Passato, presente e futuro dell’industria del territorio
PIOMBINO 27 maggio 2015 — Come previsto dallo sguardo disincantato delle persone libere i casi della ex-Lucchini viaggiano sull’autostrada del nulla di fatto.Del piano industriale si sa poco o nulla, probabilmente non a caso. Non stupirebbe se esso contenesse una bella quantita’ di ”se“ e ”nel caso di“, tipico delle dichiarazioni di buoni intenti che lasciano le mani libere a tutto e a tutti in qualsiasi momento.
La vicenda ex-Lucchini ha radici lontane che affondano fino ai primi anni del 2000, quando il sig.Lucchini, al tempo grande azionista, se ne ando’ quasi per disperazione, incassando i suoi 80 milioni di euro che reinvestì proficuamente in Africa, perché sfiduciato dalla supponenza mista a scarsa efficenza dei dirigenti, che persistette negli anni a venire, provocando lo scollamento delle scelte strategiche dalle esigenze del mercato.La crisi economica degli ultimi anni ha avuto buon gioco a completare l’opera perché‘, cosi come accade con i virus per gli uomini,ha aggredito un organismo gia’ debilitato.
Ma la responsabilita’ maggiore del disastro e’ da attribuire alle amministrazioni del territorio, cioè ai Governi Anselmi e degli altri Comuni limitrofi dell’epoca i quali non hanno capito quanto la fabbrica, per le sue dimensioni, si identificava con il territorio e la popolazione tutta, cosa che avrebbe dovuto indurre dette Amministrazioni ad intervenire con forza, saggezza e lungimiranza.
Il Movimento 5 Stelle promuove la condivisione delle scelte che incidono sulla vita dei cittadini, che se ci fosse stata in questo caso non ci si troverebbe ora in questa situazione. Esso ha nel suo programma la bonifica del territorio, il suo rilancio nel turismo e l’aiuto al settore agricolo per la produzione di prodotti locali e di qualita‘, strada che appare essere molto lontana da quella che si sta imboccando in questi giorni, con il favorire l’insediamento di una grande industria agroalimentare come la Cevital che, facendo bene il suo mestiere, essa si, fara’ probabilmente man bassa del marchio Made in Italy nel settore alimentare, svendera’ i pezzi buoni dell’industria siderurgica qua e là nel mondo, lascera’ i cocci a noi come gli altri prima di essa.
Irene Pecchia