Parchi e beni culturali: sviluppo ancora possibile
Chiedersi oggi cosa ne sarà della società dei Parchi è una domanda tutt’altro che banale, perché al futuro della Parchi è legato quello di una parte importante e anche relativamente recente dell’economia della nostra città e della Val di Cornia. Purtroppo non c’è da essere ottimisti e le recenti dichiarazioni del presidente della Parchi Luca Sbrilli che esprimono preoccupazione per il futuro della Società confermano che il problema esiste.
Nonostante, infatti, almeno a parole, gli amministratori locali non abbiamo mai messo in discussione la strategicità della Parchi nell’economia della Val di Cornia, le scelte che da qualche anno a questa parte hanno interessato la Società dicono esattamente il contrario. Questa estate la decisione del Comune di Piombino di toglierle la gestione dei parcheggi della Costa est e di Baratti, un mese fa il taglio deciso dal Comune di San Vincenzo di oltre il 50% del contributo annuale: sono solo le scelte più eclatanti di una catena che va dal cambiamento dell’assetto societario, alla diminuzione dei giorni di apertura di alcune strutture come il museo di Cittadella, per arrivare al blocco pressoché totale di investimenti perfino per la manutenzione ordinaria del patrimonio esistente.
Il punto vero è che ad essere stato messo in crisi è proprio il patto originario su cui si fonda la Parchi, vale a dire l’idea che la Società dovesse gestire alcune attività che producono reddito (i parcheggi, la riscossione dei canoni di affitto delle strutture ricettive e degli stabilimenti balneari ed altre ancora) per sostenere i costi di conservazione e gestione del patrimonio culturale e archeologico. Un patto che nel tempo avrebbe dovuto vedere l’ingresso nel sistema di maggiori risorse private sia locali che nazionali, secondo l’idea che con la cultura si può fare impresa e creare economia, rafforzando la missione pubblica e collettiva della tutela e della valorizzazione dei beni culturali che sono il petrolio italiano, una miniera insomma che può dare lavoro, produrre economia, e introdurre nel sistema locale elementi di innovazione e di qualità. Purtroppo non è andata così.
I numeri delle visite ai nostri parchi, i dati delle presenze turistiche della nostra zona, e soprattutto la bellezza e l’importanza dei beni archeologici naturalistici e ambientali di cui il nostro territorio è ricco ci dicono però che raggiungere questo obiettivo è ancora possibile, ma solo a condizione di tornare con le scelte a considerare il progetto Parchi Val di Cornia un punto di investimento e di lavoro imprescindibile nell’ambito dei processi di sviluppo e di valorizzazione del nostro territorio.