Pavimentazioni e fitorisanamento per la bonifica
PIOMBINO 5 settembre 2015 — Quando è stato nominato il nuovo consiglio di amministrazione di Asiu la proprietà, cioè i Comuni, hanno dato ai nuovi amministratori un mandato che, tra le altre cose, prevede la valorizzazione degli asset impiantistici di Asiu e Tap e per questo individua un loro ruolo nelle operazioni di risanamento necessitate dalle vecchie produzioni e da quelle delle programmate nuove produzioni (per leggere clicca qui). Successivamente il neo presidente Valerio Caramassi ha parlato di utilizzare l’impianto Tap per riciclare i materiali passati e futuri nel territorio già Lucchini ora Aferpi. Ciò anche al fine del risanamento di Asiu. L’idea sostanzialmente, al di là del futuro, è quella di rimuovere il terreno contaminato ex Lucchini, di trattarlo nell’impianto Tap eventualmente ristrutturato e produrre così un materiale da utilizzare come materiale di riporto e nelle sottofondazioni.
Poiché già delle elaborazioni e delle decisioni in materia sono state prese in sede di firma dell’accordo di programma (AdP) per le bonfiche firmato il 30 giugno 2015 il problema che si pone è di vedere se quella ipotesi è in contraddizione con queste decisioni o no.
Quell’accordo fa propri gli elaborati aventi come oggetto la messa in sicurezza sia della parte privata di Cevital sia di quella in concessione demaniale la cui responsabilità è rispettivamente di Aferpi e di Invitalia. Si tratta, parliamo solo del suolo dato che della bonifica della falda si parla in un altro articolo, degli interventi di messa in sicurezza di cui alle Linee Guida presentate da Aferpi (per leggere clicca qui) e dello Studio di fattibilità predisposto da Invitalia/IAP (per leggere clicca qui), ambedue allegati all’accordo.
La loro lettura fa ritenere che i progetti in essi illustrati non corrispondono affatto con il disegno approvato dai Comuni per Asiu e Tap.
Cevital lo dice chiaramente: «…Come richiamato nello stesso AdP, in ragione della natura “diffusa” della contaminazione evidenziata dagli esiti delle campagne di caratterizzazione svolte, gli interventi di messa in sicurezza/bonifica del sito non potranno essere mirati alla completa eliminazione delle singole frazioni di suolo contaminato (e ciò anche in ragione di motivi legati a fattibilità tecnica e sostenibilità economica), ma saranno indirizzati verso l’isolamento della contaminazione residua presente nei suoli, mediante soluzioni di interruzione delle vie di esposizione generanti rischi per i soggetti presenti/fruitori del sito (lavoratori).
Tale approccio… consiste, di fatto, nella realizzazione di pavimentazioni superficiali in corrispondenza delle aree in cui la procedura di Analisi del Rischio (AdR) ha evidenziato rischio sanitario non accettabile per i lavoratori operanti sul sito e diversificate a seconda della tipologia di rischio riscontrato.…..parallelamente agli interventi di Messa In Sicurezza Operativa (MISO) previsti mediante realizzazione di pavimentazioni, è stata valutata e proposta la realizzazione di interventi di fitorisanamento del comparto ambientale suolo superficiale in corrispondenza delle aree “non operative” del sito, per le quali dovrà essere garantita la totale interdizione ai lavoratori, fino al completamento dell’efficace applicazione del fitorisanamento. Tali interventi si configurerebbero, di fatto, come veri e propri interventi di bonifica del suolo…».
Ed ancora: «…Il documento prodotto da Arpat riporta, oltre ai risultati dell’AdR svolta, una stima di dettaglio dei volumi massimi e minimi previsti per la rimozione del terreno interessato da Hot Spot per entrambi le macroaree, nord e sud, dalla quale si evince quanto riassunto in Tabella.
Tale stima è risultata di notevole utilità nel poter considerare non applicabile l’ipotesi di rimozione preliminare degli Hot Spot presenti nel suolo (anche in riferimento al volume minimo di scavo), in quanto tale ipotesi da una parte non comporterebbe alcun significativo beneficio dal punto di vista sia ambientale che sanitario (i risultati dell’AdR effettuata senza l’ipotesi di rimozione degli hot-spot non mostrano alcuna differenza significativa rispetto alla simulazione effettuata da ARPAT nell’ipotesi di rimuovere gli hot-spot), dall’altra comporterebbe invece un costo economicamente non sostenibile (attività di scavo e costi di smaltimento) ed assolutamente sproporzionato rispetto alla scarsa valenza sanitaria/ambientale di tale intervento; oltretutto occorre tenere presente che un’eventuale attività di rimozione di quanto sopra, non si configurerebbe, comunque, come intervento risolutivo di bonifica completa dei suoli, ma soltanto come parziale riduzione delle concentrazioni massime riscontrate dalle attività di caratterizzazione.…
…In considerazione di quanto sopra riportato e dei risultati dell’AdR condotta, la proposta progettuale contenuta nel presente documento è basata, di fatto, sulla realizzazione di pavimentazioni superficiali in corrispondenza delle aree in cui la procedura di AdR ha evidenziato rischio sanitario non accettabile per i lavoratori operanti sul sito e diversificate a seconda della tipologia di rischio riscontrato.
Inoltre, parallelamente agli interventi di MISO previsti mediante realizzazione di pavimentazioni, viene proposta la realizzazione di interventi di fitorisanamento del comparto ambientale suolo superficiale in corrispondenza delle aree “non operative” del sito, per le quali dovrà essere garantita la totale interdizione ai lavoratori, fino al completamento dell’applicazione del fitorisanamento. Tali interventi si configurerebbero, di fatto, come veri e propri interventi di bonifica del suolo…».
La progettazione sviluppata da INVITALIA/IAP per la bonifica del SIN di Piombino riguarda tra gli interventi finanziati con risorse pubbliche, da eseguire in danno ai soggetti responsabili, anche la messa sicurezza operativa del suolo nelle aree demaniali.
Invitalia/IAP ha elaborato uno studio di fattibilità degli interventi di messa in sicurezza operativa. Tale elaborato è stato approvato alla Conferenza di Servizi del 23 luglio 2014, cui hanno partecipato Ministero dello sviluppo economico, Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero del lavoro, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Piombino, Invitalia e IAP.
Anche Invitalia arriva alle stesse conclusioni di Aferpi: «...Le valutazioni condivise dal Tavolo tecnico istituito dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM) hanno evidenziato che, al fine di completare l’isolamento dei materiali di riporto che rappresentano la principale sorgente della contaminazione nelle aree in oggetto, è necessario procedere alla copertura delle aree medesime. L’intervento si configura come misura di messa in sicurezza operativa della matrice suolo, finalizzata all’interruzione dei percorsi di esposizione diretti (ingestione e contatto dermico).…
…La soluzione progettuale individuata in prima valutazione consiste nell’impermeabilizzazione superficiale delle aree non pavimentate di proprietà demaniale in concessione alla Lucchini S.p.A. in A.S., interessate dalla presenza di impianti di stabilimento e dai cumuli di sottoprodotti e di rifiuti industriali. In via preliminare, per l’individuazione e la quantificazione di massima delle aree da
pavimentare si è fatto riferimento ai risultati dell’analisi di rischio condotta dal Dipartimento ARPAT di Piombino, nell’ipotesi di pavimentazione delle aree che più contribuiscono al superamento dei limiti. L’estensione delle aree oggetto di intervento è stimata in circa 260 ettari complessivamente tra aree in capo al soggetto privato e del pubblico.…
…In coerenza gli obiettivi dell’AdP di reindustrializzazione e riqualificazione produttiva si prevede una progettazione integrata dell’intervento di pavimentazione finalizzata a dotare le aree di opere di urbanizzazione primaria, quali collettori per le acque meteoriche e cavidotti per servizi (illuminazione, etc.) nonché la messa a verde di una quota parte di quelle superfici in possesso di caratteristiche idonee, anche in relazione allo stato di contaminazione presente. … Si considera ….un costo parametrico di circa 35 €/mq per la infrastrutturazione e la realizzazione delle urbanizzazioni reti di drenaggio delle acque…».
Il confronto tra i tre documenti citati appare chiaro. Vedremo i contenuti del progetto operativo di messa in sicurezza delle aree, coordinato con gli interventi Invitalia, e il relativo piano finanziario, che Aferpi è tenuta a presentare entro 120 giorni dalla stipula dell’ AdP, al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare che, entro trenta giorni, deve convocare una conferenza di servizi e vedremo anche l’evolversi della situazione Asiu. La nostra speranza è che le contraddizioni non irrilevanti possano essere risolte, ma ciò che nessuno può permettersi è dire che le contraddizioni non esistono e non farci i conti.