altro enunciato per il quale “…In virtù dei principi di prossimità, economicità e sostenibilità, la Parte Privata si rende disponibile a valutare, per attività di gestione anche finalizzate al riciclo dei flussi di materia connessi alla ripresa della laminazione, alle operazioni di smantellamento di impianti e manufatti, nonché di quelli derivanti dall’ulteriore implementazione ciclo siderurgico, la possibilità di perseguire soluzioni di filiera corta e di economia circolare…”.
In conclusione nessuna certezza né nei tempi né nei contenuti.
Si è proseguito col raccontare, a proposito dei costi energetici, che il piano industriale per la nuova acciaieria è legato strettamente a un atto formale del Governo sulla conferma o meno degli impegni presi dal ministero sul costo dell’energia nell’accordo di programma del 24 luglio 2018. Ebbene in quell’accordo di programma sta scritto: “…In coerenza con quanto riportato nell’art. 12 dell’ Accordo del 2014, al fine di superare la diseconomicità degli attuali costi dell’energia e favorire l’accesso a costi dell’energia competitivi, tenuto conto che ciò costituisce presupposto imprenscindibile per la produzione competitiva di acciaio e condizione essenziale e irrinunciabile per la realizzazione del Piano Industriale della Parte Privata, la Parte Pubblica si impegna a seguire con assiduità l’evoluzione concreta del Progetto e, anche sulla base delle informazioni e degli aggiornamenti relativi all’attuazione del Progetto che verranno comunicati periodicamente dalla parte privata alla parte Pubblica, a mettere a disposizione effettive condizioni di accesso alle stesse opportunità presenti per i comparti industriali ad alto consumo energetico operanti in Italia, unitamente alle relative infrastrutture di trasmissione ed all’acqua…”. Sembra di essere di fronte all’interrogativo se viene prima l’uovo o la gallina, cioè se viene prima il Piano industriale per il quale c’era, si fa per dire, la scadenza dei diciotto mesi o l’inserimento di JSW Steel Italy Piombino tra le industrie energivore. Interrogativo al quale non solo nessuno ha risposto ma per la cui risposta non è certo di utilità l’art. 12 dell’accordo di programma del 2014 citato che è un esempio ulteriore di retorica: “…Le parti promuovono le condizioni di efficientemento delle infrastrutture energetiche volto a migliorare le condizioni ambientali ed a innalzare la competitività dell’apparato produttivo, riconsiderando l’attuale parco centrali con particolare riferimento alla loro alimentazione e localizzazione, anche al fine di superare le diseconomicità nei costi di produzione di energia e consentire il reimpiego di risorse di lavoro derivanti dal processo di riconversione siderurgica. Le parti inoltre si impegnano a favorire forme di acquisto aggregato di energia, ivi compreso un eventuale consorzio di acquisto tra imprese siderurgiche...”.
In conclusione nessuna certezza né nei tempi né nei contenuti.
Le premesse, dunque, non sono le più confortanti e non fanno affatto sperare che la prossima riunione del 4 dicembre dia esiti positivi. Le nubi da diradare sono molte e non riguardano solo i punti su cui ci siamo soffermati.
Sarebbe già molto
- se si riuscisse a capire davvero, punto per punto, quali sono stati i risultati sul versante economico, lavorativo, ambientale, infrastrutturale dei tanti accordi di programma firmati dal 2007 ad oggi,
- se si recuperassero, là dove è possibile e utile, ritardi e vuoti, e sono sicuramente molti, che nel tempo si sono accumulati in ogni impegno scritto in quegli accordi,
- se si riuscissero a capire le vere attuali volontà e possibilità di Jindal vista anche la crisi del settore dell’acciaio riguardante tutta l’Europa, su cui si può consultare l’interessante articolo di Lorenzo Sala comparso il 29 novembre 2019 su lavoce.info,
- se infine si decidesse, visto che ormai la fase degli interventi a spizzico e dei ripetuti accordi di programma pieni di vuota retorica è finita senza risultati pari alla crisi della Val di Cornia, di porre mano alla costruzione di un disegno coerente di rilancio, con una visione ha scritto Stile libero Idee dalla Val di Cornia nell’articolo Dagli spizzichi a un coerente impegno europeo del 14 novembre 2019, che non rinunci alle produzioni siderurgiche ma non parta dal postulato “Piombino deve colare acciaio” che fino ad oggi si è retto solo perché fondato sull’utilizzazione più che prolungata di ammortizzatori sociali che condanno all’assistenzialismo permanente.