Parliamo tanto degli accordi di programma
PIOMBINO 13 dicembre 2014 — A che punto è la realizzazione di quanto previsto dagli ultimi due accordi di programma tra Comune di Piombino ed altri soggetti locali, Regione Toscana e ministeri? Si parla degli accordi di programma dell’ agosto 2013 sugli interventi di infrastrutturazione, riqualificazione ambientale e reindustrializzazione dell’area portuale e dell’aprile 2014 sulla riqualificazione e la riconversione del polo industriale.
Un primo problema è costituito dal fatto che non se ne ha documentazione pubblica ufficiale contrariamente a quello che dovrebbe succedere.
Ognuno ricorderà quanto fu costante la pubblicizzazione di tutti gli atti e di tutte le decisioni assunte durante la lunga e difficile fase del recupero e dello spostamento della Concordia. Non si parla delle tante conferenze stampa, che comunque furono svolte, ma della messa a disposizione di ognuno di quelle informazioni in un sito web apposito. Dovrebbe accadere per ogni investimento pubblico ma quella della Concordia è un’eccezione. E non si tratta solo di pubblicizzazione si tratta di monitoraggio, di stato di avanzamento dei lavori, di valutazione dei risultati, informazioni indispensabili sopratutto quando ci sono in gioco ingenti finanziamenti pubblici. Non si dica che non ci sono metodologie o strumenti: tutta la gestione dei finanziamenti comunitari deve obbligatoriamente rispettare queste metodologie ma anche i finanziamenti non europei sono chiamati in causa tant’è che precise norme e regolamenti nazionali sono stati a suo tempo emanati. A questo ad esempio si riferisce l’art 8 dell’ accordo sul porto di Piombino che obbliga tutti i contraenti «..a porre in essere ogni misura necessaria per la programmazione, la progettazione e l’attuazione delle azioni concordate… ad alimentare il monitoraggio…» sulla base del Manuale operativo sulle procedure del monitoraggio delle risorse FAS.
In realtà alla mancata pubblicizzazione corrisponde spesso anche l’altrettanto mancata attuazione così come sta succedendo per molte opere previste:
gli interventi la cui responsabilità attuativa era del Comune di Piombino e cioè la bonifica dell’area Città futura (€ 13.500.000), la messa in sicurezza permanente delle ex discariche di Poggio ai venti (€ 5.000.000), il progetto di bonifica relativo al tracciato del 1° lotto della SS 398 di accesso al porto (€ 1.600.000), le indagini di caratterizzazione e bonifica dell’area “ex Fintecna” (€ 1.500.000), non sono stati realizzati pur esistendo i finanziamenti da molto tempo prima dell’accordo di programma e pur essendo stati assegnati i lavori, pressoché totalmente, senza ricorrere ad una procedura d’appalto alla Azienda dei servizi di igiene urbana. Tocchiamo con mano così la causa di tanta spesa e di tante inattuazioni pubbliche alla cui origine stanno finanziamenti assegnati senza progetti, senza tempi di attuazione e senza rendicontazioni. Se si volesse praticare davvero la spending review proprio qui ci sarebbe grande materia di lavoro.
Gli interventi in carico all’ Autorità portuale di Piombino e cioè la realizzazione delle indagini di caratterizzazione dei sedimenti marini del porto di Piombino (€ 605.998) e quelli infrastrutturali in attuazione del nuovo piano regolatore portuale (€ 110.927.289), pur avviati velocemente, non potranno finire prima della fine del 2017 secondo una deliberazione del Comitato portuale dell’ Autorità portuale di Piombino che prevede nel 2016 un finanziamenti pubblici di 30 milioni di euro e di un’analoga cifra nel 2017 per interventi connessi al nuovo piano regolatore del porto e/o all’accordo di programma del 13 agosto 2013 e/o alla realizzazione della piattaforma demolizione navi (per leggere clicca qui).
Ma non si tratta solo di tempi e finanziamenti. Si tratta anche di finalità degli stanziamenti finanziari. Ciò vale in particolare per il secondo accordo di programma, quello sulla riqualificazione e riconversione del polo industriale di Piombino.
Ne citiamo solo alcune:
- il progetto di riconversione, efficientamento energetico e miglioramento ambientale, anche con riduzione complessiva dei gas climalteranti, del ciclo produttivo dello stabilimento Lucchini di Piombino, che aveva come intenzione il finanziamento di 30 milioni di euro per un impianto corex o di un impianto per la produzione di preridotto, ammesso e non concesso che fosse possibile una siffatta agevolazione finanziaria, sembra ormai superato dato che nelle intenzioni dell’acquirente della Lucchini, almeno dalle dichiarazioni pubbliche, non rientrano simili previsioni,
- il potenziamento della infrastruttura viaria dell’area portuale di Piombino e cioè il completamento della bretella di collegamento dell’autostrada Tirrenica al Porto di Piombino — collegamento Gagno – Montegemoli cioè il primo lotto della SS 398 è ormai definitivamente saltato in quanto collegato alla realizzazione dell’autostrada Rosignano-Civitavecchia alla quale la stessa SAT ha rinunciato,
- il bacino di galleggiamento e/o carenaggio e la disponibilità da parte del Ministero della difesa di navi militari, nonostante il propagandato finanziamento di 20 milioni la cui finalità non è mai stata chiarita, era affidato a uno specifico cronoprogramma, da detminatre entro tre mesi dalla stipula dell’accordo, che non sembra sia mai stato elaborato,
- la messa in sicurezza operativa della falda da realizzare nelle aree di proprietà e in concessione demaniale della Società Lucchini in Amministrazione Straordinaria S.p.A., tramite barrieramento misto fisico e idraulico, per l’emungimento e trattamento delle acque di falda inquinate è stata approvata dal Cipe ma sono ancora da pubblicare i bandi di gara più volte annunciati come imminenti,
- gli interventi di rafforzamento produttivo dell’area di crisi industriale di Piombino, con una dotazione finanziaria di 32 milioni di euro regionali e 20 milioni di euro statali, non costituenti una riserva esclusiva per le imprese della zona che potranno invece godere di una premialità nei criteri di valutazione nel caso di assunzione e mantenimento per cinque anni di personale della zona (per leggere clicca qui), aspettano decisioni di Invitalia che è il soggetto attuatore di questa e di altre misure, comprese le bonifiche pubbliche.
Rimane sullo sfondo un elemento di debolezza di tutta l’impalcatura difficilmente recuperabile e cioè il fatto che la procedura seguita non poggia su quello che il legislatore ha individuato come strumento di intervento nelle aree di crisi industriale complessa e cioè il Progetto di Riconversione e Riqualificazione Industriale. Uno strumento di programmazione ed attuazione nello stesso tempo per dare coerenza e razionalità ad un processo, quello della riconversione di un’intera area, senza il quale sono possibili solo interventi spot ed anche contraddittori.
Le caratteristiche che dovrebbe avere ogni intervento pubblico e cioè coerenza, fattibilità, monitoraggio, valutazione e pubblicità sono molto lontane dai due accordi di programma di cui tanto si parla.